La nuova frontiera dell'horror
Quando si parla di Michele Medda, dell’uomo e della sua opera di autore, si va sul sicuro, questo dovrebbero averlo capito anche i lettori meno attenti (tipo quelli che leggono le avventure Bonelli senza, magari, scorgere in seconda pagina i crediti degli autori della storia…). Dopo avere avuto la straordinaria fortuna di incontrarlo di persona per ben due volte nel giro di una settimana (sia a Mantova Comics, sia a Cartoomics), ora ci troviamo con il nuovo frutto del suo appassionato lavoro tra le mani possiamo darvi il nostro giudizio.
Chi è in confidenza con la scrittura di Medda è abituato a leggere storie che restano, inevitabilmente. Merito di un talento purissimo, di una capacità narrativa fuori dal comune, di sensibilità e umanità sterminate. Capolavori, piccoli e grandi, firmati Medda li abbiamo letti – nel corso degli anni – su diverse testate Bonelli: da Dylan Dog a Martin Mystère, passando per Tex, per Caravan (la sua eccezionale miniserie in 12 numeri che ci ha fatto conoscere il talento – tra gli altri – di Michele Benevento, il quale è l’ideatore grafico di questo nuovo progetto, Lukas) e soprattutto abbiamo imparato ad amare e riconoscere la sua penna immergendoci nel mondo dell’Agente Alfa Nathan Never (ideato dallo stesso Medda con Antonio Serra e Bepi Vigna nell’ormai lontano 1991). Una storia come Bersaglio Umano (Nathan Never n. 52 disegnato
dall’immenso Stefano Casini), è stata uno spartiacque per un lettore e un appassionato fuori dal comune come il nostro sommo Giuppo (mica chiacchiere!). Ancora, una storia dylaniata come Il battito del tempo, ha segnato l’adolescenza di tanti ma ha significato qualcosa di più per un’Audace non ancora uscita allo scoperto, ma che cova tanta audacia dentro… Ora non staremo a proseguire qui l’elenco delle meraviglie ideate da Medda, non serve. Siamo qui per darvi il nostro punto di vista audace sul primo numero della sua nuova miniserie, Lukas.
Diciamo subito che Lukas si presenta come qualcosa di totalmente nuovo, almeno per l’Italia e soprattutto per la Bonelli! E non siamo disposti a sentire la solita solfa che in Bonelli si fanno i fumetti tutti uguali buonisti e moralisti, eh! Non ci stiamo! Perché non è così a prescindere e inoltre una serie come Lukas lo conferma una volta di più! Un mondo buio, atroce, pieno di miseria e di disperazione. Il nostro protagonista è un Ridestato (non morto, morto vivente, zombie: portiamo pazienza e scopriremo di più prossimamente) senza nome, senza memoria e senza affetti: tutto quello che sappiamo di lui è che appena uscito dal suo loculo, ha un guanto di pelle nera che copre la sua mano sinistra completamente ricoperta da cicatrici di un’ustione e non riconosce neppure il suo volto guardandosi allo specchio… La città nella quale si ritrova a dare i suoi primi passi dopo il risveglio, la Deathropolis del titolo dell’albo, gli risulta nuova e familiare al tempo stesso e, a una prima impressione, sembra abitata da un’umanità decisamente poco incline alla solidarietà, ne sono esempio i due tizi che investono il nostro protagonista e lo lasciano sull’asfalto, credendolo morto.
Oltre alla storia del nostro ridestato, si sviluppa parallela quella di una splendida donna, Bianca, di professione pubblicitaria. La vediamo infatti immersa in una di quelle riunioni delle quali si è ostaggi fino a quando qualcuno non tira fuori l’idea che permetterà di vendere il prodotto del momento. La donna fa una telefonata a casa è scopriamo che ha due figli adolescenti, Brian e Jessica, ognuno dei quali è immerso nel suo mondo (il maschio in quello dei videogiochi, la femmina è ossessionata dal peso e dalla linea). Medda è un maestro impareggiabile nel tratteggiare nel giro di una vignetta un personaggio e a lasciarne intravedere tutte le problematicità possibili e potenziali, che aprono infiniti universi per allacci narrativi di ogni tipo. Ma ritorniamo al nostro uomo. Vaga per la città e nel cuore della notte si imbatte in una poco raccomandabile compagnia e – senza volervi svelare troppo – aiuta un ragazzo in difficoltà ed elimina con la sola forza delle mani due dei tre assalitori. Il giovane salvato si rivela essere lo stesso che aveva cercato di aiutarlo dopo l’incidente automobilistico iniziale e i due stringono amicizia e si presentano: Janko è il salvato, mentre il salvatore…Lukas (lasciamo a voi, a p. 28, scoprire l’origine di questo nome: emozionatevi con il disegno di un Michele Benevento ispiratissimo che delinea un volto malinconico come pochi). Continuando a leggere la storia, si apre un terzo filone che si rivelerà essere quello più importante per conoscere le origini del nostro Lukas. Une loschi figuri (un uomo e una donna), avvicinano in un bar l’unico assalitore di Janko uscito vivo dallo scontro con Lukas e lo prelevano per portarlo al cospetto di una grassissima signora. Questa dama abita in una lussuosa reggia fuori città, accarezza un furetto, fuma il sigaro e ha tutta l’aria di essere proprio sulle tracce del nostro protagonista. La donna, dal volto opulento freddo e spietato, concede una ricompensa ai due scagnozzi (Zara e Victor) per il lavoro svolto, e la ricompensa è… l’uomo portato lì. I due lo sbranano vivo all’interno di una piscina senza acqua: la sequenza è davvero destabilizzante e imprevista. Immenso Medda!
L’impatto con il mondo, non è per Lukas indolore. Il nostro amico (non possiamo definirlo altrimenti: c’è subito un sentimento di compassione e condivisione per la sua pena) si ritroverà ad affrontare un mondo disumano (ma quanto mai reale, purtroppo!) nel quale la disperazione porta la gente ad accettare ogni tipo di lavoro per raggranellare qualche soldino (vedi sia l’avventura di Janko al cantiere che la davvero devastante e raccapricciante sequenza che va da p.62 a p. 83: vi anticipiamo solo che i mostri non c’entrano, si tratta di uomini come noi). In questa realtà è molto facile perdersi per non più ritrovarsi (capita così al povero Janko), ma Lukas sembra davvero intenzionato a fare la sua parte per rendere il luogo nel quale si trova ad agire (non possiamo certo dire “nel quale si trova a vivere”!) un posto meno terribile e si adopera con caparbietà senza riuscire a farsi coinvolgere completamente.
L’albo si chiude con una possibilità di iniziare una nuova vita per Lukas – in qualche modo legata alla bella Bianca, la quale sembra frequentare poco raccomandabili compagnie che potrebbero metterla seriamente in pericolo nell’immediato futuro… Un accenno a parte meritano i passaggi narrativi dedicati ai pensieri del protagonista, con il suo continuo tormentarsi per cercare di ricordare qualcosa del suo passato, qualche volto amico (in un flash notturno si intravede il profilo di una donna, splendida tavola a p. 35), qualcosa che per il momento non arriva…
Concludiamo questa recensione facendo l’elogio di uno straordinario Michele Benevento, realizzatore grafico di un universo metropolitano oscuro, tetro, desolato e desolante, squallido e inquietante. Il suo tratto, dinamico (splendidi i suoi corpi) e dominato dall’oscurità (marcati i contrasti tra la molta ombra e la pochissima luce, che traducono, a livello grafico, l’intima decadenza del genere umano), si rende immediatamente familiare e siamo certi che il suo contributo si rivelerà fondamentale per la definizione della dimensione goticheggiante del mondo di Lukas. Restiamo in attesa dei risvolti del prossimo albo, il n. 2, Predatori, in edicola dal 22 aprile. Riusciremo a resistere così tanto tempo? Grazie Michele, di cuore!
RolandoVeloci
LUKAS: “Deathropolis”
NUMERO: 1
DATA: Marzo 2014
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Michele Medda
COPERTINA, DISEGNI E CHINE: Michele Benevento