Luciano Mazziotta - Previsioni e lapsus

Da Ellisse

Quattro poesie di Luciano Mazziotta, un giovane poeta che ho avuto modo di sentire leggere (v. qui). Sono tratte da una raccolta inedita, "Previsioni e lapsus", in parte già apparsa qui e qui. Tra autobiografismo (ma senza "io") e ricognizione  dell'evento e delle sue possibili conseguenze, una versificazione libera e narrativa in cui emergono rime sparse e assonanze, come del tutto accidentali e quindi a-funzionali, e una appariscente nonchalance verso la prosodia. Come se Luciano fosse passato indenne dalle sue letture, non c'è traccia mi sembra di "padri" letterari, se non, stranamente, qualcosa tra Gozzano e Raboni. Uno stile, quindi, del tutto personale, gestito forse (per usare parole di Luciano) con parole "dette...in modo compulsivo", stile su cui credo ci sarà da lavorare ancora un pò. Senz'altro più incisivi i testi del suo primo libro "Le città biografiche" (v. qui), rispetto ai quali non so se questi sono precedenti o successivi. Ma a parte queste considerazioni di "gusto" che hanno orientato la scelta dei quattro testi qui riprodotti, Mazziotta riesce a far filtrare una sua inquietudine di osservatore ancora fresco ma non ingenuo delle cose, dei lapsus, di ciò che lui chiama "interferenze" o ancora meglio "microstoria". Evidenze, reperti, relitti di questo presente in cui ci ritroviamo, o che abbiamo già attraversato. Per il futuro non ci resta che attendere previsioni.

Previsioni del tempo

Domani piove, oggi fa caldo

troppo per immaginare la

prossima giornata autunnale.

I meteoropatici fermi

condensati sui divani-letto

si scambiano opinioni sul flusso

dei loro umori: il colore prevalente,

l'andamento lo hanno visto nelle icone

delle previsioni del tempo -

le massime le minime i raggi

la brezza. Non è spicciola certezza

fidarsi, orientarsi il temperamento

su un evento che non sussiste:

a nord soffia libeccio a meridione

scirocco, un tocco di umidità estiva

si porta però via la convinzione

   approssimativa.

Ma le previsioni del tempo

vanno sorbite in pillole

per evitare eccessi di illusione:

se domani non piove, i rimedi

per l'artrosi rimarranno nel pacchetto,

i vestiti nuovi ridisposti

nel cassetto: i meteoropatici

sul letto avrebbero di che ridire:

anche le icone dei corpi celesti

   si vedrebbero fallire.

Promemoria

"Tutto col tempo diventa memoria"

(Aristotele)

...E dei lapsus, che farne dei lapsus?

Se ogni volta che inciampi interrompi

un tuo ciclo vitale, è per perdere il filo,

per riprendere fiato e iniziare

da un indizio non valutato.

La linea si spezza: è naturale si spezzi.

Prendi ad esempio la Karl-Marx-Allee:

la memoria è geometrica; la storia è

compatta, compatto è l'asfalto:

non ci sono buche né vuoti.

Gli edifici non ammettono fughe

né pause, se pausa è un salto tra tempi,

da un ordine ordinario a un atto involontario:

come quando ti chiamo col nome

cui vagamente pensavo e diventi

proiezione casuale di una faccia

che niente ha a che fare con l'originale.

Sì, ma dei lapsus, quanti lapsus

per fare una storia? In un'eternità

avremo tutt'al più formato un ricordo,

una vaga sensazione di memoria -

come quel rumore intermittente

della freccia avvertito in dormiveglia

dopo un lungo tratto di autostrada.

Risvegliarsi è avere scelta: uscire

dai percorsi obbligati,

incontrare tombini e sostare.

Non sono eventi ma fatti,

interferenze che tessono

un tappeto di ricordi marginali

al di sotto della microstoria:

sbadigli distrazioni impulsi

o scarti

   necessari:

   come le parole

dette giornalmente in modo compulsivo:

tu inciampi su reperti pentole cucchiai

conservati in pessimo stato e da qui

io ti scrivo.

Trasloco

Sono cose queste che sposti. Cose:

Accumulo sui mattoni costosi.

Cose disabituate ad essere usate.

Ho portato contenitori capienti

che possiamo riempire di oggetti

sollevati da terra coi guanti e

gettati nel fondo dei recipienti.

   Il passaggio

è epocale: dal pavimento

al cartone, dal disuso all'imballaggio:

è un ritorno allo stadio iniziale

che il soffio vitale del disinfettante

accelera – uccide batteri e inibisce

il contagio tra il mio tatto attuale

e quello remoto:

   Anch'io domani

trasloco con gli altri cimeli

distinti in base a criteri

di inutilità e possibilità

di trasporto.

   Qualcosa è disperso

qualcosa è nascosto qualcosa

è in attesa di disposizione

in un altro cartone e bisbiglia

la cosa che teme accoglienza negata.

La camera è già semivuota.

Ti metti seduta a osservare

la mia frenesia di bilancio:

l'ultimo slancio - il frigo calato

in balcone - ed è ora

di chiudere a chiave gli avanzi

esclusi unanimemente o in conflitto:

domani anche noi saremo in affitto.

Traghetto

Here is no water but only rock

Rock and no water and the sandy road

(T. S. Eliot)

Che poi

non erano ostacolo i camion

incolonnati a marcia indietro

- siamo granchi in partenza, uomini

forse all'arrivo - col loro calore

di phon che riscalda i capelli

come le ventole sul ponte

del traghetto che ci regge:

se ti sporgi, guarda che è peggio.

La ringhiera protegge,

   certo,

lo scarico crea correnti

e alimenta le onde,

ma un senso di fastidio agita

il battello, un corpo estraneo spinge

lo tiene in movimento e la nausea

aumenta.

Devi mangiare,

   preannunciare

a te stessa la compressa

che allontani questo male:

Travelgum o Xamamina?

Sulla poltrona sdraiati

accanto al kit di salvataggio,

sulle eliche che ruotano

e respingono l'ingombro.

Che poi, tutto sommato,

non era stancante il tragitto

tra i lampioni di un porto

   e le luci dell'altro

quando un megafono autorizzava

a scendere in auto

   per preparare

lo sbarco - finalmente la bottiglia

d'acqua fresca lasciata sul cruscotto! -

e qualcuno da poppa si è accorto

che c'era del mare

   sotto.


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