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Luigi Meneghello : la lingua è ciò che salva la memoria

Da Lielarousse

Roma 14 novembre 2013

Luigi Meneghello

Nato a Malo, in provincia di vicenza, nel 1922, Meneghello si è laureato in filosofia all’università di Padova.

Durante la seconda guerra mondiale ha partecipato alla resistenza unendosi ai partigiani sulle colline vicentine.

Dopo la guerra si è trasferito in Inghilterra, dove ha insegnato italiano all’università di Reading, fino al 1980.

Il suo primo romanzo, Libera nos a Malo, è stato pubblicato nel 1963 e si è immediatamente imposto all’attenzione dei critici per l’originale sperimentazione linguistica, in cui l’uso del dialetto veneto, dei modi gergali del parlato popolare, è il filo della memoria, della rievocazione del vissuto.

L’anno successivo lo scrittore ha pubblicato  I piccoli maestri, romanzo autobiografico, antiepico e antieroico,  sull’esperienza della lotta partigiana nel Veneto.

Agli anni settanta appartengono Pomo pero e Fiori italiani, nel 1988 pubblica Bau -sète.

“ Libera nos a Malo
Il romanzo, narrato in prima persona, non ha una trama precisa, né uno svolgimento lineare: è un viaggio nella memoria, una rivisitazione del paese di Malo, dei suoi abitanti, dei suoi usi, della sua lingua, visti e giudicati  dal narratore-protagonista nel corso degli anni, dall’infanzia alla maturità.
Ecco dunque la famiglia, gli amici, la chiesa, l’oratorio, l’osteria, le ragazze, gli scherzi, i rapporti coniugali, le maldicenze, la vita del paese insomma, che per il narratore è l’universo stesso, un universo che cambia.
Scrive l’autore verso la fine  del romanzo: Tutte le forme di vita muoiono, è naturale (ma incredibile) che sia anche al nostro paese. Del resto vediamo benissimo che nasce qualcosa di nuovo, in principio sembrano assurdità e ghiribizzi, poi ci si accorge che occupano le strade, le osterie, le case, diventano il fondo del paese, e i ghiribizzi siamo noi. 

A domani

Lié Larousse

 

 



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