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Lupin III: Il film - Recensione

Creato il 22 febbraio 2016 da Lightman

Direttamente dalle pagine dei manga di Monkey Punch ecco arrivare, per la prima volta in veste 'ufficiale' in live action, il mitico Lupin III, protagonista di una folle avventura all'insegna del colpo grosso.

Lupin III: Il film - Recensione Lupin III: Il film - Recensione

Marco Lucio Papaleo inizia a giocherellare sulle tastiere degli home computer nei primissimi anni '80. Da allora, la crossmedialità è la sua passione e sondarne tutti i suoi aspetti è la sua missione. Adora il dialogo costruttivo, vivisezionare le opere derivate e le buone storie. E' molto network e poco social, ma è immancabilmente su Facebook e Google+.

"Chi lo sa che faccia ha, chissà chi è... tutti sanno che si chiama Lupin" recitava l'intro de Il valzer di Lupin, storica sigla italiana dell'anime dedicato a Lupin III, l'irresistibile furfante nato dal pennino del fumettista giapponese Monkey Punch quasi cinquant'anni fa. Gli anni passano ma il ladro gentiluomo resta e, anzi, la sua popolarità sembra non conoscere sosta, e non solo nel natio Giappone, a dispetto delle mode e del genere, non certo il più in auge tra i manga moderni. Ai fumetti, le varie serie animate, i videogiochi e la sterminata schiera di medio e lungometraggi a lui dedicati nel 2014 si è andato ad aggiungere il primo live action "ufficiale": già nel '74 era stato prodotto un film ispirato al personaggio, presto misconosciuto & disconosciuto. Questo Lupin III: Il film, invece, ha goduto del pieno supporto degli aventi diritto, in primis del sensei Monkey Punch, che ha collaborato al progetto e si è prestato per un cameo, a mò di uno Stan Lee dagli occhi a mandorla.

Nessun interesse per le conquiste facili

Lupin III: Il film - Recensione

Nella pellicola diretta da Ryûhei Kitamura (che gli appassionati di cinema orientale ricordano per Azumi, Versus e Godzilla: Final Wars) ritroviamo tutti gli elementi e i personaggi cardine dell'universo fumettistico/animato del personaggio: a partire appunto da Lupin III, strepitoso ladro d'altissimo livello accompagnato dall'infallibile pistolero Jigen, dal temibile spadaccino Goemon e dalla sensuale e truffaldina Fujiko. Inseguiti, come d'obbligo, dall'ispettore dell'Interpol Koichi "Zazà" Zenigata. In quest'avventura, che per certi versi rinarra le origini dei personaggi, Lupin e soci sono alle prese con un tesoro appartenuto nientemeno che a Cleopatra, con un caveaux apparentemente inespugnabile e con un complesso gioco di intrighi e doppi giochi, dettati dal desiderio di vendetta.
Nel film vengono presentati diversi personaggi originali, più della media di quanti siamo abituati a vederne nelle opere animate, e a un paio di essi è riservato uno spazio notevole nell'economia della trama, rischiando quasi di far concorrenza ai personaggi storici, in quanto a minutaggio e importanza. Scelta che può apparire bizzarra, ma presa probabilmente per ovviare ad una banalità di fondo che si voleva a tutti costi evitare. Altra particolarità è il tono della pellicola, forse (e stranamente) serioso per la maggior parte del tempo, o quantomeno votato ad una maggiore verosimiglianza con una versione "realistica" del personaggio e delle sue routine. Che sono tutte presenti, intendiamoci, ma stemperate degli eccessi fumettistici, pur non risultando mai in un film crudo e maturo.

La versione italiana

Particolarità della versione italiana è quella rappresentata dal doppiaggio: le voci dei protagonisti, difatti, sono le stesse che siamo abituati a sentire sui cartoni animati. Un elemento familiare che Microcinema ha voluto regalare agli spettatori per farli sentire subito "a casa" nonostante l'effetto sia inizialmente un po' straniante. Considerando anche il fatto che in originale il film è recitato metà in inglese e metà in giapponese, un elemento di bilinguismo che per forza di cose negli adattamenti si va a perdere.

Sono lontani, dunque, i tempi delle iperboli della seconda e terza serie animata (Goemon non trancia in due le automobili con la katana o tagliuzza i vestiti alle persone lasciandole in mutande, per dire!) o le raffinatezze da graphic novel per adulti de La donna chiamata Fujiko Mine. È un film per tutti, dall'appeal volutamente internazionale, che strizza l'occhio alle serie di Ocean's e Fast & Furious (ma con la mitica 500 FIAT!) rimanendo fondamentalmente fedele all'originale pur con un tocco di modernità cinematografica che può piacere o meno.

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