Nono appuntamento con il Lunedì Desueto che ci vede alle prese con una parola interessantissima:
Deipara
[de-ì-pa-ra]s.f. genitrice di un dio
Come sempre vi ricordo che questo appuntamento è in collaborazione con “Una parola desueta al giorno“, che ringrazio!
Deipara
Non sono incinta eppure sarò madre. È il mio pensiero a farmi tale, un pensiero profondo, rivoluzionario e sacro. La mia mente lavora senza sosta da anni, ho rinunciato a molte delle gioie del mondo per poter arrivare a quella conclusione che ho sempre cercato, e ora finalmente ci sono.
Anni di studi e di “vaneggi”, come li chiamavano i miei amici! E loro dove sono ora? Famiglia, lavoro, un maxitelevisore del *****, per citare Mark Renton che nemmeno mi piace. Insomma sono persone normali, dannatamente normali, ancorate alla loro normalità e normalmente incasinate nei casini di gente normale. Punti oscuri nell’oscurità.
Io invece dove sono? Sono qui, seduta a questa scrivania circondata dalla morte di tutti i miei cari, che hanno vissuto in questa casa e dalla sua porta si sono dipartiti verso l’ignoto senza che la loro scomparsa potesse tangere la mia esistenza, troppo impegnata nella ricerca di quel pargolo che finalmente sto per dare alla luce.
Lui, lei, che importanza ha? È sia maschio che femmina, è un concetto e un’idea, e volendo è anche neutro, singolare, plurale e pure duale. È tutto e niente, ma è il punto d’arrivo definitivo di tutta l’umanità, frutto di anni e anni di astrazione del pensiero mondiale sommati in me. Io li ho raccolti tutti, li ho catalogati nella mia mente, schedati e analizzati; li ho fatti miei e li ho portati ai massimi livelli, ognuno secondo le proprie possibilità.
E ora sono qui, sola, in attesa di partorire questo mio figlio. Un figlio che sarà un dio, e come lui sarà effimero, inesistente e inutile.
Sarò deipara, quindi darò me e mio figlio al fuoco.
E anche per questa settimana siamo arrivati alla fine. Fatemi sapere se il racconto vi è piaciuto! Alla prossima!
Neri.
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(Photo by: Hansjorn)