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Viene dal Salone del libro di Torino l’accorato appello del grande filologo, storico, saggista Luciano Canfora: lo studio e la traduzione dei classici è un’ineludibile strumento di colloquio tra i popoli. Da insegnante di greco e latino non posso che elevare un inno di gloria a chi ha speso e sta spendendo le sue più belle energie per il mondo antico, certo che queste lingue non moriranno mai , ma hanno innalzato un monumento più duraturo del bronzo, per dirla col poeta Orazio. Sta in primis agli insegnanti non recedere dall’intento primo del Liceo Classico: sostenere e guidare i discepoli in questo esercizio mentale, che non è meramente accademico, ma anzi di grande ricaduta sociale. La traduzione crea una linea di continuità con passato, di cui nessun essere umano può fare a meno, fosse il suo o quello di un intero popolo. Essere è ricordare -ammoniva Platone-non nasciamo come tabula rasa, ma portiamo dentro un patrimonio di simboli e di valori e di DNA, culturalmente e geneticamente trasmessi.
Quindi ricordo agli studenti che seguono Leggere a Colori che tempo fa scrissi un utile-spero- articolo con consigli per approcciare l’operazione di traduzione, anticipando modestamente quanto Luciano Canfora con tutta la sua incredibile competenza e sensibilità dice oggi al Salone del libro di Torino. Collaboriamo tutti docenti e discenti a tramandare questo patrimonio inesauribile di risorse umane e intellettuali e , prima che ci chiudano il cervello, ricordiamo sempre che le lingue antiche non sono morte, ma più vive che mai!