Spesso quando si dice di qualcuno che "vive nel proprio mondo" si intende indicare una persona che non ha un contatto con la realtà, che è persa nei suoi pensieri, nelle proprie sensazioni. Si utilizza anche l'espressione "avere la testa sulla luna" e credo che da qui derivi il termine stralunato.
I Mercury Rev potrebbero essere definiti così, come un gruppo di musicisti in viaggio sulla luna, con una navicella magari un pò meno tecnologica di quelle che si vedono nei film di fantascienza. Magari costruita con dei pezzi trovati in una discarica, tipo come in Navigator, uno dei film che ha alimentato il fascino per l'esplorazione dell'Universo.
La band americana parte per il lungo viaggio, tra fiati, carillion, pianoforti Wurlitzer, theremin e strumenti retrò, fluttuando tra spirali e correnti ascensionali, prendendo ispirazione dalla tradizione americana, mescolando psichedelia e folk. Voci e suoni si diffondono nell'atmosfera, andando a perdersi nello spazio, come se il gruppo suonasse all'interno di un ambiente in costante sottovuoto intergalattico.
Aggrappati solamente alle loro corde, ai tasti e alle bacchette, vagano così in alto che molte volte riescono a farci perdere la testa, e a trascinarci nel loro mondo.
Sarà l'altitudine o la mancanza di ossigeno, ma creano questo stato di continuo movimento, che quasi anestetizza l'ascoltatore, facendolo immergere in un flusso che ha come unica destinazione la luna e la sua totale assenza di rumore.
Balthazar Smith
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