“ Non hai caldo con quel cappello in testa?” furono le prime parole di Sammy Robinson non appena vide Vincent Colosimo entrare nel soggiorno, seguito a ruota da suo figlio Camel. L’uomo era talmente impegnato a seguire la partita e scolare birra, che sul momento non si accorse ne del sangue che rigava il volto di Vinnie ne delle espressioni vagamente terrorizzate d’entrambi i ragazzi.La calura del pomeriggio estivo cercava di infiltrarsi insieme alla luce tra gli spiragli delle imposte chiuse, e dentro il soggiorno la polvere danzante era l‘unica cosa che si riuscisse a distinguere bene, a parte lo schermo da trenta pollici sintonizzato sulla partita di football. I 49’rs stavano vincendo contro i Miami dolphins diciotto a quindici, mentre Sammy vinceva dodici a uno contro mr. Budweiser, la tredicesima lattina stretta nell’altra mano pronta per essere stappata. Gli occorse un minuto buono, prima di mettere a fuoco completamente la scena e rendersi conto che lo strano cappello di Vincent non era altro che una testa di cane mozzata, e per essere più precisi la testa del loro cane, Bibo: il collo grondante sangue all’insù e i canini ben piantati nella testa pelata di quello scemo di Vinnie. Sammy fece un balzo all‘indietro sul divano, mollando entrambe le lattine per terra. Quella mezza vuota rotolò fin sotto il tavolino, rovesciando fuori birra ad intermittenza sul tappeto lercio. “Ma che Cristo…”Camel si frappose tra il padre e l‘amico.“ Papà, è successo un casino.”“ Questo l’avevo capito porca di quella puttana… VINNIE HA LA TESTA DEL NOSTRO CANE PIANTATA NEL SUO CAZZO DI CRANIO, GESUCRISTO! LA TESTA DEL NOSTRO POVERO BIBO…”Sporse il viso paonazzo e sbalordito oltre le spalle di Camel, come a voler rendersi conto che quello che stava accadendo fosse vero e non si trattasse invece di uno scherzo di quello scemo di suo figlio e del compare ancora più scemo. Vinnie, però, non rideva mica, e striature di sangue più o meno rappreso gli coloravano il volto come colori di guerra apache. Il ragazzo si guardava attorno con fare disperato mentre gli occhi spenti di Bibo, sopra la sua faccia da scemo, non guardavano da nessuna parte.Sammy distolse per il momento l’attenzione da quella visione rivoltante e tornò quindi a concentrarsi sul figlio. “Cosa cazzo avete combinato?” Improvvisamente, parve ricordarsi qualcosa e girando la testa di qua e di là ispezionò il salotto senza scollarsi dal divano. “ E Mia dove diavolo è? Ve l’avevo lasciata in custodia... dove cazzo è Mia???”Camel gli fece cenno di star calmo. “Adesso ti spiego tutto, non ti preoccupare… - si chinò sulle ginocchia e raccolse la lattina vuota e quella piena. Appoggiò la prima sul tavolino e strappò la levetta alla seconda. “Tieni, beviti un’altra birra, così ti calmi…” la porse al padre, il qualeche guardò la lattina come se gli avesse appena offerto uno stronzo secco.CONTINUA...Desidero ringraziare gli amici di pescepirata.it (ed in particolare Massimiliano Tosarelli) per aver creato la pazza famiglia Robinson, dalla quale ho tratto l'ispirazione per scrivere questo racconto.
“ Non hai caldo con quel cappello in testa?” furono le prime parole di Sammy Robinson non appena vide Vincent Colosimo entrare nel soggiorno, seguito a ruota da suo figlio Camel. L’uomo era talmente impegnato a seguire la partita e scolare birra, che sul momento non si accorse ne del sangue che rigava il volto di Vinnie ne delle espressioni vagamente terrorizzate d’entrambi i ragazzi.La calura del pomeriggio estivo cercava di infiltrarsi insieme alla luce tra gli spiragli delle imposte chiuse, e dentro il soggiorno la polvere danzante era l‘unica cosa che si riuscisse a distinguere bene, a parte lo schermo da trenta pollici sintonizzato sulla partita di football. I 49’rs stavano vincendo contro i Miami dolphins diciotto a quindici, mentre Sammy vinceva dodici a uno contro mr. Budweiser, la tredicesima lattina stretta nell’altra mano pronta per essere stappata. Gli occorse un minuto buono, prima di mettere a fuoco completamente la scena e rendersi conto che lo strano cappello di Vincent non era altro che una testa di cane mozzata, e per essere più precisi la testa del loro cane, Bibo: il collo grondante sangue all’insù e i canini ben piantati nella testa pelata di quello scemo di Vinnie. Sammy fece un balzo all‘indietro sul divano, mollando entrambe le lattine per terra. Quella mezza vuota rotolò fin sotto il tavolino, rovesciando fuori birra ad intermittenza sul tappeto lercio. “Ma che Cristo…”Camel si frappose tra il padre e l‘amico.“ Papà, è successo un casino.”“ Questo l’avevo capito porca di quella puttana… VINNIE HA LA TESTA DEL NOSTRO CANE PIANTATA NEL SUO CAZZO DI CRANIO, GESUCRISTO! LA TESTA DEL NOSTRO POVERO BIBO…”Sporse il viso paonazzo e sbalordito oltre le spalle di Camel, come a voler rendersi conto che quello che stava accadendo fosse vero e non si trattasse invece di uno scherzo di quello scemo di suo figlio e del compare ancora più scemo. Vinnie, però, non rideva mica, e striature di sangue più o meno rappreso gli coloravano il volto come colori di guerra apache. Il ragazzo si guardava attorno con fare disperato mentre gli occhi spenti di Bibo, sopra la sua faccia da scemo, non guardavano da nessuna parte.Sammy distolse per il momento l’attenzione da quella visione rivoltante e tornò quindi a concentrarsi sul figlio. “Cosa cazzo avete combinato?” Improvvisamente, parve ricordarsi qualcosa e girando la testa di qua e di là ispezionò il salotto senza scollarsi dal divano. “ E Mia dove diavolo è? Ve l’avevo lasciata in custodia... dove cazzo è Mia???”Camel gli fece cenno di star calmo. “Adesso ti spiego tutto, non ti preoccupare… - si chinò sulle ginocchia e raccolse la lattina vuota e quella piena. Appoggiò la prima sul tavolino e strappò la levetta alla seconda. “Tieni, beviti un’altra birra, così ti calmi…” la porse al padre, il qualeche guardò la lattina come se gli avesse appena offerto uno stronzo secco.CONTINUA...Desidero ringraziare gli amici di pescepirata.it (ed in particolare Massimiliano Tosarelli) per aver creato la pazza famiglia Robinson, dalla quale ho tratto l'ispirazione per scrivere questo racconto.
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