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A mia madre, a mio padre, all’amica del cuore, al nonno defunto, al cagnolino mio fedele compagno di vita, alla vita, a Dio, all’albero che cresce nel mio giardino, ai dolcetti della nonna fonte di ispirazione. Da sempre i libri brulicano di dediche e ringraziamenti indirizzati a persone o cose che, in un modo o nell’altro, hanno ispirato gli scrittori e hanno permesso che il loro libro potesse vedere la luce delle editorie.
Possono essere espressioni concise, stringate, poche parole per esprimere sincera gratitudine, debita riconoscenza verso chi realmente ha collaborato alla produzione di uno scritto, oppure veri e propri romanzi strappalacrime in cui emerge tutto l’ego e l’esibizionismo dello scrittore rimasto finora velato, pagine e pagine di leziose smancerie che ripercorrono l’intera genealogia dell’autore, ringraziamenti in tono solenne, a volte in versi, enigmatici o finanche vendicativi.


Tra le sedici categorie elaborate dalla comicità di Carolina Cutolo spicca quella de I Tolemaici: tutto ruota intorno a loro. Rientra in questo genere il ringraziamento di Edoardo Nesi in Per sempre: “Carlotta, Ettore e Angelica, che mi hanno tenuto vivo e sano e forte abbastanza da poterlo prima concepire e poi scrivere, un romanzo così”. Carolina così commenta: “Espediente per lo più inconscio grazie al quale gli scrittori apparentemente esprimono gratitudine verso qualcuno, ma sotto sotto quello che davvero vogliono dire al lettore è quanto sono stati bravi loro”. C’è poi quella cerchia di scrittori che, nella lista dei ringraziamenti, ostenta l’amicizia con personaggi celebri quasi a voler suscitare invidia tra i lettori. È il caso di Roberto Saviano in ZeroZeroZero: “Ringrazio Bono Vox, per aver ascoltato queste storie quando ne ero ancora avvolto e per un perenne invito aperto ai concerti degli U2”. Ed esistono anche ringraziamenti precipitosi che a volerli comprendere si finisce per diventare folli: “Ai moti che apportano il senso” scrive Daniela Ranieri in Tutto cospira a tacere di noi; “La musica, i bambini, le bolle di sapone e i colori” scrive Fabio Volo in Esco a fare due passi. Nulla di irrazionale, di illogico: chiunque, alla fine di un libro benfatto, sarebbe indotto a ringraziare moti e bolle di sapone!

Forse chiunque impugni una penna e getti inchiostro nero su carta percepisce, che ne sia consapevole o meno, un bisogno recondito di esprimere gratitudine verso tutto ciò che (di umano o inanimato) ha consentito la stesura di un libro. Alcuni lo faranno con sincera lealtà, altri soltanto per sensibilizzare il pubblico e tirare acqua al proprio mulino. Quale che sia lo scopo dei ringraziamenti di un libro, basta ricordare per adesso che a leggere Lui sa perché il pubblico si sta divertendo moltissimo e non può che dire grazie agli autori dell’esilarante raccolta.
Fonte: Treccani
Antonio Puleri