“Il motivo della sigla era introdotto da un semplice giro di bassi e io apparivo in alcuni vecchi filmati, con il braccio alzato, mentre salutavo le truppe delle SA che sfilavano a Norimberga. Seguivo alcuni spezzoni tratti dal Trionfo della volontà di Leni Riefenstahl. Mentre scorrevano le immagini, una voce cortese cantava: ‘È tornato, è di nuovo qui’.
Così tanto è cambiato da quel lontano 1945 ma Hitler non si lascia abbattere dalle novità, anzi le adopera come mezzo per ritornare alla ribalta e riconquistare il posto che gli spetta. Ovviamente nessuno crede che si tratti del vero Hitler e, preso per un abilissimo imitatore, per di più comico, per non dire grottesco, ha l’opportunità di intraprendere una carriera televisiva e quindi di diffondere ancora una volta le sue idee.
Questa in breve la trama dell’ultimo libro di Timur Vermes, “Er ist wieder da” (“Lui è tornato” nella versione italiana, Bompiani, maggio 2013) che sta scalando le classifiche dei libri più venduti in tutto il mondo ed ora tradotto anche in italiano, la cui copertina mostra quanto sia immediato riconoscere il viso di Hitler solamente delineandone il taglio dei capelli ed i baffi ricreati tramite il titolo.
La ben riuscita parodia di Vermes non manca di far sorridere il lettore ma ad una prima reazione divertita ne segue poco dopo una seconda definibile agghiacciata che porta ad una riflessione nei confronti della storia e di quel controverso personaggio che è stato Adolf Hitler.
Perché dover parlar male di un libro che risulta certamente ben scritto solamente perché ha come protagonista Adolf Hitler mentre si è esaltata per mesi la fantasiosa trilogia di una donna denigrata da un uomo troppo esaltato dal suo ego? In fondo le differenze tra Adolf Hitler e il noto Christian Gray non sono poi così elevate se ci pensate.
La questione è piuttosto delicata, non lo si può negare, ma Timur Vermes ha il pregio di essere riuscito a realizzare una storia con un finale corredato di una libera interpretazione. Un finale aperto, forse fin troppo, che consente però al lettore di spaziare con la fantasia e di elaborare un giudizio personale. Un Adolf Hitler delineato in alcuni tratti con estrema precisione, con la sua schiettezza e crudeltà.
Tra le varie critiche vi è stata quella secondo la quale il lettore correrebbe il rischio di identificarsi con Hitler ed i suoi ben noti ideali creando conseguenze negative ma, date le circostante, sarebbe quindi rischioso leggere anche tanti libri con lo stesso timore. Ogni romanzo va letto con la giusta distanza, soprattutto quando si è conoscenza del fatto che, come in questo caso, si tratta di una storia fittizia. Od è forse più sicuro lasciar leggere i libri di Moccia, per fare un nome tra i tanti, ai nostri figli?
Certamente è lecito ritenere che in entrambi i libri vi siano elementi più o meno educativi ma se non altro nel libro di Timur c’è la possibilità di fare una sorta di ripasso della storia degli ultimi sessant’anni, in alcuni casi la storia ‘secondo Hitler’ ma pur sempre di storia si tratta.
Written by Rebecca Mais