Lucianina a Sanremo: gnocca, One billion rising e la solita aprossimazione

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Possiamo anche fare gli snob e dire che di Sanremo non c’è ne frega nulla e che la televisione la usiamo come soprammobile o  tavolino per gli aperitivo (oh no, ora son tutti schermi piatti, scusate!), ma io Sanremo lo seguo e vi spiego perché. In questo blog cerchiamo  di occuparci comunicazione di genere, di media, anche di televisione quindi  e di come questa televisione educa o diseduca gli spettatori. In un Italia travolta dall’analfabetismo di ritorno e dalla decadenza culturale, Sanremo resta la trasmissione più vista. Parliamo di 1oltre 4 milioni di telespettatori. E poi la storia di Sanremo é una delle pagine della storia della musica italiana, perché snobbarla? 

Sanremo e sessismo

Sappiamo bene che normalmente la struttura di questa kermesse ha permesso di individuare il nemico al primo colpo. La scelta, ripetuta per secoli, di avere un presentatore UOMO circondato da due vallette semi-parlanti DONNE ha reiterato lo schema tipico dell’era del velinismo. Donne belle ma non lì per la loro intelligenza o bravura nella conduzione, relegate in secondo piano, assurte a manichini parlanti a monosillabe, spessissimo straniere ma non è un problema se non fosse che poi al primo errore la loro non padronanza della lingua italiana diventava una buona occasione di canzonarle e lanciare battutine di cui loro non potevano cogliere il doppio senso.

L’anno scorso abbiamo dovuto subire l’ennesima umiliazione sessista, credo ricorderete la scenetta estremamente avvilente messa in atto da Gianni Morandi e Pappaleo. Ne avevamo parlato qui. E la farfallina di Belen? Pietà, vogliamo dimenticare.

Quest’anno  la scelta di avere solo due conduttori, un uomo e una donna, poteva farci sperare in un edizione un po’ più rispettosa delle discriminazioni di genere. Poteva forse essere un’occasione per rompere la struttura a piramide del potere, quella che concedeva ad un uomo la conduzione e relegava le donne in secondo piano, presenze decorative, lì per i continui cambi d’abito e le discese dalla scalinata.

Ma Fabio Fazio e Luciana Litizzetto in queste prime due serate hanno dato vita a uno spettacolo in cui sessismo e battutine da osteria hanno intaccato quasi ogni secondo della competizione canora. Ed è proprio il livello e il tono della presunta comicità di Lucina Littizzetto a destare infinite perplessità.

Luciana Littizzetto: tra gnocca e femminicidio

Conosciamo bene oramai Luciana Litizzetto. All’inizio delle sue partecipazioni alla trasmissione di Fazio (Ma che tempo che fa?) forse in molti abbiamo l’abbiamo trovata divertente. Penso alle tante parolacce, che destavano inizialmente sdegno forse solo perché era una donna a dirle, al suo rivolgersi alla Chiesa sottolineando le sue ingerenze,  alla sua capacità di mescolare temi legati alla vita quotidiana a questioni legate alla politica, alla TV e al mondo delle pubblicità (spesso prese ampiamente in giro e decostruite). Oggi sappiamo oramai che la sua é la cosidetta comicità del “cacca-pipì”, quella delle parolacce e delle marachelle dette con fare quasi infantile.

Ma a Sanremo il suo modo di fare e le sue battute hanno secondo me azzerato ogni possibilità di vedere, davanti a noi, un’immagine di donna non stereotipata. Sarà perché in Italia  ci piace tanto far ridere parlando di “noi femmine” e “voi maschi”? sarà perché da noi sessismo e differenze di genere fanno tanto ridere? Sono certa che in altri paesi molte delle uscite di Lucianina non sarebbero state per nulla accolte positivamente.

1) la pantonima della bruttina invidiosa: Luciana Littizzetto si é resa protagonista di una continua ed estenuante sottolineature atteggiamenti legati a una visione stereotipata della donna. Il continuo confronto della sua presunta bruttezza con la presunta bellezza di donne come la modella Bar Refaeli e Carla Bruni, il riemergere del cliché donna brutta ma simpatica e intelligente contro la donna bella e fortunata ma stupida. Bar Refaeil trattata come una bambina di 5 anni incapace di intedere e di volere (da entrambe i conduttori) e Carla Bruni adulata da Fazio e resa oggetto di insostenibili invidie dalla Littizzetto, con tanto di canzoncina.

2) Il linguaggio da macho sessista e  il continuo utilizzo di espressioni da umorismo stereotipato come, ad esempio: che bella gnocca, come sono gnocca, che tette, guarda che spacco, ma non ha correnti d’aria con tutto quel traforato, eh ma come fai con quei tacchi, eh ma che bella gnocca. Avete sentito il commento fatto al seno della cantante Maria Nazionale? Luciana dixit:   “sembrano due gatte morte” .  Ci rendiamo conto???? Ma come si permette? E se un ragazzo ripete questa frase alla maestra o alla mamma il giorno dopo?  Vogliamo capire che la televisione detta modelli comportamentali? Ma, aldilà del contesto, cosa pensereste voi se qualcuno si permettesse di dire una cosa del genere sul vostro corpo? Possibile che si sia ancora lì, ancora nella fase infantile di stare a commentare e sbeffeggiare le persone per le loro fattezze fisiche? Poteva benissimo essere una battuta di Teo Mammuccari!

DULCIS IN FUNDO: Femminicidio e One billion rising in prima serata

Scusatemi, so che in molti e molte avrete apprezzato l’intervento dedicato alla violenza sulle donne e al tema del femminicido. Ma io sono stufa di dover essere contenta perché “almeno se n’è parlato”.  Vi spiego cosa non andava nel discorso di Luciana Littizzetto:

1) Parlare di violenza sulle donne rivolgendosi solo alle donne vuol dire fare esattamente come chi, per combattere gli stupri, ci dice di vestirci diversamente, di mettere una gonna meno corta. BASTA con questa storia che SIAMO INGENUE. Basta colpevolizzare le donne per la violenza subita, basta mortificarle, costringerle a pensare che se non si sono messe in salvo per tempo beh, allora é anche colpa loro. Capisco sensibilizzare al fatto che  se qualcuno ci mena dobbiamo metterci in salvo, é che non si tratta di amore, ma per una santissima volta ci si può rivolgere ai carnefici e non alle vittime? Perché non parlare AGLI UOMINI, ai ragazzi giovani, agli uomini di domani? Un minutino di educazione alla non violenza avrebbe fatto male allo share?

2) La coreografia del One billion rising è stata eseguita come fosse uno stacchetto qualsiasi da un anonimo corpo di ballo solo femminile. Io a Parigi fra le mille persone che hanno ballato ho visto moltissimi uomini e ragazzi giovani. E il video di quei ragazzi a Padova lo avete visto? Perché a Sanremo solo donne? Non riguarda tutti la violenza sulle donne? L’estetica pulita e l’assenza di spiegazioni ha fatto sì che sembrasse davvero una coreografia come un’altra, avrebbero almeno potuto tradurre il testo della canzone e mandarlo in sovra-impressione?

3) Non hanno spiegato praticamente nulla. Quasi come si trattasse di un ballettino qualsiasi. Non hanno menzionato Eve Ensler nè detto qualcosa sul perché questa iniziativa é stata realizzata oggi. il 14 febbraio. Sono troppo critica? é forse troppo pretendere che un’iniziativa che ha coinvolto il mondo intero venga spiegata in due parole un po’ più precise di quelle utilizzate da Fazio? E, soprattutto, cosa c’entra SeNonOraQuando? Non mi risulta che siano state loro il motore organizzativo di questo flash mob mondiale!!!!!!Ne deduco che in campagna elettorale va di moda parlare di violenza sulle donne. Ma non va di moda parlarne bene, accuratamente, senza inciampare in gaffe e imprecisioni continue?

Cara Luciana, noi non vogliamo essere donne con  le palle, dici bene. Non ci interessa però neanche sentirci per forza brutte o belle. Siamo stufe di aggettivi che riguardano il nostro corpo, stufe di essere trattate come oggetti, di essere divise in categorie e cliché. Stufe di sentire che il linguaggio sessista che viene usato dalle persone che lavorano in TV venga poi copiato e imitato dai più giovani. E siamo stufe anche che ci si dia delle ingenue o che sia sempre colpa nostra. Noi non abbiamo voglia di deridere i nostri compagni dicendo, come hai fatto tu aggiungendo l’ennesimo stereotipo alla pila, che gli puzzano i piedi e giocano alla play station seminando disordine in casa.  Questa é roba vecchia! Queste battute sono vecchie e non fanno più ridere. Possibile che non si riesca ad andare oltre? Luciana, il mio compagno stira e cucina regolarmente, spesso sono io sul divano a far nulla. Sono un uomo quindi?

Per fortuna, le parole del meraviglioso Anthony Hegarty, Antony and the Johnsons, mi hanno sollevata da tanta miseria. Ma anche lui, interrotto mentre parlava, ha lasciato velocemente il palco dell’Ariston.

Voi cosa ne pensate? Continuamo ad accontentarci o possiamo pretendere meno approssimazione e strumentalizzazione di temi così importanti? Andrà meglio nei prossimi giorni? Speriamo.



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