Lucca Film Festival: l’incontro con David Lynch

Creato il 29 settembre 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Ha preso il via sabato 27 settembre la decima edizione del Lucca Film Festival, manifestazione cinematografica internazionale diretta da Nicola Borrelli e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

La manifestazione, a detta degli organizzatori, nasce dalla volontà di proporre un nuovo approccio al cinema fatto di sguardi sempre nuovi, che vedono tutto ogni volta come per la prima volta, promuovendo una cultura cinematografica dalla pluralità di sguardi, stili, prospettive: una cultura che non sia soltanto semplice visione tradizionale di un tessuto narrativo, ma esperienza sensoriale ed intellettuale. Affrontando gli apparenti contrasti tra cinema d’essai, sperimentale e mainstream nella più ampia categoria dell’opera d’arte, il Festival ha già ospitato molti registi, critici, attori e artisti internazionali, creando un momento di incontro e di scambio che si è sempre rivelato molto utile, interessante e a tratti unico.

Come nelle precedenti edizioni, che hanno visto la partecipazione di artisti del calibro di Jonas Mekas, Abel Ferrara, Tsai Ming Liang e Peter Greenaway, il programma affianca ai grandi nomi quelli di giovani registi emergenti, ponendo una costante attenzione alle novità e aprendosi alla contemporaneità. “Tutto questo in una città antica come Lucca”, spiega Stefania Ippoliti, Responsabile della Fondazione Sistema Toscana, “racchiusa da un’imponente cerchia di mura, ma aperta al contemporaneo, curiosa e ospitale”.

In cartellone, quest’anno, seminari e masterclass dedicati a cortometraggi sperimentali e a videoclip, oltre a retrospettive dedicate a John Boorman, Julio Bressane e David Lynch, il quale verrà insignito di un premio alla carriera.

Ed è stato proprio il regista di Mulholland Drive ad aprire le danze con una conferenza stampa in cui si è parlato di cinema, ma non solo. Nella città toscana, infatti, è stata presentata la grande mostra “David Lynch. Lost visions. L’indiscreto fascino dello sguardo”, comprendente fotografie, litografie e video; opere che, nella loro enigmatica semplicità, segnano una sorprendente e rinnovata meta del percorso di ricerca del regista americano. In cartellone, lo stesso sarà protagonista di altri due eventi: un concerto musicale e una conferenza sulla meditazione trascendentale. Quest’ultimo, in particolare, è un argomento al quale David Lynch si è sempre interessato, al punto da creare a tale scopo una fondazione, dal consenso crescente, chiamata appunto David Lynch Foundation, il cui obiettivo è quello di incentivare questa pratica nelle scuole per aumentare la capacità di creazione e di apprendimento degli alunni.

Molte le domande poste a Lynch, a cui il regista ha saputo rispondere con un tono chiaro, lucido, talvolta perentorio (memorabile il “sig. Lynch, può consigliarci film contemporanei che le sono piaciuti?” No”). È un Lynch, però, che di cinema ha parlato poco, o niente, preferendo portare tutte le discussioni sul piano della creatività e della produttività, per stimolare le quali è necessaria, a suo dire, una ricerca interiore che tenda a dare risalto allo shining side che risiede dentro ognuno di noi,  facendo scomparire la parte sporca, il garbage. E proprio sulla meditazione Lynch sembra avere le idee molto chiare: “che ci crediate o no, il futuro dell’uomo sta nella ricerca interiore”; una fiducia incrollabile nell’evoluzione umana che, a detta sua, è suffragata dai fatti. Tutte le scuole in cui la meditazione trascendentale è stata effettivamente applicata hanno visto, infatti, un netto miglioramento della rendita e dell’attenzione dei propri alunni, divenuti individui coscienti e non più macchine produttive messe sotto pressione.

Per quanto riguarda il cinema, il regista precisa che non ha alcuna intenzione di chiudere le porte alla settima arte, e che anzi, egli spera di collaborare nuovamente con Laura Dern, attrice che sostiene di adorare; semplicemente, si giustifica, non ha idee sufficientemente complete da mettere in pratica. Il Lynch di oggi si considera più un pittore che un regista. E proprio nelle litografie e nelle le fotografie è possibile riconoscere quell’inquietudine, quella paura di ciò che è celato e invisibile, eppure ben presente dentro l’animo umano, che contraddistingue tutte le sue opere cinematografiche. Sensazioni, tra l’altro, che solo apparentemente cozzano con la ricerca della felicità professata precedentemente; la meditazione, infatti, non è nemica della verità, precisa Lynch. Tutt’altro: bisogna conoscere il mondo, e riconoscerne i lati oscuri, per potersene finalmente liberare. D’altronde, conclude l’artista, “l’uomo è fatto per essere felice, non per soffrire”.

Vedremo se il tempo gli darà ragione. Di sicuro, Lynch ha dimostrato di essere uno che ha il coraggio delle sue idee. L’auspicio è quello che ne trovi di nuove, e di buone, da portare sul grande schermo. Nel frattempo, il festival ci offre la ghiotta occasione di fruire, oltre che di tutti i suoi lungometraggi, di cortometraggi e mediometraggi più difficilmente reperibili, e di buona qualità. Forse potremo capire meglio l’evoluzione della sua ricerca espressiva, ammesso che vi sia un filo rosso che colleghi frammenti tanto eterogenei fra loro. Tanti dubbi, tanti cambiamenti di rotta, tante contraddizioni; sono queste, in fondo, le caratteristiche dei grandi artisti.

Raffaele Pavoni

Scritto da Redazione il set 29 2014. Registrato sotto FESTIVAL, TAXI DRIVERS CONSIGLIA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione ’

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