A leggere le parole si fa abitudine, a leggere gli spazi è altra questione. L'hanno ben spiegato Angela Catrani e Alessandra Starace in due recenti articoli pubblicati su Libri Calzelunghe.
Si deve allenare lo sguardo, la sensibilità; si deve divenire capaci di far musica del segno stampato, rendere i vuoti e i pieni soffi e respiri, e seguirne il ritmo. Perché certi editori illuminati seminano consapevolmente indizi, sulla strada dei propri libri, seminano a piene mani per offrire ai lettori tutto quanto un testo abbia da donare, con pienezza. Quindi grazie a Orecchio acerbo, che impagina le parole di Isabella Labate sedute vicine le une alle altre, strette tra loro, come a voler ripararsi dal freddo, come a voler sostenersi a vicenda e a voler darsi un legame che è anche del timbro e dell'incedere. Sembra che queste parole vogliano farsi leggere d'un fiato e, per riprenderlo, abbiamo lo spazio datoci dall'interlinea ariosa, appunto, ampia.
È un lungo cammino, un cammino dal sapore antico, magico, che, forse seguendo un sentiero indicatomi dagli autori, grazie a caratteri più grandi e in grassetto, forse per semplice istinto, mi sono sorpresa a recitare così, come una storia nella storia, un Mise en abyme raffinatissimo:
Rachele era nella foresta.
Il paese era deserto.
Lei stessa era stata abbandonata.
Da sola.
[...]
Riprese il cammino.
Cosa fare adesso?
Si accorse che il lupo tremava [...].
Sono esattamente lì, nel bosco o dinanzi a un convento o al cospetto di un lupo, da sola, abbandonata. E tremo. Tremo per il freddo della neve che mi incalza, per il terrore che mi soffoca, tremo per paura. È una lettura intensa, sospesa tra brevi pause che mi concedo per chiedermi: dove comincia la realtà? Qual è il momento in cui questa storia potrebbe rivelarsi se non vera, quantomeno un presagio di verità?
Rachele, compie un viaggio nel presente che è un futuro possibile, uno dei tanti cui siamo destinati, lo fa con sollecitudine mista a rassegnazione. Abbandona il villaggio ormai deserto, con tutto quello che questa scelta comporta. Alla ricerca di qualche essere ramingo come lei. Incontra un lupo e lo fa in un bosco in cui si addentra ma dal quale esce con sollievo, consapevole di lasciarsi alle spalle, e in esso confinate, ferinità e pericolo.
E sale, e salendo si confonde, si confonde tra il vapore denso delle nuvole. Un po' dimentica, quindi incontra un vecchio che le racconta di tempi ormai perduti ma di una vita che si rinnova, e Rachele giunge a non avere più paura. E le parole si allargano e distendono, tranquille, senza fretta, si assopiscono. E con loro Rachele. Ma non per sempre. Questo non è un racconto di disperazione. Questo è un racconto capace di cambiare registro e colore, cambiare punto di vista, virare sul seppia e mostrarci in una tavola in bianco e nero, al lume di candela, i colori della speranza.
Titolo: Lungo il cammino
Autore: Isabella Labate
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2015, 56 pp., 16,50 €