Luoghi di magia e suggestioni: la Rocca di Zumaglia

Da Chiara Lorenzetti

Chi ha avuto la pazienza di incamminarsi con me settimana scorsa nel sereno e placido pianoro della Chiesa di San Secondo a Magnano ( qui il post)  abbia cura di cambiare scarpe ed umore.
Allacci stretti scarponi e zaino e si premuri di non aver paura di fate, orchi e fantasmi. Si faccia quiete se teme le urla sommesse di qualche prigioniero ancora relegato nelle segrete e se, ahimè, è debole di cuore, si ammanti di mantello e prenda con sé un amico coraggioso.
Suvvia: si inizi orsù il cammino!

Il bosco fitto e rigoglioso, ricco di piante pregiate ed esotiche, fu fatto costruire ed abbellire da Vittorio Buratti, conte della Malpenga , ultimo proprietario nel 1936 della Rocca, ultimo di una serie alterna di vicissitudini e proprietari, che unite alle leggende, rendono speciale la nostra visita.
Si sale dal paese di Ronco Biellese, in un mistero di statue, capitelli, grandi orci, mascheroni, nascosti lungo il cammino, lungo un sentiero acciottolato. La cura del paesaggio è affidata ora all’associazione Ars Teatrando, che sta trasformando la Rocca e la montagna sottostante, detta “Il Bric” in una collina dell’arte. Primo esempio e il più famoso è lo spettacolo itinerante che si tiene ogni anno d’estate, quest’anno a titolo “Brandelli d’Italia”
Ciò che non ti aspetti di vedere, nel mezzo della vegetazione è un castello, una rocca antica, un maniero austero e imponente, proprio lì, sopra la tua testa.

Si avvicina il tempo di entrare nella Rocca e il timore sorprende anche l’animo più puro. L’ingresso passa per un piccolo portone erto su pochi scalini e il passaggio porta a vedere da subito le grate delle segrete, anguste, buie. Un’aria fredda e umida, sentore di fantasmi e pene, esce malefica e viene da correre veloce per sottrarsi ad una dannazione certa.

Quale meraviglia accorgersi che ciò che ci aspetta poco sopra le segrete carceri, è un terrazzo sulle prealpi biellesi ( ahimè chiamate a ragione “pisciatoio d’italia” ma voi non fatevene cruccio),incastri perfetti e lineari, semplicità e rigore di pietre. 

Dettagli, curati, imposti, studiati, immaginati: un mondo fiabesco, un sentirsi in un’altra epoca immersi nel silenzio della natura.

Non abbiatene a male se ho giocato con voi.
La Rocca di Zumaglia altro non è che la ricostruzione in stile del vero Castello, in origine datato 1291. Alterne vicende storiche portarono alla sua parziale distruzione nel 1556 e fu solo la filantropia di Vittorio Buratti che operò la sua ricostruzione.
Un esempio di perfetta integrazione nel contesto naturale, un gioco assai prezioso.

Ora tocca a voi.
Armatevi di coraggio e qualche storia nelle tasche e seguite quell’estro così nuovo di Vittorio Buratti e ora della compagnia d’arte Ars Teatrando e salite su per il Bric, spade e cappe, abiti sontuosi e cavalli. Giocate alle armi o alla poesia, che di tempo di realtà c’è n’è fin troppo d’ogni giorno.

Chiara
( grazie al blogger strinature di saggezza .wordpress. com per le immagini)


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