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Luce per raccontare, comunicare, emozionare

Creato il 06 febbraio 2014 da Lightingweb
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Lo studio Cannata & Partners Ligh­ting Design Communication nasce, una quindicina di anni fa, con il preci­so intento di usare la luce come cata­lizzatore di emozioni e non solo come strumento scientifico. Filippo Cannata è forse il lighting designer italiano che più di tutti ha colto il ruolo fortemente comunicativo ed emozionale della luce, soprattutto quando trattata in relazione all’architettura e allo spazio urbano. Per questo gli abbiamo chiesto di raccon­tarci la sua visione e il suo approccio riguardo al rapporto tra illuminazione pubblica e architettura.

LIGHTING MAGAZINE La luce serve per vedere, ma anche per osservare e guar­dare. In che senso secondo te questa funzione speciale della luce può inse­rirsi nello scenario attuale di illumina­zione pubblica?

FILIPPO CANNATA Luce per vedere e per osservare. Certo. Ma soprattutto lu­ce per raccontare, per comunicare, per suscitare emozioni. Solo quando sa­rà definitivamente abbandonata la di­stinzione tra valore funzionale, estetico ed emozionale della luce, tra quantità e qualità, si potrà comprendere ed ap­prezzare appieno il suo linguaggio. Un linguaggio completo e unitario, capace di rispondere all’insieme delle diverse esigenze “abitative” di un luogo.

La luce plasma lo spazio, ne definisce le funzioni, lo caratterizza offrendo la pos­sibilità di interpretazioni diverse, e nel contempo diventa materia che accende significati e regala esperienze. Lo sce­nario attuale di illuminazione pubblica, sottovalutandone le potenzialità, vede prevalentemente la luce come sempli­ce elemento di fruizione dello spazio esterno, in contrasto con una concezio­ne che comincia a sovvertire i criteri e le impostazioni. Questa concezione ve­de la luce come una risorsa su cui pun­tare per la sua capacità di progettare spazi non solo da contemplare, ma at­ti ad accogliere eventi e attività. In que­sta prospettiva lo spazio pubblico non è più solo l’elemento di connessione tra luoghi privati ma diventa luogo vissuto di giorno come di notte. Vi sono molte differenze nei sistemi di illuminazione delle città italiane, come di quelle degli altri paesi: in una situazione complessi­vamente poco esaltante esistono esem­pi virtuosi e tecnologicamente avanzati cui sarebbe il caso di allinearsi, per of­frire un valido contributo in termini di comfort visivo, sicurezza della circo­lazione, valorizzazione e tutela del pa­trimonio storico-artistico del luogo, risparmio energetico.

LM Architettura e storia caratterizzano una civiltà, palazzi e monumenti sono fondamentali per riconoscere l’identi­tà. Quanto può essere importante (se non fondamentale) una corretta illumi­nazione per percepire e comprendere un luogo carico di storia?

CANNATA I monumenti e le architettu­re della città sono simbolo ed espres­sione della sua storia. E una corretta ed efficace illuminazione, che sia altro da una mera operazione di “abbellimen­to”, diventa fondamentale per espri­merne tutto il pregio e l’importanza.

Il patrimonio storico-artistico deve es­sere valorizzato con una luce che sap­pia evocare la grandezza del passato senza effetti speciali, raccontare la sto­ria e la cultura del luogo, con una rac­comandazione ad interpretare arte, architettura e realtà con la giusta dose di riguardo, sorpresa e attenzione.

Troppo spesso si vedono edifici di epo­che e architetti diversi illuminati alla stessa maniera, e invece ogni architet­tura merita la sua illuminazione, fatta di luci, ma anche di ombre. Le ombre aiu­tano a rivivere le suggestioni di epoche passate, contribuiscono alla creazio­ne di atmosfere cariche di vibrazioni, inoltre scoprono una nuova sintassi dei vuoti e dei pieni che non si evidenzia­no di giorno.

Di notte quel “fluire empatico” di luce ed ombra, presente e passato, moder­nità e storia, trasforma la città con le sue presenze in una sorta di dipinto. In sintesi, usare la luce come strumento di comunicazione e veicolo di emozioni.

LM Come convivono le tecniche mo­derne con le architetture antiche? So­prattutto in Italia, la storia è ad ogni angolo: cosa può fare la luce per valo­rizzare il nostro patrimonio?

CANNATA Il nostro patrimonio stori­co artistico ci ha resi famosi nel mon­do. Difendere, conservare e valorizzare i nostri tesori d’arte è una missione al­la quale non possiamo sottrarci. La lu­ce può svolgere un grande ruolo nella valorizzazione di piazze ed aree pub­bliche migliorandone la fruibilità, sen­za contare il contributo che può dare in merito alla riduzione dell’inquinamen­to luminoso e dei consumi di energia (dunque alla contrazione dei costi pub­blici). Il servizio di illuminazione pubbli­ca, grazie all’evolversi della tecnologie, oggi può essere integrato con altri ser­vizi collegati al monitoraggio ambien­tale, alla sicurezza e alla trasmissione dei dati a supporto delle Amministra­zioni. Non è poco.

La cultura della luce consente di co­niugare la tutela e la valorizzazione dei beni culturali ad un nuovo modello di sviluppo. Se oggi l’Italia vuole avere un ruolo di protagonista in un mondo sempre più globalizzato, le strategie di sviluppo devono puntare su quegli ele­menti che davvero sono in grado di at­tribuire valore aggiunto al Brand Italia: il patrimonio culturale ed il potenziale turistico legato alla qualità dell’offer­ta. Collegare il Made in Italy alla nostra storia e al nostro patrimonio culturale è una scelta che può aumentare anco­ra di più la visibilità dell’Italia nel mon­do. Tecniche moderne e architetture antiche possono perfettamente coniu­garsi. Anzi. Proprio le moderne tecno­logie evitano di deturpare le opere con un numero eccessivo di apparecchi, per lo più invasivi. Esistono sorgenti lumi­nose tecnologicamente complesse ma esteticamente minime: sistemi ad al­tissima definizione, dalle prestazioni illuminotecniche elevate consentono la creazione di sfumature e velature di lu­ce senza “ingombrare” la vista. La ri­cerca illuminotecnica ha permesso di ottenere grandi risultati funzionali ed estetici con dimensioni contenute, la poesia non ama l’imponenza.

Nel nostro progetto di illuminazione del borgo di S. Lorenzello in provin­cia di Benevento, per esempio, abbia­mo cercato di valorizzare i percorsi e le memorie storiche ponendo enfasi sul potenziale scenografico e sulla sugge­stione che il luogo riesce ad evocare. Stimolare l’attenzione, creare curiosità e non ultimo illuminare per ragioni di sicurezza. E sempre con discrezione, ri­spetto per l’identità del paese. . Ed ecco che la luce rinnova la sua potenzialità di “seduzione” notturna, capace di fis­sarsi nella mente e divenire esperienza. O ancora il progetto di illuminazione di piazza Conti Guidi a Vinci, dove arte, ar­chitettura e luce convivono in armonia. Non solo quantità, ma soprattutto qua­lità. E rispetto per l’uomo che abita e vi­ve lo spazio.

LM Il suo studio ha curato progetti di iluminazione esterna anche in paesi, come per esempio gli Emirati Arabi, in cui prevalgono le nuove costruzio­ni. Che approccio c’è nei confronti della luce in questi contesti?

CANNATA Gli Emirati Arabi rientrano tra i paesi che hanno compreso l’impor­tanza di un sistema di illuminazione urbana orientato alla dimensione sociale. Nel panorama più avveniristico del mondo si punta alla qualità dei servizi anche nell’ambito dell’illuminazione. È possibile monitorare costantemente lo stato degli impianti, conoscere in tem­po reale il dettaglio dei guasti, decide­re con flessibilità come, dove e quando accendere, spegnere o ridurre il flusso luminoso del singolo punto luce, tutto con un semplice click. L’obiettivo non è solo quello di creare scenari luminosi spettacolari, ma anche quello di agevo­lare le persone nello svolgimento delle attività che desiderano o devono fare.


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