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Le vicende che ne hanno segnato la produzione possono spiegare, anche se solo in parte, il suo destino, questa sorta di damnatio memoriae.Subito dopo l’improvvisa scomparsa di Camus e sull’onda del rinnovato interesse per il romanzo, Dino De Laurentis ne acquistò i diritti cinematografici ma, nel contratto Francine Camus, vedova dello scrittore, si garantì la scelta del regista e il controllo costante sul lavoro di adattamento, anche attraverso un collaboratore di sua fiducia. Per i ruoli dei protagonisti Visconti pensò inizialmente ad Alain Delon e a Claudia Cardinale ma poi – troppo giovane lui e troppo bella lei - furono scelti Marcello Mastroianni e Anna Karina.Furono necessarie sei diverse stesure dello script prima di arrivare al copione definitivo, nel novembre del 1966. La vedova Camus insistette per una riduzione assolutamente fedele al testo e pretese che fossero eliminati tutti i riferimenti anche larvati alle tensioni sociali e razziali dell’Algeria del periodo. Mortificò in questo modo l’idea originaria di Visconti che avrebbe voluto rileggere la storia di Meursault alla luce dell’evoluzione storica dei fatti d’Algeria e sottolineare il valore simbolico dell’arabo ucciso e del suo gesto.Il 1° dicembre 1966 iniziarono le riprese jn francese, ad Algeri; la stagione particolarmente fredda e piovosa impedì di girare la scena dell’omicidio, che fu realizzata in giugno a Sperlonga, sul litorale tirreno.Dopo l’approvazione di Francine Camus, il 6 settembre 1967 il film fu presentato ufficialmente in concorso alla 28° mostra del cinema a Venezia, in versione italiana con, tra gli altri, Edipo Re di Pasolini e Belle de Jour di Buňuel che vinse il Leone d’Oro. Fra il 14 ottobre 1967 (rappresentazione in prima nazionale a Roma) e la fine del 1968 il film fu proiettato in Italia e nelle principali capitali europee. Inizialmente Visconti difese il suo film contro le critiche più severe sottolineando le affinità profonde che lo legavano allo scrittore francese:“Se Camus fosse ancora vivo, insieme noi avremmo modificato l’aspetto di Meursault. Questo non è sicuro. Ma la morte li ha resi entrambi intangibili. E’ per questo che io ho rispettato, ho cercato anche l’autenticità nei minimi dettagli … ma che mi hanno aiutato a ritrovare il clima in cui l’opera è stata creata, portandomi così alla sua realtà più profonda…Ho più affinità che non si creda con Meursault. Lo stesso disprezzo per una certa forma di stupidità di alcuni uomini, di quella stupidità involontaria, in ogni caso inconsapevole, che li conduce ad ogni sorta di vigliaccherie e di tirannie. La sua rivolta per un’esistenza passiva e solitaria è cionondimeno una rivolta contro i tabù eretti dalla religione e una società ipocrita” .Negli anni successivi però tradì più volte la volontà di prendere le distanze da quest’opera, fino a rimuoverla definitivamente. A causa del veto di Francine Camus, Visconti non aveva potuto realizzare l’interpretazione moderna che ancora esiste nella prima sceneggiatura, scritta con la collaborazione di Georges Conchon. “Lo straniero ora è l’illustrazione di un libro e non c’è la mia vera partecipazione come c’è negli altri miei film, anche nel senso di un’interpretazione della realtà. Quindi, Lo straniero più che un figlio nato male è un figlio nato con delle limitazioni … l’autore di un’opera cinematografica è l’autore di un’opera a sé… La pagina scritta è solo un punto di partenza. Ed è un non-senso chiedere a un regista di film una fedeltà assoluta a un testo letterario”.Ricorda Suso Cecchi D’Amico: “ Lo straniero non l’abbiamo mai riguardato con Luchino. Quand’era malato, ha voluto rivedere in videocassetta tutti i suoi film, tranne Ludwig che non voleva vedere affatto perché era mutilato; Lo straniero era come dimenticato”.
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