Di Consiglia Grande. Il metodo di selezione dei candidati nelle varie elezioni del M5S è stato fin da subito discutibile. Manca un sistema rigido, universale, ferreo a cui subordinare l’entrata in parlamento, piuttosto che la poltrona al consiglio regionale.
Le tensioni vengono alimentate dalle prossime future elezioni regionali in Emilia Romagna, delle regionali in Calabria e regioni in cui si voterà nei prossimi mesi. Si sospetta l’infiltrazione di camorristi e mafiosi all’interno del Movimento. Resta il fatto che tra i requisiti base per la candidatura occorrono rispettivamente la fedina penale pulita e non esser sottoposti a indagini. Ma nei territori periferici si va oltre; a spiegarlo è Girolamo Pisano, deputato grillino: Le liste si riempiranno di mafiosi e camorristi, chi lo impedisce? Senza un filtro fatto di conoscenza del territorio, rapporti, lavoro comune, nessuno può garantirti che una persona con la fedina penale pulita non sia invece un malintenzionato. Se io fossi un bel capo camorrista, farei iscrivere i miei familiari sul blog, creerei di fatto una struttura fantasma ufficializzata con il meet up, e alla fine candiderei qualcuno gestendo direttamente i voti sul portale. È un meccanismo facilissimo da infiltrare e loro lo sanno.
Chi sono questi loro? Ovviamente Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Intanto Pisano continua: Non lo saprebbero, non hanno il controllo del territorio, e lo dimostra quello che è successo in Sardegna, con il fallimento delle liste che dovevano presentarsi, o la guerra tra bande in Calabria. (…) Questo regolamento per la selezione dei candidati è giusto, perché si propone di abbattere il muro tra politica e cittadini, ma non è capace di rendere il Movimento impermeabile ad associazioni criminali o gruppi d’interesse.
E in effetti che in passato non si siano verificati eventi di questo tipo non lo possiamo proprio affermare. Può d’altronde accadere che qualche pregiudicato sfrutti posizioni di potere, per riaffermare la propria notorietà.