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Lupi della sponda

Creato il 06 giugno 2012 da Cultura Salentina
rerars

Sandro Chia, Close to the Ocean (Uomini con delfini), 2006, olio su tela, Collezione privata.

Invenit

da Luigi De Donno, frate, poeta

Carissimo Cesare,

non ti sembrerà vero, ma ti scrivo proprio alle tre di notte di un tredici settembre che vede il mio ritorno a S. Fara. Era da tempo che mi ero ripromesso di farmi sentire, di scriverti…

è strano, ho conservato questa voglia come uno dei momenti più dolci delle mie giornate. Non mi vergogno a dire che l’ho fatto apposta.

In fondo, credo, che tutti e due temiamo (o abbiamo temuto) di incontrarci solo sulla riva del “come eravamo”, fra ricordi belli ma spuntiti, segno di una storia ammalata di avvenire. Diverso il luogo del nostro incontro: non bisogna cercarlo, mentre non si cerca nulla l’offerta sarà imprevedibile, illimitata. L’incontro con sé stessi, l’incontro con l’altro, l’incontro con Dio si gioca nel piccolo spazio fra l’ombra e la luce, nel tenero e tagliente loro rapido abbracciarsi. E le vite passano una nell’altra, scorrono come cascate e gli spruzzi sono le nostre occasioni migliori.

Discontinuità del nostro vivere, mille chicchi di grandine le nostre emozioni a colpire l’astratta lucida lamiera della razionalità. E se la vita è un fuoco, noi siamo le scintille che a stento brillano all’orizzonte dell’incendio: proiettate in alto, ma con una grande sete di suolo. Il mio corpo non è più lo stesso, si trasforma lentamente (Dorian Gray?), ha tanto bisogno di me quanto io, una volta, avevo bisogno di lui. La malattia è un altro occhio che mi è spuntato al centro del petto; una finestra aperta alla tramontana e allo scirocco instancabili portatori di sudore umano.

No, il mio male non mi divide dalla vita; né dalla mia né da quella degli altri: mi fa sentire labbro di ferita, compagno di dolore. Sono ormai le quattro, torno nel mio letto: sono felice di averti ancora incontrato stanotte, amico carissimo, amico di carne e di nervi. Io riprendo in pieno la mia strada, chiedo al Signore di giungere a servirlo totalmente come frate e sacerdote; Lui saprà cosa fare.

Abbraccio forte te, Maria e i tuoi bambini, sicuro di trovarti già domani sulla sponda del mio cuore

tuo Gigi

di Cesare Minutello

Fecit

a Luigi De Donno, frate, poeta

lo sai è realtà

la morsa che col marasma

la prospettiva ammanta

e fuori incombe sulla riva

d’incerti approdi

carico è il viaggio

e sul fondale

resti di stelle,

d’indifesi nidi

da qui dove insiste una traccia

trattenere l’acqua con le mani

per un poco ancora si può

dunque su monti d’inchiostri

siamo nient’altro che lupi o partigiani

tra rocce pietre

isolati arsi

nei prati acquattati

invisibili sparsi

e stanno bruciando l’erba tutto intorno

e ora le labbra

si vanno seccando

svelta nel campo

una banda di ragazzi

fra lazzi grida

e risa va spedita

lontano come un falò

di festa quasi incendia il paese

verrà l’avvenire verrà

come un morso

arriverà sulla sponda

Maglie, 13.9.1991 h.3.29


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