QUALCOSA DI ROSSO.
Il Presidente non doveva essere un arbitro e tanto meno un notabile. Per rappresentare l’unità dello Stato e garantire la Costituzione era indispensabile trovare un personaggio dall’immagine onesta, dallo spirito ribelle e orgoglioso, politicamente indipendente, laureato in legge e in scienze politiche e sociali; nella giovinezza: una prima condanna per un opuscolo antifascista, dopo, un’altra condanna a dieci mesi di carcere; nell’esilio in Francia si fa chiamare Jean Gauvin, lavora come imbianchino, manovale, comparsa cinematografica, tassista abusivo; dopo due anni, rientrato clandestinamente in Italia, prende il nome di Luigi Roncaglia, partecipa all’attività cospirativa; arrestato a Pisa, viene condannato a undici anni di prigione; arrestato nuovamente è condannato a morte, viene fatto evadere; guida a Milano, insieme a Luigi Longo e Leo Valiani, il Comitato Insurrezionale. Nel discorso di insediamento: bisogna sia assicurato il lavoro a ogni cittadino, la disoccupazione è un male tremendo che porta alla disperazione, chi vi parla può dire per personale esperienza acquisita quando in esilio ha dovuto fare l’operaio per vivere onestamente; ai funzionari di palazzo raccomanda: le mani siano pulite. Una volta contestato dice: non cancellate gli operai, essi sono parte dello Stato. Jean Gauvin Luigi Roncaglia Sandro Pertini, partigiani socialisti amici dei comunisti, ottimi Capi dello Stato. (Ricordo da un racconto di Rita).
PER BUONE RAGIONI
(parte)
Io son cresciuto figlio di benestanti.
I miei genitori mi hanno
messo un colletto ed educato
nelle abitudini di chi è servito
e istruito nell’arte di dare ordini.
Però quando fui adulto e mi guardai intorno
non mi piacque la gente della mia classe,
né dare ordini né esser servito.
E io lasciai la mia classe e feci lega
con la gente del basso ceto.
-Bertolt Brecht-
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