Buongiorno e bentornati.
Oggi, per il Lunedì Desueto, la consueta rubrica in collaborazione con “Una parola desueta al giorno“, avremo a che fare con un termine che, lo ammetto, non avevo mai sentito prima d’ora: corrusco.
Per cui vi lascio subito alla sua definizione:
Corrusco
[cor-rù-sco]
raro corusco
agg. (pl. -schi)
1 lett. Risplendente, lampeggiante, di intensa luce improvvisa: folgori corusche D’Annunzio
‖ estens. Sfavillante, fiammeggiante
2 lett., fig. Sfolgorante di bellezza
E dopo esserci illuminati con il suo significato, voglio lasciarvi anche oggi il mio piccolo racconto.
Corrusco
Image by Bert Kaufmann
“Sono nata sulle montagne. Quando venni alla luce, tra suoni duri e sofferenza, ero poco più che un ammasso di qualcosa. Brutta, contorta e sporca.
Per anni la situazione non è cambiata, e io sono rimasta quasi immutata, immobile nella mia essenza, fino a quando qualcosa non è accaduto. La vita mi ha dato la più grande delle possibilità: quella di cambiare. E allora eccomi lì a subire botte e percosse, a faticare tra il fuoco e l’acqua, fino a ottenere un risultato insperato: da brutta, sporca e informe, sono diventata bellissima e corrusca.
Ma ancora questo non bastava, perché tutto il mio fulgore non aveva nessuno per cui vivere, fino a quando non è arrivato Lui. Lui, che mi ha portata via dalla mia casa con una forza e un coraggio che nessuno potrà mai imitare. Lui che s’innamorò di me al primo sguardo. Lui che con quello sguardo mi fece volare oltre le stelle.
Così, da quel giorno, la mia vita fu piena solamente di felicità. Io bastavo al mio uomo e lui bastava a me, e a nessuno dei due venne mai in mente di lasciare l’altro. Lui era la forza e io la bellezza, ma entrambi sapevamo essere belli, così come entrambi sapevamo essere pericolosi.
Colli e valli, montagne e pianure abbiamo attraversato, e Lui mi mostrava con orgoglio a chiunque incrociasse la sua strada, ma non come un oggetto, bensì come un’angelica figura della cui compagnia andar fieri e a cui essere devoto.
Lo seguii anche in battaglia, e non mi risparmiai, mostrando a tutti che oltre allo splendore candido c’era qualcos’altro in me. E allora lui fu ancora più fiero di me, se possibile, e ancor più innamorato.
Splendemmo insieme per le terre selvagge per molti anni, fino a quando il respiro mortale non gli venne tolto dal Destino. E ora io giaccio insieme a lui, sotto la terra, e dopo aver illuminato molti occhi e molti cuori, il mio splendore è tutto per l’anima sua, che in eterno mi sono votata a custodire.
Io sono Fiammaluce, e sono la sua spada.
Bene, anche per oggi il Lunedì Desueto è giunto al termine. Ammetto di essermi affezionato particolarmente a questo racconto, per cui mi piacerebbe davvero molto sapere cosa ne pensate.
Vi aspetto nei commenti!
Alla prossima!
Neri.