“Odiata Parigi, città dalle luci ingannevoli e dal romanticismo perduto. Ci siamo incontrati quando le tue carezze erano gelide, quando il tuo sussurro freddo come il grigiore dei tuoi marciapiedi.
Ho cavalcato l’onda della tua fama, prima di accarezzare i tuoi alberi d’ottone, e come il giovane lupo che perde la genitrice ho provato un senso di spavento e delusione, catapultato dall’illusione nel mondo.
Forse tu sei davvero l’emblema dell’inganno. Infinite voci tessono le tue lodi e caricano d’elettricità i cuori sospiranti degli innamorati che si rivolgono a te per coronare un sogno che probabilmente risplenderà fulgido come una stella cometa per poi precipitare su un pianeta freddo e privo di ogni più piccolo movimento.
Sei questa metafora? Sei un memento mori adattato a quello che è il cuore umano, a quello che vivono gli umani ben prima di ricordarsi della morte? Sei un costante altare che perpetua nelle generazioni il ricordo che promesse, aspettative e sogni non sono altro che parole, finché non si vedono realizzati?
O sei soltanto una città dalle luci ovattate?”