Abbiamo parlato tante volte su queste pagine di Palmer Luckey, colui che ha riportato in vita la realtà virtuale grazie a Oculus Rift. In una recente intervista con il Daily Pilot, apprendiamo tuttavia che le motivazioni dietro la creazione del Rift sono "in larga parte egoistiche". Ecco cos'ha dichiarato il wonderboy Luckey:
Le mie motivazioni erano largamente egoistiche, specialmente all'inizio. Volevo giocare i giochi nella maniera migliore possibile, in un modo migliore di quello a cui chiunque avrebbe potuto avere accesso. Con il passare del tempo, è diventato chiaro che la VR era in effetti fattibile su larga scala e a un basso costo, e con una qualità che va ben oltre le mie speranze.
Naturalmente, nata come il profondo desiderio di un vero gamer, la VR si è trasformata in una forza inarrestabile che investirà tutti i settori. Come spiega Luckey:
[L'egoismo] ha funzionato come conduttore per una migliore motivazione, che mi ha spinto a voler cambiare il mondo e renderlo un posto migliore. Questo è stato consolidato mentre lavoravo al laboratorio ICT Mixed Reality, dove sono riuscito a vedere la realtà virtuale usata per curare i veterani con il PTSD [disturbo da stress post-traumatico]. La concentrazione arriva molto più facilmente quando vuoi disperatamente vedere i risultati del tuo lavoro: nessun altro lo farò al posto tuo.
Si può dire che la VR di nuova generazione sia cresciuta con lo stesso Palmer Luckey, che ha intravisto un enorme potenziale per una tecnologia che cambierà non solo il modo in cui giochiamo, ma anche il modo stesso in cui viviamo.