La scuola d’estate di Jacopo Quadri. Un documentario su Luca Ronconi e il suo Centro Santacristina.
Adesso che lo abbiamo perso, Luca Ronconi, è proprio il caso che La scuola d’estate circoli il più possibile nei nostri cinema. Perché è un documento prezioso su di lui questo film di Jacopo Quadri – stavolta regista, già conosciuto come uno dei migliori montatori del nostro cinema, figlio di quel Franco Quadri che da critico teatrale condivise parecchi tratti di strada con Ronconi. Presentato prima al festival di Torino 2014, poi a Filmmaker a Milano e al Rotterdam Film Festival, La scuola d’estate ci mostra Luca Ronconi al lavoro sugli attori e sui testi nel Centro Santacristina, la scuola da lui fondata sulle montagne d’Umbria.
Lui, il maestro, il guru, e un gruppo di ragazzi intenzionati a far gli attori di mestiere (e tra loro c’è anche qualcuno già conosciuto, come Fabrizio Falco, che vedremo tra poco in Maraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani). Lezioni intorno a un pugno di testi, da O’Neill a Hans Christian Andersen. Una volta tanto, un documentario su un genio vero che non è celebrativo, non adorante, non inginocchiato. Anche perché Ronconi, a 81 anni e nonostante la malattia - come racconta lui stesso nel film, gli sono stati asportati entrambi i reni con la necessità tre volte alla settimana di sottoporsi a dialisi -, appare in questo documentario sempre attivissimo e sempre molto innamorato del suo mestiere. Son lezioni, le sue, per niente trombonesche, per niente tirate via, per niente sussiegose e condiscendenti. Lo si vede da come segue e analizza le prove dei suoi ragazzi, da come entra in ogni piega e sottotesto del testo, dalla enorme energia e passione che ci mette, fino all’accanimento. Ogni tanto racconta qualcosa di sé (lo sapevate che era nato a Sousse, Tunisia? io no), ogni tanto a raccontare di se stessi e di lui sono gli allievi. Imperdibile, ecco, e anche importante.