A cura di:
Giovanni Sciuto
La grande slavina che sta per travolgere senza pietà la democrazia in Italia, questa è l’immagine che offre Luciano Cafagna per descrivere la situazione del nostro paese all’inizio degli anni novanta.
Mi sembra doveroso sottolineare che questo libro è stato scritto nel novantatre appena prima della discesa in campo del nano brianzolo, quindi con una lungimiranza e una lucidità degne di encomio.
Sarebbe troppo semplice pensare che la politica in Italia è entrata in crisi con Berlusconi, confondendo la conseguenza con la causa, perché il problema a monte è di 5 anni prima, cioè con la caduta del Muro e lo scioglimento del PCI.
In questo caso si poteva pensare a una svolta storica che avrebbe introdotto una sinistra consapevole e senza timidezze mentre invece è stato uno sfacelo di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze.
Secondo Cafagna la crisi che si è venuta a creare è di tre tipi, fiscale, morale e istituzionale.
La crisi fiscale deriva dalla spesa pubblica elargita a piene mani per decenni in forme assistenziali fino ad accumulare debiti ingestibili, senza dimenticare l’altro enorme problema italiano costituito dall’evasione fiscale. La crisi morale è frutto della partitocrazia ovvero dell’eterna disputa tra DC e PCI e del conflitto irrisolto tra PSI e PCI che ha contribuito a liquidare il secondo a favore del primo, degenerato poi nella famigerata rete di interessi di Bobo Craxi. La crisi istituzionale invece è stata dovuta da un lato a una mancata riforma istituzionale e dall’altra da Tangentopoli, che fu, per l’autore, “una vera e propria guerra civile tra i poteri dello stato”.
Questo insieme di fattori ha portato la situazione a livelli estremi con conseguenze ben note come la fine della Prima Repubblica.
Cafagna, storico di area socialista, morto quest’anno, ammonisce il lettore dai pericoli derivanti dalla nuova ondata di Antipolitica dilagante (ai tempi Lega, Rete, Movimento Referendario, oggi Grillo), espressione della reazione della popolazione alla desolante situazione in cui versa da troppi anni la politica italiana.
Vent’anni fa, alla fine della prima repubblica (uso le minuscole volutamente) ci si aspettava un periodo riformista che potesse risanare, almeno in parte, le cose. Oggi l’Italia sta ancora peggio e sembra che la situazione non abbia ancora toccato il livello più basso, cioè il fondo, tanto per capirci. Ciò che dobbiamo temere, in circostanze come queste, è il rischio di aggrapparsi a chi promuove soluzioni drastiche con toni esasperati e mimiche accese senza un minimo di realismo.
Personalmente condivido le idee e le linee principali dell’autore, se però dobbiamo riporre in Bersani e in Franceschini (alleati magari con Casini) le nostre speranze future per ritrovare i valori della sinistra, allora è meglio se ci diamo all’alcool.
http://www.marsilioeditori.it/component/marsilio/libro/3171285-la-grande-slavina
Giovanni Sciuto