Luigi De Magistris: vergognosa sentenza

Creato il 25 settembre 2014 da Ritacoltellese
L'ho conosciuto a Vasto quando credevamo entrambi che Antonio Di Pietro fosse quello che non è. Lui è sicuramente un persona perbene e l'ha dimostrato, come ho narrato in questo blog ma come hanno scritto anche tanti giornali, chiedendo e richiamando il fondatore di Italia dei Valori sulla questione morale del partito. Questa sentenza, che dicono non si dovrebbe commentare ma che io commento definendola vergognosa, serve solo a togliere nei cittadini italiani quel poco di fiducia che ancora hanno nelle Istituzioni che, ricordiamolo sempre, sono fatte di uomini e sappiamo che non tutti hanno la schiena dritta ed il cervello scevro da inquinamenti. Questa sentenza mi porta a ribadire quello che ho scritto molte volte: quello che ripeteva sempre Antonio Di Pietro, e cioè "che bisogna avere fiducia nei magistrati", è una affermazione ipocrita come molte cose che lo riguardano. Anche Luigi De Magistris era un magistrato, ma sicuramente diverso dall'ex-magistrato che non ha saputo mantenere fede ad un'Italia veramente di Valori.  I signori politici sono intoccabili, come molte categorie in questo Paese, e se ci sono privilegi intoccabili, che riguardino i soldi pubblici che si sono votati in modo da intascarne tanti o che riguardino le verità nascoste che non vogliono far sapere, vuol dire che siamo sempre lì: "nobili", "prelati" e terzo stato che siamo noi tutti toccabilissimi, insomma una società pre-rivoluzione francese. Ora, secondo la giudice che lo ha condannato, De Magistris dovrebbe "andare per stracci", come diciamo a Roma, per pagare "i danni" a questi magnifici politici, gente come Rutelli, Mastella... per essere stati intercettati su utenze telefoniche intestate a società (di comodo?) o ad altro, non bastandogli quello che gli paghiamo per telefonare con utenze a spese dello Stato.. Quei numeri, come spiega bene l'articolo del Fatto Quotidiano che riporto qui sotto, erano nell'agenda di un inquisito per traffici certo non leciti. Personalmente io, (e non solo io), metterei in galera tutti i politici per il solo fatto che rispondevano su quei telefoni nebulosamente intestati. Guai a toccare gli Intoccabili, ci sarà sempre qualche giudice che ve la farà pagare: RICORDO CHE C'E' STATO UN REFERENDUM POPOLARE IN CUI, CON UNA PESANTE MAGGIORANZA, IL POPOLO ITALIANO (TERZO STATO O PLEBE FATE VOI)HA DETTO CHE I GIUDICI DEBBONO RISPONDERE CON LA LORO RESPONSABILITA' CIVILE DEI LORO ERRORI. Basta con l'interpretazione della legge a modo "come gli pare"! Lo dimostra anche questa sentenza uscita nonostante che il PM, magistrato anche lui, avesse detto tutt'altra cosa!! Le Leggi sono lì ma questi signori magistrati le interpretano ad personam. Questo dà loro una discrezionalità mostruosa, distorcente a mio avviso la stessa Costituzione Italiana in diversi suoi articoli che non sto qui a ricordare: basta rileggere la Carta Costituzionale. 

Why Not, condannati de Magistris e Genchi. Il sindaco: “Errore giudiziario”

Il pm di Roma Roberto Felici - il 23 maggio 2014 - aveva chiesto l'assoluzione per l'ex magistrato e la condanna per il consulente. Cuore del processo l'acquisizione di utenze di alcuni parlamentari. Una vicenda che risale al 2006 quando l'attuale primo cittadino era pubblico ministero a Potenza, titolare dell'inchiesta Why Not. È stato anche disposto il risarcimento danni materiali e morali dei parlamentari che si videro sequestrare i tabulati telefonici

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 24 settembre 2014
Il rinvio a giudizio per l’affaire Why not e l’acquisizione di tabulati telefonici di politici e parlamentari, tra il 2006 e il 2007, era arrivato il 21 gennaio 2012. L’ex pm, oggi sindaco di Napoli Luigi de Magistris è stato condannato, a Roma, ad un anno e tre mesi di reclusione a conclusione del processo. Stessa condanna per il consulente informatico Gioacchino Genchi. Tra i numeri analizzati da quest’ultimo finirono l’allora ministro di Giustizia Clemente Mastella (indagato in Why Not e prosciolto dopo la sottrazione del fascicolo a de Magistris), il deputato Francesco Rutelli, il senatore Giancarlo Pittella, i deputati Beppe Pisanu (ex ministro dell’Interno di un governo Berlusconi), Marco Minniti, Antonio Gentile, Sandro Gozi. Per un breve periodo fu indagato, come atto dovuto, anche l’ex premier Romano Prodi, poi archiviato.  Il pm aveva chiesto l’assoluzione per l’ex magistrato. Il pm di Roma Roberto Felici – il 23 maggio 2014 – aveva chiesto l’assoluzione per l’ex magistrato: ”Chiedo l‘assoluzione per Luigi de Magistris perché il processo ha dimostrato che non era a conoscenza che stesse compiendo atti illeciti”. Per Genchi invece era stata sollecitata una condanna ad un anno e sei mesi di reclusione. Cuore del processo l‘acquisizione di utenze di alcuni parlamentari. Una vicenda che risale al 2006 quando l’attuale primo cittadino era pubblico ministero a Catanzaro, titolare dell’inchiesta Why Not. I due imputati sono accusati di abuso d’ufficio per aver acquisito le utenze senza le necessarie autorizzazioni parlamentari, diProdiRutelliMastellaMinniti e Gentile. Nel corso della requisitoria, il pm Roberto Felici aveva spiegato come pur essendo stato de Magistris a dare “carta bianca ” al suo consulente tecnico, indagando sui contatti trovati nell’agenda di Antonio Saladino (un imprenditore indagato) fu Genchi a trasformarsi in “dominus” dell’inchiesta e a disporre non solo i decreti di acquisizione degli atti, poi firmati dal magistrato. Per l’accusa Genchi arrivò a scegliere i nominativi, con le utenze telefoniche, di chi doveva entrare a far parte dell’inchiesta. La difesa, invece, sosteneva che i tabulati erano stati acquisiti ignorando chi utilizzasse quei telefoni visto che le utenze, in molti casi, erano intestate a società e terze persone. Di fatto si indagava su utenze delle quali non potevano sapere a priori le intestazioni. Scoperte, per l’appunto, soltanto dopo l’acquisizione dei tabulati e delle notizie richieste alle compagnie telefoniche. Disposto il risarcimento per gli onorevoli di cui erano stati acquisiti i tabulati. Un modus operandi che, secondo il pubblico ministero, rappresentava “una violazione e una indebita intrusione nella vita privata” dei parlamentari. Per il pm capitolino, in sostanza, il sindaco di Napoli ebbe un ruolo secondario nella gestione dell’indagine e dagli esiti processuali emerge che non fosse a conoscenze che quelle utenze si riferivano a parlamentari in carica. Nel chiedere l’assoluzione il pm, riferendosi a de Magistris, ha affermato di “non apprezzare quelli che erano i suoi metodi, la sua ansia ed euforia investigativa e l’uso eccessivo di strumenti come le perquisizioni. Non ho trovato elementi, però, – aveva detto Felici – per dire che lui fosse a conoscenza che si stava commettendo un illecito acquisendo quei tabulati”. Il Tribunale, presieduto da Rosanna Ianniello, però non ha accolto la richiesta della Procura e ha emesso un verdetto di condanna per entrambi gli imputati. Il giudice, pur concedendo le attenuanti generiche ha inflitto anche l’interdizione per un anno dai pubblici uffici. La pena comunque è stata sospesa ed è stata disposta la non menzione nel casellario giudiziario. È stato anche disposto il risarcimento danni materiali e morali dei parlamentari che si videro sequestrare i tabulati telefonici. Si tratta degli onorevoli Sandro Gozi, Romano Prodi, Marco Minniti, Clemente Mastella e Giancarlo Pittelli, dei senatori Francesco Rutelli e Antonio Gentile. In via provvisionale il Tribunale ha stabilito un risarcimento danni di 20mila euro ciascuno per questi personaggi presenti nel processo come parte civile. Luigi de Magistris: “Ho subito la peggiore delle ingiustizie”. “La mia vita è sconvolta, ho subito la peggiore delle ingiustizie. Sono profondamente addolorato per aver ricevuto una condanna per fatti insussistenti. Ma rifarei tutto, e non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato” dice Luigi de Magistris dopo la condanna. ”In Italia, credo, non esistano condanne per abuso di ufficio non patrimoniale. Sono stato condannato per avere acquisito tabulati di alcuni parlamentari, pur non essendoci alcuna prova che potessi sapere che si trattasse di utenze a loro riconducibili. Prima mi hanno strappato la toga, con un processo disciplinare assurdo e clamoroso, perché ho fatto esclusivamente il mio dovere, dedicando la mia vita alla magistratura, ed ora mi condannano, a distanza di anni, per aver svolto indagini doverose su fatti gravissimi riconducibili anche ad esponenti politici. Non avendo commesso alcun reato, ho la speranza che si possa riformare, in appello, questo gravissimo e inaccettabile errore giudiziario“, sottolinea ancora de Magistris. “La mia vita è sconvolta e sento di aver subito la peggiore delle ingiustizie, ma non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato. Rifarei tutto, ho giurato sulla Costituzione ed ho sempre pensato che un magistrato abbia il dovere di indagare ad ogni livello, anche quello che riguarda la politica. Oggi, con questa sentenza, di fatto, mi viene detto che non avrei dovuto indagare su alcuni pezzi di Stato, che avrei dovuto fermarmi. Rifarei tutto, perché ho agito con coscienza e rispettando solo la Costituzione. Vado avanti con onestà e rettitudine, principi che hanno sempre animato la mia vita e che una sentenza così ingiusta non può minimamente minare. La Giustizia è più forte della legalità formale intrisa di ingiustizia profonda”, conclude il sindaco di Napoli.  “La sentenza emessa oggi dal tribunale di Roma rende piena giustizia agli uomini politici tra i quali Francesco Rutelli e Clemente Mastella” dicono i legali dei due esponenti politici, gli avvocati Titta eNicola Madia oltre a Cristina Calamari. “La grave violazione delle prerogative dei parlamentari in questione determinò una violentissima campagna di stampa contro il governo all’epoca in carica”. Riporto qui sotto alcuni dei commenti più significativi sotto questo articolo del Fatto Quotidiano
cosettacomasia  44 minuti fa

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