LUI & LEI: E se poi te ne penti?

Da Nina
Le cose sono due: o io ho le idee molto chiare su quel che voglio, oppure, nella mia istintuale incoscienza, mi lancio e poi mi dice culo, perché in genere ci prendo e sono soddisfatta delle scelte che ho fatto. Anzi sono tre: ci metto pure, tra le possibilità, la sana e ambita via di mezzo, un mix vitale tra le due posizioni di cui sopra.Mi viene in mente il ritornello di un pezzo dei Gensis, I Know What I Like (In Your Wardrobe), quando Peter Gabriel, canta: I KNOW WHAT I LIKE, AND I LIKE WHAT I KNOW.Forse non c'entra nulla, che Peter parla d'altro nella canzone, ma a volte mi pare che davvero so cosa mi piace e cerco il modo per ottenerlo, per avvicinarmi il più possibile all'immagine mentale che ho. Poi lascio anche aperta la porta a quel che non conosco, certo, mi lascio sorprendere.Si, io penso molto per immagini, nel senso che le cose prima ho bisogno di figurarmele in testa (to figure out), di ricrearmele, di inventarmele. In questo mi aiuta la fotografia, o forse è vero il contrario, non so bene. Fatto sta che la foto prima la fai con la mente, poi la cerchi fuori. Allo stesso modo nella vita io cerco qualcosa che gli somigli, alla mia immagine mentale e nella ricerca magari scopro altro e rivedo e modifico l'idea iniziale. Così è stato per la scelta dei colori delle pareti e per la cucina, insomma per le cose fondamentali, quelle che devi essere più che convinta, perché poi non è che le puoi cambiare se ti stufi presto.Lui è diverso, credo lo siano la sua struttura mentale e il percorso che fanno i suoi pensieri. Non so dire in che termini precisi, penso abbia a che fare col bisogno di controllo sulla realtà, sul prevedere per non essere colti alla sprovvista dagli imprevedibili imprevisti. Quel che sta accadendo in questi giorni ne è un esempio lampante.
I colori delle pareti.Nina: si fa dare la mazzetta dal pittore, dopo aver elaborato una sua teoria personale sull'abbinamento cromatico delle stanze, perché devono legare bene da qualunque prospettiva le si osservi, anche quella mentale, anche se suddette stanze non comunicano tra loro. Dalla mazzetta ricava il codice dei colori corrispondenti, poi va dall'amico pittore tuttofare e glieli comunica. Da quel momento smette di preoccuparsene, da lì in poi se ne occuperà l'amico, visto che è il suo lavoro. E passa a pensare ad altro. Lui: Si lascia portare dal mio entusiasmo, si fida dei miei gusti, approva la scelta, esprime pareri vaghi. Ma si sa che l'ultima parola, in queste cose, spetta sempre alla donna. muah ah. Il sospetto è che gli manchi una certa capacità di astrazione, non riesce a figurarsele ste pareti colorate, nell'insieme intendo. Difatti ci rimugina nei giorni a seguire, attività questa che mi è del tutto estranea.I pittori cominciano a dipingere le pareti, io seguo gli step, vado a vedere il risultato e scopro che è esattamente quel che avevo in mente, Il verde è proprio quel verde, cosi come per il rosso, il lavanda e persino il giallino dei bagni che ho fatto scegliere all'amico pittore, sono proprio quello che desideravo. L'equazione è semplice: voglio una casa colorata, scelgo i colori e me la faccio dipingere.Per Lui evidentemente è diverso, perché prende la decisione, è convinto, ma poi si fa assalire da mille dubbi e ripensamenti. A Roma si dice "ce ripensa, come i cornuti". - Metti che poi ci stufiamo? Non sarà troppo colorata? E se poi ce ne pentiamo?-
Il muretto della doccia.Nel bagno c'è un piatto doccia grande e tra il piatto e il muro rimane dello spazio. L'associazione mi viene spontanea: facciamo uno scalino che pareggi piatto e pavimento e poi un muretto, con il vetro mattone, invece di mettere il box doccia. Lui è assolutamente d'accordo. Cominciano i lavori, io vado a vedere come procede e mi piace. Trovo che corrisponda a quel che avevo in mente: una sorta di piccola wet room, con l'apertura libera, senza la porta. Mi piace. Punto.Lui: - Possibile che non trovi mai difetti? Possibile che davvero ti piaccia tutto, non ci sia nulla che non vada? - - No, volevo la doccia col muretto e ce l'ho. Questione di aspettative credo.-- Si ma hai pensato alle conseguenze? Ecco per esempio metti l'apertura, abbiamo deciso per 50 cm e se ci accorgiamo che è troppo? Ci hai pensato? Hai controllato? Se abbiamo fatto una cazzata perché non è funzionale e gli schizzi arrivano fuori? -- Ma che ne so! Se c'è un problema lo affrontiamo quando, e soprattutto se, si presenta. Ecco ho trovato: se ci accorgiamo che gli schizzi arrivano fuori.... metteremo un tappetino. Contento? -Si, la cosa del tappetino lo tranquillizza. Lo tiene buono per un po'.
Il parquet (il finto, il laminato, ovvio).Volevo ricoprirci tutto il pavimento di casa. La cosa lo agitava non poco, impossibile sapere in anticipo se la scelta fosse saggia, o una scelta avventata, di quelle che poi te ne penti. Abbiamo optato per la prudenza: un passo alla volta, prima la camera e poi vediamo se ci piace e in caso lo estendiamo al resto della casa.La scena madre c'è stata la sera in cui siamo andati a comprare i 15 mq di laminato da Leroy Merlin. Carichiamo i pacchi sul carrello, lo spingiamo fino alle casse e durante il tragitto io mi ricordo un dettaglio, che non credevo essere così determinante, così significativo. Ma - è evidente - mi sbagliavo. Che ingenua che sono.- Ah, hanno detto che bisognerà far rifilare la porta della camera, perché lo spessore del parquet è maggiore dello spazio che c'è sotto. -Per me c'era un problema, certo, ma avevamo anche la soluzione. Non avevo idea che da quel particolare dipendesse la validità della scelta stessa. Invece Lui si blocca nel mezzo del corridoio, si paralizza, e va in tilt. Totale.- Come? Rifilare? Perché non me lo hai detto prima? Dovevi dirmelo prima! -- Ma prima di che? E che cambiava scusa, tanto lo avremmo preso lo stesso no-o? -- No, non è detto. -- Come sarebbe a dire non è detto! Basta che facciamo rifilare la porta, no-o? -(...)- Oh mi senti? pronto? -- Zitta. Devo pensare -E' evidente che a me sfugge qualcosa. E quando dice così non scherza. Lo fa davvero. Si ferma e pensa. Sta lì, dovunque si trovi e si mette a pensare. Si, Lui PENSA.Pensa a tutte le variabili, alle possibili conseguenze, ai problemi che potrebbero sorgere, alle cose più improbabili, a tutti gli imprevisti del mondo che Lui DEVE, in quei minuti, prevedere. Manco ci fosse in gioco la nostra vita, o la sopravvivenza dell'umanità. Lui pensa alla soluzione di problemi che NON abbiamo. No dico: vi rendete conto? Nel mentre io lo guardo, basita e me lo immagino in versione A Beautiful Mind: la sua mente affollata da funzioni e iperbole, che fa calcoli di probabilità e vede tutto sotto forma di equazioni. Il mio ingegnere. Alla fine della sua riflessione accurata ritorna fra noi comuni mortali e mi riporta l'esito, ovvero: Houston potremmo avere un problema:- E se il falegname ci dice che NON si può? E se la NOSTRA porta NON si può tagliare? Cosa ci facciamo con tutto questo parquet? Eh?-Ma fidarsi no? Eh? Ma vedere positivo, invece che star lì a rimuginare sul vario ed eventuale? Se una cosa penso che mi possa piacere, io la faccio, ci provo. Soprattutto se chi sta curando la cosa mi assicura che è una normalissima procedura, soprattutto visto che la NOSTRA è una banalissima e comunissima porta di legno!Non sto lì a menarmela, a farmi le seghe mentali su quel che potrebbe eventualmente andar storto, a vivermi IL problema, che non c'è, che forse non ci sarà mai nemmeno. Ecco le energie le investo in altri modi, più creativi, per farmi venire altre idee! o per fare scatoloni.Sono semplice, in queste cose, mi baso sulla realtà, perché tendenzialmente sono il tipo che risponde ai bisogni del momento, non gioca d'anticipo creandosi scenari apocalittici sulle nefaste conseguenze delle sue azioni. Quando accadrà, se mai accadrà, ci penserò. Perché rovinarmi il presente, il piacere di vivere e veder realizzati i miei sogni, guastarmi la gioia col peso di quel che potrebbe accadere? Nella maggior parte dei casi manco accade quel che avevamo ipotizzato, ma qualcosa d'altro che non avevamo previsto.Si sa che la vita è mille volte più fantasiosa della nostra più sfrenata immaginazione. Ci sorprenderà sempre.E allora a me chi me lo fa fare di starmi a preoccupare? In generale dico, perché è un atteggiamento di vita.
Un detto indiano, mi pare, dice qualcosa del genere: Nella vita viviamo drammi che, nella maggior parte dei casi, non sono mai accaduti. E' tutto nella nostra mente ma noi ci comportiamo, agiamo, come se fossero già avvenuti. 
Allora io, che ultimamente amo scivolare sulle cose invece di incastrarmici dentro, l'ho buttata sul ridere e ho iniziato a chiamarlo Padre Maronno. Ce l'avete presente il personaggio inventato da Maccio Capatonda? Quello che risponde sempre: - E se poi te ne penti? -L'ironia ci salverà!
Sabato finalmente ha potuto vedere dal vivo, coi suoi occhi, tutte queste cose. Fino ad allora si era basato sui miei racconti e le mie foto. E l'effetto è stato a dir poco dirompente. Girava per casa come in preda a una visione mistica. Sorrideva e ripeteva: - ma è bellissima. Non sembra la casa di prima. E' bellissima -
La conferma del fatto che, se il problema non c'è, NON c'è. Punto. perché sprecare tempo a inventarselo?
Al resto ci penseremo poi.
Per tutto il resto c'è Mastercard! (si, come no, al massimo la Post Pay).
O sbaglio?
postilla: avete notato il nuovo ticker che ho messo? massì che lo avete notato, perciò avrete anche visto che...manca pochissimooo! Yep! :)


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