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Senza dubbio, si deve essere grati al presidente Napolitano per aver rappresentato in questi anni la dignità delle istituzioni. Ha mostrato il volto accettabile della Repubblica, negli anni in cui un ramo del Parlamento ha votato a maggioranza che un presidente del Consiglio aveva detto il vero, quando aveva affermato che "Ruby" era la "nipote di Mubarak"...e gli storici, fra qualche anno, apprezzeranno sicuramente meglio la figura dell'attuale Capo dello Stato nella fase calante del berlusconismo. Certo, Napolitano è stato anche colui che poteva risparmiarci un altro anno di B. a Palazzo Chigi, quando, nel novembre del 2010, dopo lo strappo di Fini, chiese ed ottenne che le Camere approvassero prima la "legge di stabilità" e solo dopo si verificasse se il governo godesse ancora della fiducia. Ricordiamo tutti come B. occupò quelle settimane di respiro che Napolitano gli concesse, portando a termine una campagna acquisti degna del suo dipendente Galliani. Al di là di questo, Napolitano, nel novembre di un anno fa, ottenne le dimissioni di B,, facendosi poi promotore dell'installazione a Palazzo Chigi di Mario Monti, dopo averlo nominato senatore a vita ed averlo in questo modo anche implicitamente candidato alla sua successione al Quirinale. Insomma, al di là di tutto, penso che l'attuale Capo dello Stato sia riuscito a traghettare il nostro Paese fuori dal ventennio berlusconiano, pur con qualche ritardo e anche qualche forzatura. Tutto questo non può però, a mio parere, giustificare un giudizio sempre e comunque positivo sulle iniziative e sulle esternazioni dell'attuale presidente della Repubblica. Così, la sponda offerta a un testimone in un procedimento penale - che risponde al nome di Nicola Mancino, ma che, è bene ricordarlo, rimane una persona con gli stessi diritti e gli stessi doveri (di dire la verità al magistrato che lo interroga) di un qualunque altro cittadino che si trovi nella sua situazione; la decisione di sollevare un conflitto di attribuzione con la Procura di Palermo sul destino delle conversazioni intercettate indirettamente con lo stesso Mancino, decisione che, al di là delle considerazioni giuridiche, ha dato fiato alla campagna di delegittimazione della Procura di Palermo impegnata nell'indagine sulla trattativa Stato-mafia (come qualcuno ha suggerito, un messaggio presidenziale destinato alle Camere sul tema della disciplina legislativa delle intercettazioni dirette ed indirette riguardanti il Capo dello Stato, avrebbe avuto un impatto meno drammatico). La conseguenza di tutto ciò è stato il trascinamento del Capo dello Stato nella polemica politica quotidiana (quello che lo stesso Napolitano denuncia), fino alla pubblicazione sul settimanale di casa Berlusconi, Panorama, del contenuto dei colloqui telefonici con Mancino. In pratica, quell'abbassamento dei toni ai quali spesso il Quirinale invitava le forze politiche nel periodo caldo del berlusconismo al potere, non è stato seguito granché dallo stesso proponente di allora.
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