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Ma che bella sorpresa

Creato il 02 luglio 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

50581Stereotipata favola allucinogena

Torna, dopo (troppo) poco tempo, dietro la macchina da presa Alessandro Genovesi con Ma che bella sorpresa, una commedia che vuole alleggerire il “tragico” tema della separazione, quella che si porta appresso pianti, disillusione nell’amore, pazzia e allucinazione, quest’ultima declinata in modo estremo.

Il milanese Guido, professore di lettere in un istituto di Napoli, viene lasciato dalla fidanzata perché troppo prevedibile e sdolcinato. Di conseguenza Guido cade in depressione e a nulla serve la simpatia del collega/ex alunno Paolo. Tuttavia una sera alla sua porta suona Silvia, una dea in vestaglia.

Genovesi non aveva steccato completamente con la creazione del suo ultimo prodotto (Soap Opera, commedia pulita e infiocchettata al punto giusto, ma forse, proprio a causa di ciò, troppo innocua); diversamente con Ma che bella sorpresa inciampa in una costruzione narrativa che fatica a trascinare e convincere. Inoltre non giova al regista la scelta di affiancare al tuttofare Bisio (fulcro della vicenda e unico motore) l’esordiente Chiara Baschetti, che nasce come modella e che in Ma che bella sorpresa offre una prova recitativa al di sotto della sufficienza. Ed è lei il grande problema della pellicola: bella, ammaliante e (s)vestita in modo provocante è l’ideale donna perfetta del protagonista Guido, ma non è l’interprete carismatica che il ruolo richiederebbe. Difatti se alla lettura del cast si poteva facilmente presupporre che gli anelli deboli sarebbero stati Matano (ebbene sì, ancora lui) e Ornella Vanoni, si rimarrà piacevolmente colpiti della poca invadenza del comico e dai siparietti della cantante con Pozzetto.

Ed è proprio a causa del fatto che i comprimari hanno una limitata rilevanza che il film obbligatoriamente si deve poggiare alla prova recitativa di Bisio. È credibile, forse eccessivamente stralunato, ma è lui a traghettare Ma che bella sorpresa fino alla conclusione. Tuttavia non si riesce a ritrovare un guizzo, una trovata fuori dagli schemi che possa elevare il prodotto di Genovesi a essere una pellicola rilevante.

Principalmente girato in interno (quasi a voler rimarcare una messinscena prettamente teatrale), Ma che bella sorpresa piuttosto che voler far leva sulla ritrovata fantasia del suo protagonista, preferisce ridurlo a macchietta di genere, nella quale la follia prevale sull’immaginazione e il subconscio agisce di conseguenza.

Ma che bella sorpresa diviene l’ennesimo manifesto del cinema di Genovesi: innocuo, legato agli stereotipi e narrativamente “pulito”. Giunto ormai al quarto film, in altrettanti anni, il regista milanese continua a galleggiare nella “mediocrità”, laddove questo termine trova la sua esemplificazione nella costanza di “alti” e bassi e nella volontà di preferire la quantità alla qualità.

Uscita al cinema: 11 marzo 2015

Voto: **


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