Il ministero dell’Interno ha imposto all’ex assessore l’uso di un’auto blindata e la tutela di due agenti. Non sono ancora note le motivazioni. Ma la decisione riporta Lucia agli anni terribili che anticiparono le stragi. E sulla vicenda si muove la Procura di Palermo.
PALERMO – Lucia Borsellino è sotto scorta. L’ex assessore da pochi giorni è costretto a viaggiare su un’auto blindata di grossa cilindrata, accompagnata da due agenti. La decisione è stata presa dal Comitato di ordine e sicurezza del Ministero dell’Interno. La figlia di Paolo, secondo le forze dell’ordine e il governo nazionale, è in pericolo.
Una decisione, quella dell’attribuzione della scorta che ovviamente porta con sé dubbi, ipotesi e anche suggestioni legate alla storia recente. Lucia Borsellino, infatti, avrebbe accolto la notizia con sgomento. L’ex assessore, del resto, aveva vissuto per anni circondata dagli agenti che seguivano il padre, ucciso in via D’Amelio.
Ma il pericolo è reale. E il livello di sicurezza richiesto sarebbe tra i più elevati. Al momento, ovviamente, non è facile conoscere la motivazione alla base del provvedimento. Che potrebbe legarsi, però, a inchieste in corso e coperte dal naturale riserbo.
Verosimile, però, che questa misura sia legata all’attività della Borsellino nel campo della Sanità regionale. Il settore nel quale, prima da dirigente (e capodipartimento), quindi da assessore ha operato quasi esclusivamente. Un’attività che potrebbe aver toccato interessi inconfessabili e progetti illeciti.
Non va dimenticato, infatti, che il settore della Sanità ha un peso economico pari alla metà dell’intero bilancio regionale. Una “fetta economica” enorme che in passato ha fatto rima con malaffare e inchieste giudiziarie eccellenti.
Il provvedimento, però, arriva in un momento in cui Lucia Borsellino non è più un assessore. Un addio, quello alla giunta Crocetta, fortemente polemico. Soprattutto in riferimento alle motivazioni di ordine “etico e morale” che avrebbero reso incompatibile l’attività di Lucia con la permanenza all’interno dell’esecutivo regionale.
Un addio che aveva scatenato una polemica politica in qualche modo placata grazie all’ingresso in giunta dell’ex capogruppo del Pd Baldo Gucciardi. Ma subito riaccesa dalle rivelazioni de l’Espresso relative alla presunta intercettazione (finora smentita dalle Procure siciliane, ma confermata dal settimanale) tra il primario Matteo Tutino e il governatore Crocetta. Dialogo dal quale sarebbe emersa la terribile frase, pronunciata dal medico secondo il giornale, “va fatta fuori, come suo padre”. Rivelazioni che portarono a una valanga di attestati di solidarietà nei confronti di Lucia Borsellino, compresi quelli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle più alte cariche dello Stato.
Frasi, come detto, smentite dai magistrati che hanno anche aperto una inchiesta per vederci chiaro. Di sicuro c’è che gli organi che sono deputati a valutare queste situazioni, e che fanno capo al Ministero dell’Interno, sono convinti che Lucia Borsellino, oggi, è in pericolo. Per lei quindi ecco una blindata e gli agenti di scorta. A tanti anni di distanza da quando la giovane Lucia osservava la scorta seguire come un’ombra i passi del padre Paolo.
* Aggiornamento ore 18.14
I familiari di Lucia Borsellino non esprimono valutazioni sull’assegnazione della scorta alla figlia del magistrato ucciso dalla mafia. “Benché sollecitati, ribadiamo – dicono – la ferma volontà di non rilasciare dichiarazioni. Non intendiamo tantomeno commentare o esprimere valutazioni sui tempi e sulla opportunità del dispositivo di protezione adottato dalle autorità competenti”.
Un precedente lancio dell’agenzia Ansa faceva riferimento, invece, alla sorpresa con cui i familiari della Borsellino avrebbero accolto la decisione del ministero dell’Interno.
*Aggiornamento ore 20.40
Il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ha aperto un fascicolo di atti relativi, iniziativa che potrebbe precedere l’avvio di una indagine, sui fatti che hanno indotto il Viminale ad assegnare la scorta a Lucia Borsellino, ex assessore alla Sanità della Regione e figlia del magistrato ucciso da Cosa nostra. Secondo indiscrezioni l’assegnazione della tutela all’ex assessore non sarebbe legata alla presunta intercettazione della telefonata tra Matteo Tutino, medico indagato per truffa, e il presidente della Regione Rosario Crocetta pubblicata da L’Espresso. La procura ha smentito più volte che agli atti delle indagini ci fosse la registrazione della conversazione nel corso della quale, secondo il settimanale, Tutino avrebbe auspicato per la Borsellino la stessa fine del padre.
Da Live Sicilia 17/08/2018
Quando Lucia Borsellino fu indicata come Assessore regionale alla Sanità, in questo sito scrissi che tale scelta rappresentava la speranza per la Sicilia. Adesso penso che il silenzio dei siciliani e, non solo, su questo avvenimento è pericolosissimo.
Solidarietà, rispetto, apprezzamento, benevolenza per Lucia Borsellino
Gridiamolo forte dalla Sicilia, dall’Italia da ogni parte.