Lùcido
Dal latino lucidu(m), derivato di lucere ‘brillare, risplendere’.
Aggettivo.
1. Si dice di corpo che riflette la luce: pavimento lucido; scarpe lucide.
Lucido come uno specchio: pulitissimo.
Occhi lucidi: per il pianto, per la febbre o per aver bevuto troppo.
Pelle lucida: untuosa.
Carta lucida: carta semitrasparente usata per la riproduzione di disegni tecnici.
2. (letterario) Luminoso, splendente: volar… /… tronconi e scheggie e lucide faville (Tasso).
Terso, limpido: ‘l mormorar de’ liquidi cristalli / giù per lucidi freschi rivi e snelli (Petrarca).
3. (figurato) Che dimostra chiarezza e obiettività: una lucida esposizione dei fatti; un lucido esame della situazione.
Acuto, perspicace: una mente lucida; essere, non essere lucido, avere, non avere il normale possesso delle proprie facoltà mentali.
Sostantivo maschile.
1. Lucentezza: perdere il lucido; dare il lucido ai mobili.
2. Sostanza che serve a lucidare: lucido per le scarpe.
3. Disegno, specialmente tecnico, eseguito su speciale carta semitrasparente per consentirne la riproduzione eliografica.
4. Supporto trasparente usato con la lavagna luminosa.
Morfosan [morfo'zan]
Voce inglese, nome commerciale, derivato da morphine ‘morfina’.
Sostantivo maschil einvariabile.
(farmaceutica) Derivato della morfina con azione simile ma tossicità inferiore.
Il Cigno di Busseto è Giuseppe Verdi, poiché il compositore nacque a Busseto.