A poco più di una settimana dalla conferenza stampa che ha presentato a Dumenza, il “Comitato libero a difesa e tutela dell’ospedale di Luino”, è interessante analizzare anche altre problematiche riguardanti l’emergenza sanitaria del nostro territorio. Ad esempio il servizio di pronto intervento del 118 diviso tra la vecchia Comunità Montana Valli del Luinese e una parte dei Comuni della Comunità Montana del Piambello. ”Non solo l’Ospedale di Luino, ma di pari passo si può mettere in atto iniziative legate alla sanità e al pronto intervento sul territorio”, spiega nell’intervista il presidente della CRI di Luino, Pierfrancesco Buchi. Ecco l’attuale situazione sul territorio.
Il presidente della CRI Luino, Pierfrancesco Buchi
La situazione “sanitaria” e di pronto intervento sul territorio dell’alto Varesotto. E’ da mesi, ormai, che l’attenzione sull’Ospedale di Luino è tornata ai massimi livelli con le preoccupazione da una parte dei cittadini e degli amministratori locali, e dall’altra le rassicurazioni provenienti dalla Regione e dall’Azienda Sanitaria di Varese. Oltre al comitato luinese, è di ieri la notizia della nascita di una realtà locale in difesa del presidio ospedaliero di Angera, che chiedono non vi sia “nessun depotenziamento, miglioramento del Pronto Soccorso, la creazione di un’unità di terapia intensiva adeguata alla necessità del territorio e l’assunzione di personale”.
Nell’alto Varesotto, però, in aggiunta alle questioni legate ai servizi e alla richiesta di maggiori tutele da parte dei luinesi, vi sono altri problemi che riguardano non solo il nosocomio, ma anche tutta la zona del Nord della Provincia. Il territorio che copre Lavena Ponte Tresa, Marchirolo, Cunardo Rancio Valcuvia, fino a Zenna, Curiglia e la Forcora (ndr, la vecchia Comunità Montana delle Valli del Luinese e una parte di quella del Piambello), infatti, è coperto da tre ambulanze: una di “SOS Tre Valli” (ndr, sita nella propria sede a Cunardo, che copre in parte anche la zona della Valganna), una di Padania Emergenza ed una della Croce Rossa Luino (ndr, entrambe con sede nel paese lacustre). A queste si aggiunge l’automedica, con sede a Luino presso l’ospedale e convenzionata con “SOS Tre Valli”. Si arriva a quattro mezzi, gestiti direttamente, attraverso delle convenzioni con AREU (Azienda regionale emergenza urgenza), da parte delle tre associazioni, ma l’automedica non può uscire mai da sola: è sempre abbinata all’uscita di una delle tre ambulanze in casi particolari. Quando si chiama il 118 o 112 è la centrale Areu di Como che smista le chiamate a seconda di determinati criteri (ndr, tipo di emergenza, posizione del mezzo disponibile,…). In questo modo da Como decidono quale dei tre mezzi attivi sul territorio deve intervenire. Anni fa a gestire le uscite era la centrale di Varese. Se tutti e tre i mezzi sono impegnati in un intervento in emergenza, la centrale può decidere di far sposare un mezzo disponibile da Varese o da Cittiglio verso il luogo nella nostra zona.
Quali sono i problemi che riscontrate come CRI di Luino?
Ci scandalizziamo se una persona infortunata attende mezz’ora in centro a Luino i soccorsi, in quel momento impegnati in altre emergenze, e non sappiamo che per raggiungere solitamente Curiglia, la Veddasca o Marzio i tempi sono i medesimi. Io penso che bisogna partire da questi argomenti, su cui è necessario un confronto di idee per capire se ci sono delle soluzioni percorribili per migliorare dove si può il servizio al cittadino.
Questo può accadere in inverno, ma in estate la situazione cambia?
In estate la popolazione aumenta considerevolmente per via delle seconde case o dei turisti, ma la situazione è la medesima. Io mi chiedo, ad esempio, perchè non affrontare il tema di dotare nei mercoledì d’estate il mercato di Luino di una ambulanza a colonnina (ndr, ossia stanziata nel mercato, magari in piazza Garibaldi) per il primo soccorso. O per tutto il periodo estivo quotidianamente di un’ambulanza convenzionata per il soccorso del 118, magari in valle?
Questo comporterebbe dei costi aggiuntivi…
I costi ripartiti potrebbero essere in parte a carico degli enti locali. Sono tutti discorsi che andrebbero affrontati se si vuole iniziare a pensare a dare servizi di questo genere alla popolazione, riducendo in parte i rischi di elevate attese dei soccorsi perchè i mezzi a disposizione per il 118 sono già impegnati in altre zone. E la forza del volontariato è la carta vincente in tutto questo.
Oltre ai problemi legati al pronto intervento, però, anche l’Ospedale di Luino negli ultimi mesi è sotto i riflettori…
Fare battaglie per salvaguardare e mantenere decoroso il nostro ospedale e i suoi servizi non serve a nulla se non c’è di pari passo l’impegno ad attuare una nuova politica sanitaria sul territorio, legata da una parte alla promozione della prevenzione tra i cittadini e dall’altra al potenziamento del soccorso. I nostri politici hanno una determinata visione, lo leggiamo tutti i giorni sui giornali e sui social network, grandi parole, ma anche grandi battaglie di cui dobbiamo essere comunque grati per l’interesse che hanno verso il nostro ospedale. Ma serve di più.
Cosa servirebbe secondo lei?
Noi di Cri che siamo “addetti ai lavori” abbiamo una visione diversa. Iniziamo a fare formazione ai cittadini. Gli enti pubblici dovrebbero investire nel promuovere la formazione al primo soccorso e all’uso del defibrillatore a più cittadini possibili. Ci sono leggi che già prevedono nella associazioni sportive, nelle aziende, nelle scuole un tot numero di addetti al primo soccorso e un numero determinato formati all’uso del defibrillatore. Ma non bisogna fermarsi al minino indispensabile. Quello che andrebbe fatto è stanziare, e questo possono farlo principalmente solo i comuni assieme alle Comunità montane, un budgets per coprire i costi della formazione in modo tale che i cittadini la possano fare gratuitamente. Ci sono il Lions Club di Luino ed il Rotary Alto Verbano, infatti, che su temi come l’uso dei defibrillatore sono molto sensibili e da anni lavorano in questa direzione. La stessa Areu è in prima linea. Noi come Croce Rossa siamo pronti a fare la nostra parte in un’ottica di rete territoriale, e sono certo che anche altre associazione socio-sanitarie locali non resteranno indifferenti.
Ed in che modo questa rete territoriale aiuterebbe attivamente i cittadini?
Questa può essere una vera rete che si può mettere in piedi proprio per favorire la prevenzione tra i cittadini. Allora capita che una persona in valle o in centro a Luino ha un arresto cardiaco e le ambulanze non sono disponibili perchè in servizio di emergenza in altre posti. Se le persone fossero formate allora sì che si potrebbero ridurre i rischi o le conseguenze negative dell’attesa dei soccorsi sanitari. Facciamo passare l’idea di un defibrillatore in ogni piazza. Un’investimento per la comunità, fatto dai nostri amministratori locali. Vogliamo che il nostro territorio sia all’avanguardia? Che si differenzi in positivo? Formiamo più persone possibili, investiamo collocando colonnine con defibrillatore, ma attenzione non basta solo posizionarli nei punti nevralgici dei vari paesi. Di pari passo ci deve essere la formazione. Ascom può giocare un ruolo chiave nel coinvolgere tutti i commercianti. E le stesse associazioni sportive, culturali e sociali possono farsi carico di promuovere tra i loro iscritti o le famiglie dei loro associati questa visione. Si trovino formule di incentivazione tra la popolazione per partecipare a questi corsi. Solo così potremo realmente plasmare una nuova cultura civica, vicina alla prevenzione e alla solidarietà attiva verso chi si trova in difficoltà e verso il prossimo.
Sul territorio ci sono già realtà locali di questo tipo?
Ad esempio con il dott. Matteo Catenazzi, amministratore comunale di Maccagno con Pino e Veddasca, si è iniziato positivamente da anni questo discorso. Ma a mio parere è importante coinvolgere tutti i comuni, sotto la guida di un ente capofila che possa trovare le risorse tra tutti e gestirle in maniera condivisa, proporzionata e diversificata nelle valli come in Luino. Penso che una buona politica sociale e civica non si debba fermare solo a conferenze, annunci, o post su Facebook, ma debba obbligatoriamente basarsi sul mettere in pista servizi concreti al cittadino come questo, legati alla promozione di una nuova cultura educativa e sociale. Il “sistema CRI” in tutta Italia contribuisce a potenziare le locali politiche socio-sanitarie al fianco e a supporto degli Enti pubblici che decidono di promuovere e affrontare certi temi insieme. Su tutti i fronti molti nostri volontari sono impegnati con passione e competenze. Attività per i Giovani nelle scuole e nelle piazze, formazione al primo soccorso, alla disostruzione pediatrica e all’uso dei defibrillatori. Aiuto ai bisognosi, trasporto degli infermi, attività a favore dei senza fissa dimora e dei migranti. Croce rossa vuol essere parte attiva di questo percorso.
Oltre alla formazione dei cittadini, però, sono tanti i problemi legati all’Ospedale di Luino con le denunce da parte della popolazione di servizi in diminuzione e di carenza di personale. La formazione dei residenti è importante, ma non basta…
Io non voglio criticare i nostri politici locali. Lo sono stato anche io in un’altra vita e so che le sorti dell’ospedale sono una continua preoccupazione per i cittadini, ma anche per i loro rappresentanti che hanno una grandissima responsabilità, sia su ciò che viene fatto e sia su ciò che non si fa. Ma insisto nel sostenere la necessità che attorno ad un tavolo di confronto su come difendere l’ospedale e su come più specificatamente attuare nuove poliche socio-sanitarie non ci siano solo i politici o che il discorso non venga portato avanti in solitaria da chi ha politicamente più spazio sui giornali; nel confronto e nella riprogrammazione di una nuova azione sul territorio più efficace ci devono essere tutti gli attori interessati a dare il proprio contributo e quindi anche coloro che vivono il servizio e le politiche sanitarie tutti i giorni. Un confronto tra diverse visioni aiuta a trovare le migliori soluzioni o attivare politiche condivise e maggiormente percepite dal cittadino. Inoltre, è un discorso che va condiviso con tutte e due le Comunità Montane, Valli del Verbano e Piambello, perchè l’ospedale è di tutta la popolazione del territorio in cui insistono potenzialmente nuove politiche sanitarie. Tutti i comuni delle due comunità sono direttamente coinvolti dalle sue sorti, ma soprattutto dalle sue dinamiche, anche volontaristiche.
Cosa pensa, invece, della nascita del comitato di cittadini a tutela dell’Ospedale di Luino?
Credo possa fare solo bene al territorio. Ricordo bene anni fa quando il senatore Piero Pellicini, sostenuto trasversalmente da molte forze politiche e da semplici cittadini, portò avanti la battaglia in difesa dell’ospedale, evitando in questo modo che si decidesse per una diversa collocazione della struttura e che quindi fosse imboccata una strada senza ritorno per il nostro ospedale. Oggi assistiamo a preoccupazioni simili ad allora, ma che possono trovare soluzioni solo grazie ad un rinnovato e chiaro impegno dei nostri amministratori locali da una parte e da una nuova coscienza civica dei cittadini dall’altra. Partecipare ed interessarsi a questi temi è importante. Chi si occupa di questo, però, si rende conto di come mai nessun comitato di cittadini o mozione pro-ospedale votata in consiglio comunale siano sufficienti per cambiare rotta efficacemente. Servono proposte concrete che vengano messe in pratica tramite il coinvolgimento degli Enti locali e di chi quotidianamente è impegnato a sostenere promuovere politiche socio-sanitarie per la popolazione.