My son, my son, what have ye done(USA, Germania 2009)
Regia: Werner Herzog
Cast: Michael Shannon, Willem Dafoe, Chloe Sevigny, Grace Zabriskie, Udo Kier, Michael Peña, Loretta Devine, Brad Dourif
Genere: fuori di testa
Links: imdb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Inland Empire, Antichrist, Blackout
David Lynch presentaun film di Werner Herzog
Che dire? Abbastanza per avere delle aspettative mooolto alte da questo film che ha inoltre un titolo davvero affascinante e, molto stranamente, passato indenne al vaglia dei titolisti italiani! Una notiziona, questa.
Fine delle buone notizie, perché questo film è una delusione cocente. Lo spunto iniziale sembra promettere bene, almeno per i primi 5 minuti circa della pellicola.
Willem Dafoe in versione sbirro ha un dialogo con il collega in auto di tipo tarantiniano, quindi arriva sulla scena di un delitto. Una casa normale, di un quartiere di periferia normale, un’atmosfera di inquietudine normale, alla David Lynch (qui in veste di produttore della pellicola). Una signora è stata trovata morta in casa sua. L’arma del delitto? Una spada antica. Possibile sospettato? Il figlio, che si ritrova rintanato nella casa di fronte con due ostaggi. Bene, un bel thriller, persino ispirato a un vero fatto di cronaca. Le premesse ci stanno tutte. E invece…
E invece niente. Si affoga nella noia tra flashback che vorrebbero svelare chissà quali significati reconditi nella malattia mentale del protagonista, ma finiscono per rivelarsi inconcludenti. Ecco, se c’è un termine che ben definisce questa pellicola è inconcludente.
Visivamente curata, con qualche scena di (finto) ralenty anche bella e soprattutto un ottimo e inquietante cast:
Willem Dafoe tra Cuore Selvaggio, eXistenZ, Antichrist e quant’altro è un maestro nel genere visionario-fuori di testa,
Chloe Sevigny è una mia idola assoluta, pure lei affezionata al genere (tra l’altro ha già lavorato con Dafoe in American Psycho e Manderlay),
Grace Zabriskie è una presenza fissa nel cinema lynchiano (era la madre di Laura Palmer, ma c’è anche in Cuore Selvaggio e Inland Empire) ed è secondo me
la donna più spaventosa del mondo. Basta la sua sola presenza per togliermi il sonno per giorni e giorni e riportarmi alla mente inquietudini infantili. Perfettamente calato nella parte poi il protagonista
Michael Shannon, già pazzo di Revolutionary Road.
I pezzi giusti al posto sbagliato. Se i film di Lynch sanno essere sconclusionati, folli e depistanti come pochi, alla fine in qualche strambo e inspiegabile modo tutto torna. Solo che Herzog non è Lynch, questo non è il suo genere di film e qui i tasselli vorrebbero costruire un puzzle che, una volta terminato, ti rendi conto di come fosse fallato e così torni indietro al negozio dove l’hai acquistato per farti dare indietro i soldi. Solo che io di puzzle in vita mia non ne ho mai comprati, né tantomeno terminati, e quindi questa è una metafora inutile e inconcludente tanto quanto il film.Lynch mio, Lynch mio, che hai prodotto?(voto 5)