In una società dove troppo spesso si ghettizza per “grandi categorie” – dove “tutti gli stranieri sono delinquenti”, dove “tutte le donne appariscenti sono poco di buono”, dove “tutti gli zingari rubano” e chi più ne ha più ne metta – l’abito troppo spesso viene deputato a fare il monaco e nessuno si preoccupa – per troppa superficialità – di andare oltre l’ignoranza affibbiando agli altri etichette false e spesso dolorose.
Ben venga quindi questo albo colorato, semplice e vivace, edito da San Paolo, scritto da Maria Loretta Giraldo e illustrato da Nicoletta Bertelle: “Lupo Cattivo”.
Un libro chiaro nel suo scopo educativo, forse addirittura un po’ troppo, se non fosse che la “morale” mi piace ed è importante e quindi non starò qui a sottolinearne la leggera vena didascalica.
Il pregio è sicuramente quello di risultare semplice, facilmente recepibile e interiorizzabile anche dai bambini più piccini.
Lupo Cattivo è un grosso lupone nero e peloso, mette paura in effetti se non fosse che…cattivo non è affatto! Anzi è buono e un po’ fifoncello, ma nessuno lo sa e, cosa più grave, nessuno si prende la briga di provare a scoprirlo.
Tutti lo evitano e il risultato è che il povero animale vive solo nella sua casetta in mezzo al bosco. Ad aggravare la situazione il nome riportato a chiare lettere sul campanello: Lupo Cattivo, appunto. Credete che qualcuno si sia mai preso la briga di suonare?
Fin quando un bel giorno il campanello finalmente trilla. A far visita al lupo è una biscia chiamata Biscia Velenosa. Ma indovinate? Parimenti al suo amico, anche lei velenosa non è per nulla.
Poi arriva il terzo compagno: Maiale Puzzolente, che è però profumatissimo. Subito dopo l’onestissima Gazza Ladra e, per finire, il coraggioso e spavaldo Coniglio Pauroso.
I cinque amici mettono su le loro abitazioni tutte vicine vicine, premurandosi di identificarsi chiaramente sui campanelli.
Sarà il sesto personaggio tirato in ballo dalle vicende, anche lui poco fedele al suo nominativo, a suggerire di modificare i falsi appellativi e finalmente sulle etichette delle varie case compariranno i nomi giusti.
Ora è proprio il caso di affermare: di nome e di fatto!
Una storia che parla di false apparenze ma, a suo modo, anche di diversità e di pregiudizio verso la diversità.
I cinque animali si trovano ad essere soli perché giudicati malamente, ma anche perché differenti dal “normale”.
Soltanto grazie all’amicizia, all’unione e all’accettazione dell’uno verso gli altri, riescono a superare la solitudine e a mostrare il proprio essere, senza rimanere più schiavi del giudizio, e del pregiudizio altrui.
E a trovare la forza di mostrarsi al mondo per quelli che sono davvero, diversi ma felici di esserlo.
Tanti temi “buoni” quindi, positivi per i bambini che crescono e hanno bisogno di riflettere su se stessi e sulla realtà che li circonda, imparando a non peccare di superficialità e a non soffrire la differenza.
Allegre e briose le grandi e variopinte illustrazioni, realizzate con un’originale e gradevole tecnica “a graffio”. Anche i disegni risultano tranquillizzanti e lieti e suggeriscono, con la loro morbidezza e i colori vivi, un’idea di positività e di proficua apertura all’altro.
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