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‘Lui sa perché’, un comico zibaldone di ringraziamenti letterari che stuzzica la curiosità e l’interesse dei lettori.

Creato il 19 settembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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A mia madre, a mio padre, all’amica del cuore, al nonno defunto, al cagnolino mio fedele compagno di vita, alla vita, a Dio, all’albero che cresce nel mio giardino, ai dolcetti della nonna fonte di ispirazione. Da sempre i libri brulicano di dediche e ringraziamenti indirizzati a persone o cose che, in un modo o nell’altro, hanno ispirato gli scrittori e hanno permesso che il loro libro potesse vedere la luce delle editorie.

Possono essere espressioni concise, stringate, poche parole per esprimere sincera gratitudine, debita riconoscenza verso chi realmente ha collaborato alla produzione di uno scritto, oppure veri e propri romanzi strappalacrime in cui emerge tutto l’ego e l’esibizionismo dello scrittore rimasto finora velato, pagine e pagine di leziose smancerie che ripercorrono l’intera genealogia dell’autore, ringraziamenti in tono solenne, a volte in versi, enigmatici o finanche vendicativi.

Sergio garufi
‘Lui sa perché’, un comico zibaldone di ringraziamenti letterari che stuzzica la curiosità e l’interesse dei lettori.
Sono così tante e così varie le tipologie di ringraziamenti letterari che di recente la scrittrice romana Carolina Cutolo, insieme al collega Sergio Garufi, ha deciso di compilare un’esilarante antologia di dediche, una miscellanea di ‘sciocchezze intellettuali’ suddivise in rigide e altrettanto comiche categorie. Il loro libro, tanto pungente e satirico da non riuscire a trovare subito un editore disposto a pubblicarlo e infine edito dalla casa editrice Isbn, porta il titolo Lui sa perché, con riferimento a tutti quegli omaggi criptati che mostrano riconoscenza verso qualcuno senza esplicarne la ragione. È il caso di Paolo Giordano ne La solitudine dei numeri primi, dove, dopo aver ringraziato a fine libro una caterva di gente, conclude con “Ognuno di loro sa perché”. Lo sapranno loro, parenti e amici, destinatari di frasi in codice e latrici di una certa riservatezza, ma non i lettori, che a leggere quelle righe con l’occhio lucido rimangono con un palmo di naso.

Tra le sedici categorie elaborate dalla comicità di Carolina Cutolo spicca quella de I Tolemaici: tutto ruota intorno a loro. Rientra in questo genere il ringraziamento di Edoardo Nesi in Per sempre: “Carlotta, Ettore e Angelica, che mi hanno tenuto vivo e sano e forte abbastanza da poterlo prima concepire e poi scrivere, un romanzo così”. Carolina così commenta: “Espediente per lo più inconscio grazie al quale gli scrittori apparentemente esprimono gratitudine verso qualcuno, ma sotto sotto quello che davvero vogliono dire al lettore è quanto sono stati bravi loro”. C’è poi quella cerchia di scrittori che, nella lista dei ringraziamenti, ostenta l’amicizia con personaggi celebri quasi a voler suscitare invidia tra i lettori. È il caso di Roberto Saviano in ZeroZeroZero: “Ringrazio Bono Vox, per aver ascoltato queste storie quando ne ero ancora avvolto e per un perenne invito aperto ai concerti degli U2”. Ed esistono anche ringraziamenti precipitosi che a volerli comprendere si finisce per diventare folli: “Ai moti che apportano il senso” scrive Daniela Ranieri in Tutto cospira a tacere di noi; “La musica, i bambini, le bolle di sapone e i colori” scrive Fabio Volo in Esco a fare due passi. Nulla di irrazionale, di illogico: chiunque, alla fine di un libro benfatto, sarebbe indotto a ringraziare moti e bolle di sapone!

lui-sa-perche
L’inavvertita caduta nel ridicolo rappresenta pertanto un fil rouge nell’antologia delle dediche affettate. Tuttavia nell’introduzione al libro Stefano Bartezzaghi spiega: «A ridere o sorridere di questo o quel ringraziamento siamo capaci tutti. Il punto che rende interessante questa antologia è un altro: perché gli scrittori e gli scriventi ci tengono tanto a iscrivere nel loro libro nomi sparsi e circostanze conosciute solo da loro?… Sospetto che dietro a tanta riconoscenza ci sia una questione di riconoscimento». E prosegue Sergio Garufi all’interno del suo saggio: «La letteratura è essenzialmente uno spietato regolamento di conti».

Forse chiunque impugni una penna e getti inchiostro nero su carta percepisce, che ne sia consapevole o meno, un bisogno recondito di esprimere gratitudine verso tutto ciò che (di umano o inanimato) ha consentito la stesura di un libro. Alcuni lo faranno con sincera lealtà, altri soltanto per sensibilizzare il pubblico e tirare acqua al proprio mulino. Quale che sia lo scopo dei ringraziamenti di un libro, basta ricordare per adesso che a leggere Lui sa perché il pubblico si sta divertendo moltissimo e non può che dire grazie agli autori dell’esilarante raccolta.

Fonte: Treccani

Antonio Puleri



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