Dunque, non potevo perdere la mostra in corso al MAXXI dedicata a Luigi Ghirri, anche se prima di andarci non sapevo quasi nulla di questo fotografo.
Non vi aspettate un esteta della fotografia. Ghirri è il fotografo del quotidiano, del banale, del kitsch, all'interno dei quali egli cerca segni, mappe, visioni alternative, suggerimenti inaspettati. Ghirri è il fotografo del vedere attraverso, delle inquadrature naturali, delle fotografie di fotografie, di stampe, di mappe, di manifesti.
Pur all'interno della sua tendenza a guardare il mondo circostante con l'occhio del documentarista e del catalogatore, Ghirri ha perfettamente chiara la consapevolezza che la fotografia non è riproduzione della realtà, ma rilettura e ricostruzione della stessa, che sta sia nell'occhio del fotografo sia nell'occhio di chi guarda.
Non a caso Ghirri con le sue foto innesca un vero e proprio gioco con lo spettatore, spiazzandolo, ingannandolo, costringendolo a un'operazione di scomposizione o ricomposizione che è parte integrante della qualità artistica dei suoi lavori.
Di fronte alle foto di Ghirri ci si sente come bambini alla scoperta di un mondo sconosciuto che in realtà è quello in cui viviamo tutti i giorni, ma che il fotografo emiliano ci spinge a guardare con occhi diversi scoprendone tutte i più reconditi significati. E come bambini ci si ritrova a sorridere e a stupirci di fronte alle sue foto.
Voto: 4/5