Buongiorno e bentornati!
Altro Lunedì, altra parola desueta che riempie di soffio vitale un piccolo racconto. E la parola di oggi è, come da titolo, “zonzo”.
Riconosco che a primo impatto potrebbe sembrare non proprio desueta, ma nonostante quasi tutti ne conoscano il significato, devo dire che è molto raro, al giorno d’oggi, sentire qualcuno che la utilizza.
Come sempre, comunque, ringrazio “Una parola desueta al giorno” per la fornitura parolifera (Eh? O_O)!
Ma bando alle ciance, ecco la definizione:
Zonzo
[Zòn-zo]
Usato solo nella loc. andare a z., camminare, girare qua e là senza avere una meta.
E passiamo subito al racconto!
Zonzo
Image by Bene16
A zonzo, con la mia zazzera color zafferano, zampetto un poco zoppicante. Faccio lo zuzzurullone mettendo zizzania tra quelli che zappano, e non m’importa d’esser lo zimbello di quegli altri che vorrebbero zittirmi.
C’è una zitella vestita di zebra, con il suo grasso a guisa di zavorra, ma più di lei credo che pesi quel pendente d’oro zecchino, che riflette il sole allo zenit. In effetti sembra una zampogna.
L’aria profuma di zagare, e una zanzara mi disturba, ma proprio mentre il mio interesse tende a zero, ecco che la zebra-zitella mette il piede in fallo dentro una zanella. Che posso far? Mi metto a zufolare, felice di non esser più l’unico zoppo!
Che noia, vorrei una zattera per andar via da qui, uno zeffiro zelante che mi sospinga sul mare color zaffiro, mentre il sole gli zigomi mi abbronza.
Vorrei, vorrei, ma ottengo zero. E la mia vena di poeta ha fatto sì, che insieme a me, anche le mie parole zoppicassero insicure andando a zonzo.
Bene, spero che il racconto un po’ diverso dal solito vi sia piaciuto e che vi abbia divertiti. Detto questo, vi auguro una buona giornata!
Alla prossima!
Neri.
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