Quando, da piccola, mi chiedevano quale fosse il mio animale preferito io rispondevo “la lucciola”.
Ricordo le mie estati di bambina, quando la sera dopo cena, mi sdraiavo nel prato sotto casa di mia nonna e le aspettavo; e non appena la luce del crepuscolo si faceva più densa, non appena il rosso lasciava il posto al violetto che presto presto diventava indaco, loro arrivavano, e mi sfrecciavano attorno, leggiadre, spavalde, meravigliose.
Le cacciavo, le imprigionavo nelle mani chiuse a coppa, mi beavo invidiosa della loro luce e poi le lasciavo fuggire via, in un balenio fulgido.
Amavo le lucciole perché avevo paura del buio. Forse per colpa della mia fervida fantasia quando calavano le tenebre che spegnevano tutti i colori, quando le forme diventavano indistinte e mobili, quando tutto diventava così buio da non sapere più se avessi gli occhi aperti o chiusi, quei maledetti si mettevano in combutta con il mio cervello sempre in movimento e vedevano quello che non c’era mentre le mie orecchie sentivano quello che non esisteva e il mio cuore cominciava a palpitare, sempre più forte.
E allora, tremante, tuffavo la testa sotto il cuscino e mi ricordavo di quella storia che parlava di un lampione pieno di lucciole che illuminava il primo bacio di due innamorati ed immaginavo di possedere un barattolo pieno di quegli animaletti magici che avevano la fortuna di portarsi sempre appresso la loro luce brillante e rassicurante. E visualizzavo quel barattolo, fantasticavo che fosse lì accanto a me sul comodino. E così mi addormentavo. O accendevo la luce.
Adesso sono grande.
Ma non è cambiato nulla.
Continuo ancora ad avere paura del buio.
Specialmente quello che alberga nelle anime di alcuni e nel cuore di altri.
Ancora sogno di baciare il mio amore la prima volta sotto un lampione. Anzi, se ci penso bene l’ho fatto, ed ho immaginato che quel palo, prosaicamente messo lì dal comune ad illuminare un parcheggio, fosse pieno di lucciole premurose.
(è proprio vero eh, che quando si è innamorati, spesso, si vedono e si immaginano cose che non esistono).
Ancora, soprattutto, il primo giorno d’estate vado a caccia di lucciole.
E guardate che giorno è oggi.
T.
Ps: ripensandoci, sulle lucciole, ci ho anche scritto un racconto che trovate qui. Ed ironia della sorte, l’ho scritta il primo giorno di autunno.