A 17 anni dalla morte le sue canzoni accompagnano ancora i nostri giorni... Lucio Battisti credo sia stato il cantautore più amato dalla mia generazione ed è a ragione considerato uno dei maggiori compositori e interpreti di sempre. In tutta la sua carriera ha venduto oltre 45 milioni di dischi. Innovatore, portò con la sua musica così diversa, col suo stile così unico, una ventata di freschezza nel mondo della musica leggera, personalizzando e innovando in ogni senso la forma della canzone tradizionale e melodica.
Era nato a Poggio Bustone in provincia di Rieti il 5 marzo 1943, figlio di una casalinga e di un impiegato all'ufficio imposte di consumo che si trasferì a Roma con tutta la famiglia intorno al 1950. Lucio è sempre stato molto geloso della sua privacy e le notizie circa la sua infanzia, e la sua vita privata in generale, sono davvero poche e per questo motivo circolano tante storie di cui non c'è vero riscontro, ma fanno ormai parte della sua leggenda. Alla rivista Sogno, in un'intervista in riferimento ai suoi ricordi, dichiarò:
" I capelli ricci li avevo anche da bambino e così lunghi che mi scambiavano per una bambina. Ero un ragazzino tranquillo, giocavo con niente, con una matita, con un pezzo di carta e sognavo. Le canzoni sono venute più avanti. Ho avuto un'infanzia normale, volevo fare il prete, servivo la messa quando avevo quattro, cinque anni. Poi però una volta, siccome parlavo in chiesa con un amico invece di seguire la funzione - io sono sempre stato un grosso chiacchierone - un prete ci ha dato uno schiaffo a testa. Magari dopo sono intervenuti altri elementi che mi hanno allontanato dalla chiesa, ma già con questo episodio avevo cambiato idea".
Fin da ragazzino amava suonare la chitarra e ne era innamorato tanto da manifestare il desiderio di diventare un cantante, cosa che non piacque al padre il quale, si racconta, alla notizia gli ruppe in testa proprio una chitarra. Questo non bastò a scoraggiarlo, dopo il diploma di perito industriale, ottenuto nel 1962, con l'aiuto della madre che nascostamente lo incoraggiava, Lucio, girando con amici per i locali romani, cantava canzoni sue o di altri, poi iniziò a guadagnare qualche piccola somma suonando e cantando con dei complessini, espressione musicale allora molto in voga tra i giovani, "I Mattatori" , "I Satiri" , ma quando ricevette la proposta di suonare come chitarrista nei "Capitani", gruppo già più conosciuto, si recò con loro a Milano, dove restò praticamente per tutta la vita.
Testardo, coraggioso, tenace, perseguì il suo scopo fino a ottenere un'audizione da una casa discografica che gli fece incidere il suo primo disco "Per una lira". Era il 1964 , l'anno successivo incontrò Giulio Rapetti , in arte Mogol, uno dei più grandi parolieri italiani, e nacque un sodalizio che durò oltre quindici anni, durante i quali insieme scrissero e musicarono alcune delle più belle e indimenticabili canzoni che hanno fatto la storia della musica leggera italiana.
I maggiori successi arrivarono senza dubbio intorno agli anni 70 e 80, quando Lucio interpretò " Emozioni" " Anche per te" e " La canzone del sole ", solo per citarne alcune. Il grande successo ottenuto non riuscì a cambiare il suo carattere schivo, quasi scorbutico, continuò a disertare televisioni, concerti e interviste, preferendo sempre la sua famiglia e la sua casa in campagna. Meticoloso, preciso, studiava e preparava i suoi dischi con grande impegno alla ricerca di un suono sempre più moderno e accattivante.
Lucio Battisti lasciò le scene molto presto e troppo presto lasciò anche questo mondo, il 9 settembre 1998 si spense con soltanto i suoi famigliari accanto dopo una malattia che, nel suo stile, aveva saputo tenere assolutamente segreta. La notizia colpì l'Italia come una frustata, suscitando clamore, commozione, tristezza infinita nell'animo di tutto il paese, che negli anni aveva canticchiato le sue canzoni e non aveva smesso mai di amarlo.
Con i titoli delle sue canzoni, che ancora oggi sono cantate e conosciute da tutti, ho molto immodestamente composto il brano che segue:
Oggi "mi ritorni in mente" e sul foglio si rincorrono "pensieri e parole", che si nutrono "nel cuore e nell'anima", tu chiamale se vuoi "emozioni". Sono qui seduta, "una poltrona un bicchiere di cognac", mentre vedo sorgere "la luce dell'est" e, "sognando e risognando", ti rivedo sorridente venirmi incontro e dirmi "balla Linda". Io risposi "No mio Dio no", non sarò una delle tue "dieci ragazze", poi, tremante, "io vorrei non vorrei ma se vuoi", e, quando tu mi abbracciasti dicendo non sarà "un'avventura", mi lasciai guidare nei "giardini di marzo", dove sbocciavano "fiori rosa, fiori di pesco" . Corremmo insieme verso "innocenti evasioni" e fu " il fuoco", "vento nel vento", e, nella passione, mi sentii una regina "comunque bella". Per noi "il nostro caro angelo" cantò "la canzone della terra", ah "questo amore", mi sussurravi, "amore mio di provincia", e, mano nella mano, mi portasti "al cinema", poi mi salutasti "arrivederci a questa sera", l'appuntamento era alle "7e40", e vidi il tuo "monolocale" dove "amarsi un po'" "soli" fu "questione di cellule", e vissi un sogno. Eri bello, giovane, eri "acqua azzurra, acqua chiara", ridevi, gridavi "sì viaggiare", mentre mi stringevi a te. Poi venne quel brutto "29 settembre" mi dicesti "ho un anno di più" e voglio "Anna". Non restai un attimo a sentire il cuore spezzarsi "neanche un minuto (di non amore)" avrei sopportato . "Respirando" forte, ti dissi "Io vivrò senza te" , ma ebbi solo "il tempo di morire" sulla nostra "collina dei ciliegi ". Dimenticai poi "il mio canto brasileiro " che mi aveva fatto volare. Con "un uomo in più" provai a vivere "il mio canto libero" da te e dimenticai "le allettanti promesse" che ci eravamo scambiati. "Prendila così", pensai, e non volli incontrarti più: non sarei mai stata per te "una donna per amico" Ma oggi è "una giornata uggiosa" ed eccoti "ancora tu" a portare "confusione" tra i miei ricordi e non posso farne a meno, rivado con la mente a quei giorni, quando il cielo per noi cantava "la canzone del sole " e ancora una volta ...."penso a te". (Franca Poli)