31 ottobre 2011 di Massimiliano Scordamaglia Lascia un commento
Vidi il film da bambino e certe cose rimangono, la palla che rotola, il palloncino incastrato tra i fili elettrici.
In qualche modo il racconto non mi sorprese, essendo in quell’eta’ in cui i genitori non mentono mai e la storia rafforzava gli avvertimenti sul diffidare degli sconosciuti.
Ecco quindi il difficile compito di crescere, contrasto tra innocenza e realta’, necessita’ di introiettare cio’ che accade all’esterno riportandolo ad una dimensione personale e non universale.
Ebbene ritengo che un film come questo, non potendolo vedere ai tempi della sua uscita, ne guadagli enormemente se visto con occhi ancora candidi perche’ solo in questo modo e’ possibile recuperare lo spirito del tempo, la generale innocenza di un intero popolo che non poteva nemmeno concepire l’orrore di un individuo che si accanisca contro i bambini pur iniziando a preconizzarlo.
E’ altresi’ vero che l’effetto e’ amplificato dal cinema espressionista di Lang, anzi e’ indubitabile che l’enorme eco e il successo della pellicola sia indissolubilmente legato al regista e al suo stile, come se l’uno dipendesse dall’altro in una simbiosi perfetta d’intenti e concomitanze.
D’altro canto lo zeitgeist lo si evince anche nel rappresentare una societa’ non totalmente inquinata dai distinguo, dalle infermita’ di mente temporanee, dei caini da salvare, dalle colpe che sono alternativamente della scuola, della famiglia, dalle ingiustizie sociali e mai dall’orrore di un individuo piu’ vicino al mostro che all’uomo.
Non che il sistema fosse esente da difetti quando il minimo fraintendimento poteva mettere un innocente alla berlina, ma del resto l’emotivita’ senza controllo e ingiustificata la viviamo anche oggigiorno laddove siamo straziati dai due estremi di ipergarantismo e ipergiustizialismo che come barriere opposte intrappolano l’individuo nella totale anarchia. Lang offre con correttezza entrambe le prospettive ma il sangue circola in una sola direzione che ognuno ben conosce.
Oltre lo stile visivo e straordinarie innovazioni tecniche di ripresa, Lang esaspera questi aspetti e all’idea da’ corpo con le sue ombre scurissime, con le linee tendenti all’infinito e con gli occhi spalancati e terribili di un Peter Lorre che col film si e’ giustamente guadagnato l’immortalita’.
Qui si e’ fatta la storia, impossibile non essere testimoni.
"You have to watch your children"
In qualche modo il racconto non mi sorprese, essendo in quell’eta’ in cui i genitori non mentono mai e la storia rafforzava gli avvertimenti sul diffidare degli sconosciuti.
Ecco quindi il difficile compito di crescere, contrasto tra innocenza e realta’, necessita’ di introiettare cio’ che accade all’esterno riportandolo ad una dimensione personale e non universale.
Ebbene ritengo che un film come questo, non potendolo vedere ai tempi della sua uscita, ne guadagli enormemente se visto con occhi ancora candidi perche’ solo in questo modo e’ possibile recuperare lo spirito del tempo, la generale innocenza di un intero popolo che non poteva nemmeno concepire l’orrore di un individuo che si accanisca contro i bambini pur iniziando a preconizzarlo.
E’ altresi’ vero che l’effetto e’ amplificato dal cinema espressionista di Lang, anzi e’ indubitabile che l’enorme eco e il successo della pellicola sia indissolubilmente legato al regista e al suo stile, come se l’uno dipendesse dall’altro in una simbiosi perfetta d’intenti e concomitanze.
D’altro canto lo zeitgeist lo si evince anche nel rappresentare una societa’ non totalmente inquinata dai distinguo, dalle infermita’ di mente temporanee, dei caini da salvare, dalle colpe che sono alternativamente della scuola, della famiglia, dalle ingiustizie sociali e mai dall’orrore di un individuo piu’ vicino al mostro che all’uomo.
Non che il sistema fosse esente da difetti quando il minimo fraintendimento poteva mettere un innocente alla berlina, ma del resto l’emotivita’ senza controllo e ingiustificata la viviamo anche oggigiorno laddove siamo straziati dai due estremi di ipergarantismo e ipergiustizialismo che come barriere opposte intrappolano l’individuo nella totale anarchia. Lang offre con correttezza entrambe le prospettive ma il sangue circola in una sola direzione che ognuno ben conosce.
Oltre lo stile visivo e straordinarie innovazioni tecniche di ripresa, Lang esaspera questi aspetti e all’idea da’ corpo con le sue ombre scurissime, con le linee tendenti all’infinito e con gli occhi spalancati e terribili di un Peter Lorre che col film si e’ giustamente guadagnato l’immortalita’.
Qui si e’ fatta la storia, impossibile non essere testimoni.
"You have to watch your children"