Ma buono è otto o sette?

Da Maestrarosalba
La fine della scuola si può benissimo tradurre in numeri: quanti giorni di frequenza, quante assenze, quanti frequentanti, quanti ritirati, quanti trasferiti, quante riunioni, quante ore... tutta una statistica che non a caso, lo sanno bene gli insegnanti, va riportata nei registri.
E anche il "quanto" si è imparato si traduce in una rappresentazione numerica: i voti. 
La valutazione numerica, reintrodotta nel 2008 dalla riforma Gelmini anche alla Primaria, a oltre vent'anni di distanza dalla L. 517 che ne decretò l'abolizione, ha soppiantato i giudizi sintetici, ma non del tutto, perché nella valutazione del comportamento, esso invece reintrodotto dalla Riforma Moratti, ancora è previsto il giudizio sintetico. La riforma specifica, inoltre, che i voti vanno comunque illustrati con giudizio analitico sul livello globale di maturazione raggiunto dall’alunno, Per indicare il livello globale si usa il giudizio sintetico. Di fatto utilizziamo un sistema misto.
Come in tutte le fasi di passaggio per poter trasferire il giudizio sintetico in numero si è usata una tabella di corrispondenza. E qui ci viene in soccorso Wikipedia con queste tabelle, che efficacemente raccontano la situazione:
La tabella sotto indica la corrispondenza tra giudizi sintetici/voti per la Primaria e la Secondaria di I° Grado: 
Mentre la seconda indica la:

Tra queste due corrispondenze salta subito agli occhi che buono indica a seconda dei gradi di scuola due voti diversi.
Quello del buono che può valere setto o otto è un problema noto nelle scuole.  Non a caso prima di iniziare gli scrutini e in particolare per l'attribuzione del voto in comportamento la domanda di rito è spesso: buono corrisponde a sette o otto?
Potrebbe sembrare una banalità ma tra un valutazione numerica indicata in sette vi è una bella differenza, ad esempio se il voto fosse indicato in centesimi sette è 70 e otto è 80. In una valutazione in trentesimi, come avviene all'università sette è 21 e otto è 24 il che potrebbe pure fare la differenza tra l'accettare o meno il voto, ad esempio. Se torniamo alla nostra pagina di Wikipedia, nelle corrispondenze indicate per gli altri paesi si intravvede una certa univocità, passando da quella tedesca, che si distingue in quanto a esiguità fino a quella americana che, almeno all'apparenza, consente tutta una gradualità tra un voto e l'altro. 
Ora, senza andare a scomodare grandi discorsi sulla valutazione, e senza entrare nel merito stretto del passaggio da un sistema a un altro ché non è questa la sede, è evidente che dovrebbe esistere un'unica tabella di corrispondenza valida per tutti gli ordini di scuola. Per un solo unico motivo che riguarda tutti: levare alla valutazione quanto più soggettività possibile e dargli un criterio di uniformità. Com'è pensabile di valutare secondo gli stessi criteri se le parole non valgono allo stesso modo?
 Non dovrebbe essere difficile far corrispondere una quantità ad un'altra, e attraverso i numeri mettersi d'accordo sul valore esatto di un giudizio. Oppure scegliere in maniera definitiva per un sistema, evitando di fare della valutazione un gioco di equilibrio. Perchè i giudizi sintetici è già difficile definirli anche in presenza di indicatori, ma se ancora dobbiamo discutere di cosa valgono si fa il doppio della fatica.
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