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Ma c'è bisogno degli "scrittori di viaggi"?

Creato il 16 dicembre 2010 da Paciampi
Fino a ieri leggevo gli "scrittori di viaggi" - e anche sugli "scrittori di viaggi" - e l'unica cosa che non mettevo in discussione era proprio questa espressione: "scrittori di viaggi". Qualcosa a metà tra una seria classificazione nel mare magnum della letteratura e un titolo onorifico da invidiare. Una sorta di segnalibro per tracciare una distesa di parole a me congeniale.
Poi ho cominciato a leggere Il turista nudo di Lawrence Osborne (Adelphi), un libro che, lo dico subito, fin dalle prime pagine mi sembra promettere molto. Ed ecco il dubbio come un macigno:
Il turismo ha generato un rispettabilissimo numero di attività subordinate. Tour operator, albergatori, guide, direttori di resort, naturalmente, ma anche quegli esseri che è uso definire, con un'etichetta a dir poco lugubre, "scrittori di viaggi". La cultura tecnocratica preferisce infatti far seguire la qualifica di "scrittore" da un aggettivo, a garanzia del fatto che l'individuo in questione non è un ciarlatano, cioé un povero disgraziato con una sua voce, e soprattutto non è, orrore degli orrori, uno scrittore e basta. Il bello è che "scrittore di viaggi" lo si diventa d'ufficio, appena pubblicato un rigo avente per oggetto una città straniera
Dubbio, allora: abbiamo davvero bisogno degli "scrittori di viaggio"? Voi che ne pensate?

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