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Lunedì Desueto n°33: Mutria

Creato il 10 giugno 2013 da Nerifondi @NeriFondi

Buongiorno e bentornati.

Anche questo Lunedì ci vede impegnati con la consueta rubrica, se così vogliamo chiamarla, del Lunedì Desueto, in collaborazione con “Una parola desueta al giorno“.

La parola di oggi è: Mutria.

Mutria
[mù-tria]
s.f. (pl. -trie)
1 Faccia arcigna, aggrondata, per sdegno o per alterigia;
2 non com. Sfrontatezza, sfacciataggine: ci vuole una bella m. per chiedere certi favori.

E passiamo subito al racconto!

Mutria

Lunedì Desueto n°33: Mutria

Image by Nevit Dilmen

C’era una volta un vecchio arcigno, conosciuto da tutti nel piccolo paesino in cui viveva. Il suo vero nome non lo sapeva nessuno, ma era conosciuto come Il Barba, a causa sì della sua folta barba bianca, ma anche e soprattutto per la noia che si era soliti provare in sua compagnia. Non parlava mai, né interrompeva qualcuno che si mettesse a parlare con lui. Semplicemente aveva quella continua mutria e si limitava a qualche grugnito scocciato di quando in quando.
A parte questo, sembrava non facesse nulla. Nessuno sapeva se mangiasse o se dormisse, perché chiunque andasse a trovarlo – la porta della sua casa era sempre aperta – lo trovava sempre nella stessa posizione. Sembrava un tutt’uno con quella sedia a dondolo!
Accadde però che un giorno un bambino volle scoprire il perché di quella faccia arcigna e di quei continui grugniti. Decise di andare da solo a casa del Barba, cosa inaudita a quel tempo! A nessun bambino era infatti consentito avvicinarglisi, perché tutti i genitori temevano che potesse succedere qualcosa di brutto ai loro figli. Tuttavia tutti non facevano che parlare di questo strano vecchio, e alla fine la curiosità di questo bambino non poté più essere trattenuta.
Quel giorno il bambino si recò dal Barba, aprì la porta e lo guardò, ma quello che vide non fu quello che si aspettava.
Il vecchio se ne stava sulla sua sedia con un sorriso divertito e con una faccia così serena che di più serene non se ne sono mai viste. Il bambino rimase di sasso, ma Il Barba si mise un dito davanti al naso, e sorridendo in modo complice emise un solo, prolungato suono:
«Sst.»
Allora il bambino gli sorrise in risposta e si sedette vicino a lui fino a sera, fiero di quella complicità.

E ora che sono passati molti anni, e anche io sono diventato vecchio come Il Barba, l’uomo che mi aveva reso complice del suo segreto, soltanto ora riesco a comprendere quale fosse veramente.
Mi aveva sorriso perché ero l’unico che gli fosse andato incontro con un sorriso.

Bene, anche per questo lunedì abbiamo terminato! Spero di avervi fatto trascorrere qualche minuto piacevole, e come sempre spero vogliate farmi sapere cosa pensate di questo piccolo racconto.

A presto.

Neri.

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