Lunedì Desueto n°20 – Hybris

Creato il 04 marzo 2013 da Nerifondi @NeriFondi

Buongiorno e bentornati!

Ventesimo appuntamento con il Lunedì Desueto! Non sarà una cifra altissima, ma è una cifra tonda che mi da una grande soddisfazione, dovuta all’affetto che voi tutti riservate a questa mia piccola “rubrica” letteraria, se così possiamo chiamarla.
Come al solito, poi, voglio ringraziare “Una parola desueta al giorno” che mi fornisce sempre nuovi spunti creativi che, come direbbe il mitico Poirot, fanno lavorare le mie celluline grige.
La parola di oggi è Hybris, un termine greco di cui subito vado a darvi la definizione.

Hybris
s.f. gr. (solo sing.); in it. s.f. inv. (solo sing.)

(gr. ῞Υβρις) Nell’antica Grecia, personificazione della rivolta contro l’ordine stabilito dagli dei o, più semplicemente, dell’orgogliosa coscienza di sé: il concetto ha fondamentale importanza nella teologia dei Greci, soprattutto in Erodoto.

E ora passiamo al breve racconto.

Hybris

Ero convinto di essere superiore, di essermi elevato fino a una condizione di leggiadria esistenziale che mi poneva al di sopra dei comuni esseri umani. Le mie parole erano complicate eppure semplici, i miei discorsi erano lineari, eppure nessuno li comprendeva. Creavo un nuovo mondo ogni volta che avevo l’occasione di aprir bocca, ma tutti si divertivano a buttare giù il mio pensiero dall’alto della sua ipotesi felice, facendolo precipitare nel mondo della realtà e della bruttura.
Ero così, ero infelice e triste, eppure sapevo di essere nel giusto. L’uomo non poteva essere quello che vedevo tutti i giorni, non poteva! Ci doveva essere qualcosa di più, qualcosa di più grande, di più alto, un nuovo stadio a cui l’umanità avrebbe dovuto tendere e che avrebbe dovuto, prima o poi, raggiungere.
Io non ero neanche lontanamente vicino a quello stadio superiore, ma ero comunque convinto di essere più elevato rispetto agli altri, pur se legato alla materialità con tutto me stesso.
Peccavo continuamente di hybris, senza ritegno, quasi senza dignità, pensando solamente al mio tornaconto emotivo e psicologico nell’affermare determinate cose, nel voler cambiare il mondo con mezzi che non possedevo.
Mi giustificavo dicendo che non potevo andare contro i tempi, ma forse la verità è che ero troppo debole per cominciare io quella rivoluzione.
Ero convinto di poter cambiare il mondo, o forse mi faceva piacere far finta di esserne convinto.
Ora non sono più sicuro di nulla. Sono morto come tutti gli altri, e per quanto mi illudessi di essere migliore, non sono morto in maniera diversa da tutti gli altri.

Bene, anche per oggi il Lunedì Desueto è finito. Spero vi sia piaciuto!

Alla prossima!

Neri.

Grazie!


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