Sembra banale: in cielo c’è Luna piena! Sembra banale, ma è d’un bianco perlaceo, quasi dispersa, lattea in questa calda nebbia. C’è sempre stata, direte voi, la Luna. C’è da sempre! E vi par poco? E’ un amore, una passione quasi eterna.Stasera, quando l’ho vista danzare tra le ortensie, appena dietro il colle, venir su com’una donna che si leva dal riposo, volevo dirlo a tutti. Sarei sceso in strada; avrei fermato un vigile al semaforo per dirgli che c’era la Luna. Avrei voluto che i miei cani la vedessero, che non stessero persi appresso a me, che son perso a mia volta. Avrei voluto che avessero il giudizio di capirla, la Luna. E avrei voluto che mio padre non fosse cupo dentro il suo dolore e che vedesse, appena uscito dal balcone in centro, salir la Luna. E così, avrei voluto che la vedesse il vecchio sulla sua panchina, sotto il parcheggio della GS, nella nuova casa di cura senza balconi, giallo senape, con l’edera finta che la cinge. E che la vedesse mia madre, così bella piena e gialla e densa e che pensasse ancora alla sua giovinezza; quand’era bianca e rossa sulle gote e camminava tutta vestita di bianco e con la coda di capelli sulla schiena. Avrei voluto che la vedesse un amico che non vedo più, chissà perché. Col tempo tutto muta e si distrugge. Vorremmo curare di più e proteggere i nostri affetti. Ma essi alla lunga sono come milioni di fotocopie di fotocopie: si riproducono sempre peggio, fino a sbiadire, a diventare un placido ricordo senza reazioni.
La Luna no. La luna non muta perché è mutevole. Non è mai uguale. Stasera era una Luna di nebbie salmastre e umidità sorgive. Venivano dalla terra i miasmi del non piovuto, delle zanzare e delle mosche, delle zolle che inselviscono, della terra bruciata, delle pecore silenziose e macilente.
Veniva dalla terra la Luna che saliva: sua progenie. E dalla Terra venivano i canti urlati dei cani nei giardini. E avrei voluto che ognuno sentisse questa Luna sulla pelle; come un marchio a fuoco, come una sentenza.
Ma siamo nel tempo in cui ognuno ha la sua Luna. Ha la sua casa e le sue cose e per converso, non ha nulla.
Siamo nel tempo del nulla.