ROMA – Il silenzio, da lontano una figura e poi l’attimo drammatico in cui la vita di Lucia Annibali è irrimediabilmente cambiata. Se lo ricorda come se fosse ieri quel momento di quella sera d’Aprile e da allora Lucia non si è mai data per vinta. Sfigurata al volto con l’acido da un ex che non sapeva rassegnarsi alla fine della loro storia, Lucia Annibali è diventata ieri il simbolo di tutte le donne durante la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Proprio ieri è stata nominata Cavaliere dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per il suo coraggio e la sua forza, perché emblema di tutte quelle donne che, purtroppo, non hanno più voce.
Intervistata da Jenner Meletti per “la Repubblica“, Lucia Annibali si racconta. Racconta la sua vita, di come è cambiata dopo quella tragica sera. E ringrazia il suo volto, che le ha insegnato a credere in sé stessa -dice- e “a fare un salto verso la donna che ho sempre voluto essere”.
Quando ha saputo della sua nomina a Cavaliere?
«Stamattina mi è arrivata una telefonata dal Quirinale. L’ufficio stampa mi informava della decisione del Presidente. Che bella cosa. Per me, per la mia famiglia. E credo anche per tutte le donne che hanno subito violenza. È una notizia che dovrebbe interessare tutti gli uomini. Ci pensino su, prima di usare violenza. Se io sono diventata Cavaliere – che so, forse era meglio cavallerizza… – questo significa che la reazione alla persecuzione non è solo mia. C’è tutta una società che si ribella. La nomina è un messaggio ai violenti: state attenti, le donne non si sentono più sole».Un viaggio a Parma, con tanti appuntamenti. Prima di tutto l’incontro con trecento studenti delle scuole superiori. Si era preparata?
«Sì, ieri sera. Pochi appunti per fissare le parole tante volte pensate in questi mesi: bisogna reagire, ci vuole il coraggio di sopportare anche l’insopportabile, bisogna ritrovare la normalità che è stata rubata… Non arrendersi mai. Mandare al mandante dell’aggressione un messaggio preciso: hai voluto cancellarmi e non ci sei riuscito. La tua malvagità alla fine non ha vinto. Era la prima volta che apparivo in pubblico. Mi sono sentita subito come a casa, ho capito che chi era lì aveva rispetto e voglia di capire».Ha mostrato il suo volto ferito, è riuscita anche a sorridere
«Il mio volto, ho detto, sono io. Parla di me, del mio dolore e della mia speranza. Voglio ringraziare questo volto ferito che mi ha insegnato a credere in me stessa, a fare un salto verso la donna che ho sempre voluto essere. Oggi mi sento padrona della mia vita e dei miei sentimenti. Ho un progetto da cui ripartire per avere una vita felice».Ai giovani ha parlato anche delle parole scritte sul blog del suo psicoterapeuta quando c’erano già le vessazioni ma ancora non era arrivata l’aggressione
«Già allora avevo iniziato un viaggio dentro a me stessa. Il primo passo verso la guarigione è capire con chi si ha a che fare. È un passo triste ma non potevo accontentarmi di una vita tanto triste ».Lucia Annibali è riuscita a parlare anche d’amore:
“«C’erano le ragazze e i ragazzi dell’età giusta. Esiste un solo tipo di amore, quello buono, che ti rende felice, che è indipendenza e libertà. Non bisogna avere fretta, bisogna prima conoscere se stessi e poi darsi il tempo di conoscere l’altro. Il tempo passato lasciando che qualcuno ci ferisca non si recupera più»”