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Luis Sepúlveda e la storia di quel violino in Patagonia

Creato il 23 maggio 2014 da Luoghidautoreblog

Luis Sepúlveda e la storia di quel violino in PatagoniaAnche in questa sua ultima pubblicazione di viaggio, Ultime notizie dal Sud (edito da Guanda) lo scrittore Luis Sepúlveda conferma come era già avvenuto nel precedente volume Patagonia Express, la sua passione per le storie e gli incontri: viaggiare è scoprire i luoghi conoscendo le persone che li abitano e lasciandosi incantare dalle loro storie; proprio fra le prime pagine di questo libro, l'autore ricorda una affermazione dello scrittore e saggista Julio Cortázar: "è assurdo cercare le storie, perché sono loro che acquattate, nascoste, stanno in paziente attesa dello scrittore che avrà la missione di scriverle".

E così, armato come di consueto di una moleskine, in compagnia del suo amico Daniel Mordzinski, noto fotografo argentino, Luis Sepúlveda parte ancora una volta per il Sud del mondo e giunge in Patagonia, dove la gente "avverte il carattere fondante delle parole e quando le pronuncia dà vita alle cose che nomina, popolando la durezza della steppa". I due viaggiatori fanno tanti e diversi incontri, molto interessante si rivela la conoscenza di Tano, un liutaio di lontane origini calabresi che nel 1980 all'età di vent'anni, aveva lasciato Buenos Aires ed era giunto in Patagonia, "convinto che nei boschi andini avrebbe trovato il legno adatto a creare meravigliosi strumenti a corda".

Luis Sepúlveda e la storia di quel violino in Patagonia
Quando Sepúlveda e Mordzinski lo incontrano "il Tano" dice loro che sta cercando un violino, i due si sorprendono: "Ci può essere qualcosa di più sensato che cercare un violino in mezzo alla steppa?[...] Eppure il sorriso di quel tizio restava inalterabile, come lo zelo con cui continuava a cercare", fino ad arrivare ad un montagna di legname ammucchiato. "Il Tano si tolse il giubbotto e cominciò a separare i legni. Li spolverava, li annusava, ci batteva sopra con le nocche avvicinando l'orecchio, finché non trovò un resto di traversina e gli dedicò particolare attenzione colpendolo con un minuscolo martello d'argento. Allora si tolse gli occhiai da motociclista e con gli occhi lucidi per l'emozione abbracciò il pezzo di legno. [...]Legni pregiati, legni nobili, legni fatti per la musica, assicurava il Tano". Dunque un liutaio, di prestigio, come riporta Sepúlveda, "con un contratto in esclusiva con l'orchestra sinfonica di Berlino per riparare e costruire strumenti unici, irripetibili, che suonavano per la prima volta nella grande solitudine della Patagonia".

Luis Sepúlveda e la storia di quel violino in Patagonia
Al rientro dal loro lungo viaggio in cui quello con Tano è solo uno dei tanti incontri avvenuti, il libro che l'autore e il fotografo avevano progettato perde in fase di realizzazione l'urgenza che aveva invece caratterizzato la partenza; Sepúlveda scrive: "il mio socio capisce che i libri sono bestie molto strane, imprevedibili, e che ci sono storie che preferiscono essere raccontate al calore di un bicchiere di vino, che amano accomodarsi in mille modi nella bocca di chi racconta, finché non arriva il momento in cui loro e solo loro decidono di diventare parole su carta".

Ora che il ritratto di Tano è completo grazie alle parole di Sepúlveda e alle foto di Mordzinski, sarebbe interessante scoprire le storie di questi violini giunti dal silenzio della steppa e realizzati sì fra il cielo e la terra di Patagonia, eppure destinati alla sensibilità di esperti musicisti, che chissà dove in Europa e nel mondo forse ancora li suonano.

Le foto presenti nel testo sono di Daniel Mordzinski


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