Magazine Diario personale
L'ultimo suono del tuo addio, mi disse che non sapevo nulla/ e che era giunto il tempo necessario/ di imparare i perché della materia//. Così, tra pietra e pietra/ seppi che sommare è unire e che sottrarre ci lascia soli e vuoti/. Che i colori riflettono l'ingenua volontà dell'occhio//. Che i solfeggi e i sol implorano la fame dell'udito/. Che le strade e la polvere sono la ragione dei passi//. Che la strada più breve fra due punti/ è il cerchio che li unisce in un abbraccio sorpreso//. Che due più due può essere un brano di Vivaldi/. Che i geni amabili abitano le bottiglie del buon vino//. Con tutto questo già appreso tornai a disfare l'eco del tuo addio/ e al suo posto palpitante a scrivere La Più Bella Storia d'Amore/ ma, come dice l'adagio non si finisce mai di imparare e di dubitare// E così, ancora una volta/ tanto facilmente come nasce una rosa/ o si morde la coda una stella fugace/, seppi che la mia opera era stata scritta/ perché La Più Bella Storia d'Amore/ è possibile solo nella serena e inquietante calligrafia dei tuoi occhi//.