Tutto è cominciato un paio di anni fa con una foto in bianco e nero. Oggi, Lucia Del Pasqua, continua a raccontare storie “a caso” – come le definisce lei stessa -sul suo blog “Fashion Politan”. Il primo post che ha pubblicato era, infatti, una foto di spalle, con abitiin total look denim. “Del contenuto non ne ho idea – racconta Lucia - Ho sempre estrema difficoltà nel ricordare cosa scrivo, forse perché scrivo tante cose diverse, o forse perché è la vecchiaia”. Quest’estate ha fatto il suo esordio anche come scrittrice presentando il suo primo romanzo “Quella certa dipendenza dal tasto invio”
Penelope, la protagonista del libro, è una fashion blogger che però critica il mondo della moda. Quanto c'è di autobiografico?
“C'è molto di autobiografico, infatti, io sono sia giornalista (pubblicista) che blogger, una persona ‘bipolare’ che sta nella moda, ma la critica, perché non ne tollera certi meccanismi; vedi personaggi convinti di poter salvare il mondo, o giornaliste che si credono immortali, o blogger che pensano di essere la Regina Elisabetta. Penelope non ne sopporta la ridicola esaltazione e la superficialità eccessiva, benché la moda sia per moltissimi aspetti superficiale. Idem Lucia”.
Com'è nata l'idea di scrivere questo romanzo?
“Come la maggior parte delle cose che faccio, a caso. Cioè scrivo storie su pezzi di carta e su computer da quando sono piccola. Alla fine ho sfidato me stessa, cercando di allungare quel pezzo di carta a più di trecento pagine. E sinceramente non capisco ancora come ci sia potuta riuscire”.
Blogger e giornalista. Com'è avvenuto il passaggio a scrittrice?
“Non è un passaggio, ma uno scambio fluido. La cosa che mi piace più è scrivere e raccontare storie, e non in maniera ‘prettamente giornalistica’, nel senso che spesso scrivo cose difficili da comprendere, perché in una forma estremamente colloquiale, ma me ne frego. Quindi non ritengo ci siano stati passaggi, io scrivo e basta, diciamo che scrivo ‘cose più lunghe’ o ‘cose più corte”.
Dal primo post su “Fashion Politan” ad oggi, cosa c'è dietro il suo successo?
“Mi fa ridere parlare di successo, ma effettivamente di strada ne ho fatta. C'è tanta pazienza e un lavoro di coerenza. Per arrivare al ‘successo’ bisogna costruire, è come per una casa, non si costruisce certo in un giorno. Non si comprano fan sui social, non si accettano tutti i lavori del mondo solo perché ben remunerati, ma si guarda il target, si studia la propria linea editoriale, si esce e si conosce. La mia linea editoriale è abbastanza rischiosa, nel senso che è quella della sincerità e dei non peli sulla lingua, mischiata ad ironia, ma a quanto pare funziona e poi... non potrei fare altrimenti”.
E parliamo ora di stile. Com'è definirebbe il suo?
“Davvero a caso. A volte sono una donna anni Cinquanta, altri una ragazzina anni Novanta, altri ancora una in divisa degli anni Sessanta. Avere uno stesso stile mi annoia a morte, idem per i capelli, cambio colore una volta ogni sei mesi. Lo chiamiamo uno stile ‘sperimentale’ ed in continuo divenire?”.
Pensando al futuro. C'è un altro libro in cantiere?
“C'è eccome, sarà totalmente diverso. L'idea è che il protagonista sia un uomo, una persona totalmente differente da me, che intraprenderà un viaggio filosofico. Anche questo sarà evidentemente un esperimento, ma è davvero agli inizi”.