Magazine Cultura
«...Una volta disotto ci siamo ritrovati centinaia di minuscoli occhi rosso-fuoco puntati addosso: sobillati dalla nostra presenza, nugoli di sorci sbucavano dalle commessure dell’ammattonato per venire a camminarci sugli stivali. Il Maggiore è stato rapito da un inaspettato moto di disgusto e con uno sciò quasi isterico ha calciato alcuni di quei viscidi abitatori delle tenebre per poi ricomporsi in tutta fretta e proseguire nell’antro mentre i ratti, in un disarmonico agitarsi di code, si disperdevano squittendo nell’oscurità alle nostre spalle. Poi, posate le fiaccole in una rastrelliera, il parroco si è affrettato ad avviare le lucerne impiccate alle pareti. Lo spettacolo che d’un tratto si è illuminato davanti ai nostri sguardi è stato come un impiastro di gelo sul cuore, anche per quelli della truppa più avvezzi agli orrori della guerra. Solo la decennale pratica nel gabinetto anatomico dell’università mi ha consentito di tenermi saldo e lucido dinanzi alla pianura di cadaveri che ingombrava la sala delle sepolture. Alla stregua di larve d’un inimmaginabile essere ctonio, una moltitudine di corpi enfiati, calvi, pallidi, le bocche serrate oppure stravolte in un’espressione di eterna sorpresa, le mani rigide e contratte, talvolta mutile, fissavano senza occhi il cielo del cimitero ipogeo in una macabra, straziante composizione mortuaria. Riavutomi dalla sorpresa, ho chiesto al Priore dove si trovassero i corpi che ci interessavano, cosicché quello ci ha condotto nell’angolo più remoto della sala, laddove ci siamo radunati a semicerchio attorno a un cofano muffito. Una volta scoperchiato, dal loculo si è sprigionata una nube sottile di un gas alabastrino che per un istante, nonostante ci fossimo premuniti di proteggere il volto con dei fazzoletti, ha offeso il nostro olfatto provocando più di qualche mugugno. Avvolto entro un sudicio bendaggio ormai completamente sfibrato, il cadavere della mammana giaceva semimummificato sotto un informe strato di calce. A parte, come una talea in dotazione colla salma, un involucro di pezza conservava ciò che rimaneva della sua testa...» [il resto? restate sintonizzati]
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