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Lucius II: The Prophecy – Direttamente dall’Inferno!

Da Videogiochi @ZGiochi
di Matteo "The_Unk" Lusso

Dopo l’arrivo di un scialbo Lucius nel 2012, che non brillava per gameplay o grafica ma in grado di proporre un concept insolito e abbastanza divertente, Shiver Games ci riprova con il secondo capitolo delle avventure del figlio del diavolo, pronto a massacrare chiunque intralci il suo percorso di morte. Sarà riuscito questa volta il piccolo studio di Helsinki a correggere il tiro e proporci un titolo in grado di dare libero sfogo alla nostra malvagia creatività?

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Un bambino muto che non chiude mai gli occhi, perché dovremmo spaventarci?

Lucius II: The Prophecy ha inizio esattamente laddove finisce il primo capitolo e ci mette nuovamente nei panni dell’omonimo bambino di 6 anni, che in realtà è il figlio del diavolo e svolge il suo volere sulla Terra, assassinando chiunque gli venga ordinato di uccidere. Anche stavolta la trama svolge un ruolo marginale in tutta l’avventura, funge da pretesto per spostarci da uno scenario all’altro. Nulla più di un contorno peraltro presto noioso che può durare dalle 5 alle 10 ore a seconda di quanto tempo impegniamo negli omicidi e a trovare ogni segreto. La storia è dunque facilmente dimenticabile e costellata da personaggi senza carisma o muti come il nostro piccolo protagonista, il quale non farà altro che uccidere senza sosta chiunque gli si pari davanti, sia perché direttamente richiesto, o perché in possesso di un oggetto di cui abbiamo bisogno per poter avanzare nel livello, anche se spesso non ci preoccuperemo neppure se l’omicidio è utile ai fini del completamento dello scenario. Ad accentuare questa ripetitività vi è anche uno spaventoso riciclo dei modelli dei personaggi secondari e delle frasi che pronunciano, che richiamano numerosi déjà vu continui amplificati dai pochi modi con cui è possibile ammazzare le persone.

Principalmente andremo a utilizzare le trappole ambientali, come cavi elettrici penzolanti, trombe dell’ascensore aperte in cui far scivolare giù le persone dopo aver fatto cadere del sapone liquido sul pavimento, oppure attirare le persone in un punto preciso facendo squillare un telefono per poi ucciderle in diversi modi, fino alla possibilità di combinare diversi oggetti per ottenere nuovi strumenti di morte. In realtà quest’ultima possibilità risulta più un jolly date le poche combinazioni disponibili, che ci permettono di creare ciambelle avvelenate o bombe che porteranno facilmente alla morte il nostro bersaglio. Il vero problema è la stupidità dell’IA che spesso riesce a salvarsi dalla morte comportandosi in maniera insensata, come quando ignora un cadavere nelle vicinanze che svolge il ruolo di esca, oppure a causa di bug come le compenetrazioni poligonali sempre presenti che non ci permettono di posizionare una trappola in un determinato punto o di nascondere un corpo senza che rimanga incastrato in un muro, vanificando quindi gran parte delle possibilità offerte dal gioco e che comunque, in fin dei conti, non sono così varie, anche a causa della maggiore libertà offerta ai giocatori che pur permettendo maggiori possibilità, allo stesso tempo diminuisce tantissimo la complessità degli omicidi.

Altra nota dolente è come le persone interagiranno con Lucius: solitamente, a meno di non trovarsi in una zona vietata, non succederà nulla. Tuttavia il nostro protagonista per tenere un oggetto “in mano” e poterlo quindi utilizzare, userà a prescindere i suoi poteri telecinetici e se consideriamo che spesso l’unico modo per rompere un oggetto e usarlo come trappola ambientale è di lanciarci contro qualcosa – con una penna ovviamente si può rompere un quadro elettrico -, in quel momento risulteremo sospetti all’IA che però non interviene se prima non si riempie la loro barra sospetto e con la giusta accortezza è facile abusarne e distruggere oggetti ambientali davanti alle stesse persone senza che nessuno si preoccupi di ciò. Anche quando veniamo scoperti in flagrante mentre uccidiamo qualcuno, basterà semplicemente allontanarsi e riavvicinarsi per trovare le persone ancora vive alle prese col loro pattern di spostamento – per niente casuale – senza che nulla sia mai successo nonostante abbiano accanto un cadavere carbonizzato, scadendo spesso nel ridicolo.

Inoltre come se i bug e un’IA carente non bastassero, per facilitare il nostro piccolo assassino son presenti tre diversi rami, ognuno con differenti abilità da sbloccare attraverso i punti esperienza ottenuti da ogni uccisione, che ci permettono di possedere i personaggi non giocanti, spostare oggetti e attivare interruttori da lontano con la telecinesi oppure scatenare l’inferno sulla Terra con piogge di fuoco e affini. Se il gioco risulta già abbastanza facile, questi poteri rendono il tutto una semplice e ripetitiva passeggiata, soprattutto la possessione che ci permette di controllare le persone e muoverle dove vogliamo, quindi basta aprire la tromba di un ascensore e far cadere giù tutte le persone nei dintorni, eliminando qualsivoglia difficoltà, anche perché, nonostante queste abilità richiedano l’utilizzo di mana, ad ogni uccisione avremo indietro più mana di quanto ne abbiamo speso in precedenza, permettendoci di abusare senza sosta delle abilità e rovinando gran parte del divertimento, che in fin dei conti viene proprio dagli esilaranti bug – una persona è morta perché ha preso fuoco la schiuma dell’estintore mentre spegneva le fiamme – e compenetrazioni poligonali a cui spesso andremo incontro. Per fortuna, a differenza del primo capitolo, abbiamo la possibilità di esplorare più livelli e, fatta eccezione per i primi quattro, sono risultati abbastanza vari e con anche qualche differenziazione degli strumenti di morte disponibili, seppur la logica dietro ogni trappola sia sempre simile alle precedenti portando a delle morti abbastanza simili fra loro e, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, decisamente poco splatter: il sangue è praticamente assente e le poche volte che un arto o la testa si stacca dalla nostra vittima avviene per motivi misteriosi, quando invece un’esplosione ravvicinata non danneggia il corpo della persona e al massimo lo ustiona.

Per quanto riguarda l’aspetto grafico c’è ben poco da lodare: seppur le ambientazioni possono risultare abbastanza carine ma con una planimetria poco fantasiosa, le ripetizioni sono all’ordine del giorno. Stanze sempre uguali e persone identiche fra loro non aiutano questo titolo che visivamente, nonostante usi il motore di gioco Unity, risulta vecchio e ben poco migliorato rispetto al predente capitolo. I modelli 3D degli oggetti e degli stessi personaggi troppo raffazzonati e poco curati, texture non abbastanza definite e troppo sfocate ed effetti particellari come il fuoco e l’illuminazione blandi e ai livelli di una generazione precedente, non aiutano questo titolo a brillare nemmeno dal punto di vista estetico e se consideriamo anche il gameplay privo di mordente e in grado di annoiare in breve, siamo veramente di fronte ad un gioco uscito dall’inferno per torturarci. Stavolta hai vinto tu Lucius!

Lucius II: The Prophecy – Direttamente dall’Inferno!


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