Avviso ai lettori: questo post sarà impopolare. Lungo e impopolare. Anzi, diciamo che solleverà molte polemiche. Lo so ma non riesco a frenare il desiderio di scriverlo. La frase che leggete nel titolo è tra quelle che più mi hanno sempre turbata da quando è nata Giulia. Lei è brava e noi genitori siamo fortunati. Semplice vero? Niente affatto. Lei è brava – che poi cosa vuol dire essere bravi? Sulla base di cosa si giudica la bravura? – e noi siamo fortunati. Ma la fortuna esiste? Oppure ci si crea la condizione? Se è vero che siamo responsabili al 100% di quel che ci accade – e io a questo credo molto – allora lo siamo anche dei nostri figli. Ok, l’indole, ma noi genitori abbiamo un ruolo fondamentale.
Quando ero incinta e mi fermavo a pensare a come avrei voluto fosse la mia bambina la risposta era sempre e solo una: “una bambina felice”. Non desideravo altro. Lo dicono tutti? Forse qualcuno si ma non tutti. Solitamente si vuole un figlio tranquillo, uno che ci faccia fare quello che vogliamo, uno pronto ad andare in piscina come il papà o che ami i videogiochi, che magari non faccia capricci e cosi via. Noi no. Io e mio marito volevamo una bambina felice. Nessuna idea di perfezione nella nostra mente. La perfezione, secondo noi, non esiste e nel rincorrerla si rischia unicamente di finire nella piena insicurezza.
Giulia è felice. Ma noi siamo fortunati? No. Noi ci siamo dati da fare affinchè il nostro desiderio si realizzasse. E non senza fatica, determinazione, cuore spezzato dal suo pianto, fermezza e caparbietà. Sempre con tanto, tanto, tanto amore e rispetto.
E’ stato naturale perché parte del nostro sogno. E io mi sono battuta molto affinchè alcune cose accadessero. Giulia ha la sua personalità. E’ una bambina indipendente, decisa, per niente lamentosa e sempre sorridente. Ma è testarda come pochi. Ama la musica, passa ore a sfogliare libri, mangia tutto quello che le si presenta nel piatto che sia una zucchina scondita o un piatto di patatine fritte. Non è legata a orari perché la nostra famiglia non sarebbe stata in grado di mantenere ritmi costanti. Viene con noi praticamente sempre e ovunque. L’ho portata con me anche in situazioni lavorative e se sono a casa a scrivere, e lei è con me, io lavoro serenamente.
Non siamo bravi. Abbiamo solo scelto di darle tutti gli strumenti per superare le paure, vivere con serenità, sentire la nostra presenza e sentirsi a suo agio. Non scegliendo la via più facile. Quando Giulia, a tre mesi, ha cominciato a dormire in cameretta sono stata accusata di essere troppo rigida e senza cuore. Oggi lei vive la sua cameretta con assoluta serenità. Non siamo categorici ma lei sa che quello è il suo ambiente. Il lettone? Non è assolutamente bandito. Le coccole serali con lettura di una storia avvengono li. E ogni tanto, come dono di cui lei è molto molto grata, si dorme tutti e tre insieme. La notte dopo ognuno nel suo letto senza proferire parole. E’ stato sempre sereno il rapporto di Giulia con il letto? No. Io ho passato notti in bianco facendola piangere in diversi step della sua crescita. Entravo in camera e la rassicuravo con calma, tranquillità e amore.
Giulia mangia tutto, dicevo. E’ sempre stata educata all’alimentazione sana perché noi mangiamo sano a casa. I miei genitori sono stati complici perfetti in questo. Quando è cresciuta ha scoperto l’orto del nonno dove raccoglie la frutta ed è felice di mangiarla. Mio marito quando ha fame prima di cena si mangia la carota. Indovinate Giulia cosa ama? Le carote mentre io preparo la cena. Non chiede altro da sempre. E noi non gli abbiamo mai detto nulla in merito.
I capricci? Li ha fatti come tutti i bambini del mondo. Lei non è affatto speciale. Lei è una bambina che ha provato a buttarsi per terra pe strada quando aveva un anno e mezzo perché voleva una seconda merenda: un gelato. Io ero con lei e sono stata irremovibile. Non mi sono curata degli sguardi della gente che commentava “povera bambina vuole solo un gelato”. Sono rimasta ferma sulla mia decisione. Non lo ha mai più fatto. Ha capito e oggi, se vuole la seconda merenda, la ottiene. Perché la chiede, non la pretende, ringrazia per averla avuta. Quando non ha fame non mangia. Quando è affamata mangia di più. Noi ci affidiamo alle sue esigenze e ai suoi stimoli.
Non le abbiamo mai imposto il pisolino pomeridiano anche quando noi si era stanchissimi. Ha sempre dormito quando, quanto e dove ha voluto. Spesso anche in giro perché ha una grande capacità di adattamento. Sa stare nelle situazioni. E noi non le abbiamo imposto nulla. L’abbiamo semplicemente coinvolta in ogni nostra attività.
Le pulizie di casa? Le abbiamo trasformate in un gioco. Le facciamo insieme. Non c’è stato un solo sabato in cui mio marito e lei sono usciti perché io avevo da fare. Si fa insieme, si esce insieme. Risultato? Giulia partecipa divertendosi, canta e sistema i suoi giochi con naturalezza.
“Giulia mi raccomando fai la brava”. Non lo dico mai. Quando al mattino la lascio alla scuola materna le dico “divertiti”. E lei si diverte. Non ha mai sofferto un giorno, nemmeno all’inizio.
E’ una bambina perfetta? Assolutamente no. Giulia ha una bella lingua – ci lascia sempre di stucco – ma non sa correre e ha imparato a saltare – male- da un paio di settimane. Fino a un anno fa un piccolo gradino era un Everest da scalare. Ha 3 anni e mezzo e non sa usare la bicicletta con i pedali. Ci preoccupa questo? No, la nostra pediatra ci ha rassicurati dal punto di vista medico e stop. Non è perfetta quando fa ginnastica con gli altri, non lo è quando tutti corrono e lei resta indietro. Ma a me questo non crea ansia. A lei non procuriamo ansia. E sapete una cosa? Lei è serena. Un pomeriggio dopo la scuola siamo andati al parco con i suoi compagni. Tutti su una scalinata. Tutti pronti a scendere. Lei si siede – preferisce fare le scale con il sederino – e dopo un minuto tutti i suoi compagni erano seduti. Hanno fatto una gara. Perché lei è serena. Questo non è un problema. E gli altri non lo percepiscono come tale.
Noi non siamo genitori perfetti. La perfezione a noi non interessa. Bambini e genitori perfetti non esistono. Stiamo facendo quello che per noi è il meglio. Le notti in bianco, le due cene senza mangiare perché lei si imputava davanti alla pappa, le fatiche con l’allattamento al seno superate con uno svezzamento precoce a 4 mesi e mezzo non ci hanno assolutamente turbati. Abbiamo rispettato i suoi tempi impartendo educazione, rispetto per il cibo, le cose, le persone, i sentimenti.
Non esiste un’educazione giusta o sbagliata ma non credo esista unicamente l’indole di un bambino. Giulia, in un’altra famiglia magari sarebbe diventata una sportiva a 4 anni, avrebbe fatto capricci a non finire e sarebbe stata una bambina meno testarda. Invece con noi è come è. E’ Giulia, semplicemente. Da noi ha imparato in modo indiretto – dalle abitudini familiari – e diretto – con l’educazione. Ha capito che può stare ore a ritagliare e incollare se le piace senza nessuno che dica “dai basta, ora fai un altro gioco”. Perché il giorno dopo, magari, ci chiede di vedere un film o di andare in piscina o di andare al parco.
Conosce la tecnologia: come potrebbe essere altrimenti in questa epoca? Non ne resta incantata. Per lei è sempre stata la normalità. La Coca Cola da noi a casa è bandita. E’ successo che l’abbia bevuta a una festicciola in cui io non c’ero. E’ tornata a casa e me lo ha raccontato. Non l’ho sgridata. Le ho chiesto se le era piaciuta, le ho detto che ha fatto bene perchè era una festa. Non l’ha comunque mai chiesta a casa.
Sculacciate? Mai data una nemmeno sul sederino.Preferiamo le parole. Sono molto più efficaci.
Quando fa i capricci? La lasciamo tranquilla, le chiediamo cosa non va. Ma poi lasciamo che le passi senza stressarla. Come faremmo con un adulto. Sapete cosa fa ultimamente? Quando le capita di piangere per stanchezza mi dice “mamma mi abbracci? Non riesco a calmarmi, mi aiuti?”. Ci abbracciamo e dopo un pò lei torna in sè.
I bambini sono persone. Esattamente come noi. Hanno una grande capacità di adattamento e sono delle vere e proprie spugne. Hanno una personalità. E il genitore è una figura fondamentale. Non posso pensare che abbandonata a se stessa sarebbe la stessa bambina di oggi. Non è perfetta. E’ felice. E noi lo siamo con lei.
Perché quando la sera la metto a letto tra di noi ci sono dialoghi di pochi secondi che scaldano il cuore. L’altra sera è andata più o meno cosi:
Io “Amore sei stata felice oggi?”
Lei “Si mamma, tanto.”
Io “Cosa ti ha reso felice?”
Lei “Ho giocato con i miei amici”
Io “ok, ora tesoro dormi. Fai bei sogni. Ti voglio bene. A domani” (questa è la frase rito di ogni sera)
Lei” Grazie mamma, fai bei sogni anche tu. Ti voglio tanto bene”.
Io sono una mamma. Non perfetta, non imperfetta. Ma sono io. Mio marito è il padre che sente di essere. Giulia è il risultato di questo meraviglioso lavoro a tre.
Tutti i bambini sono il meraviglioso risultato di un lavoro di squadra. La complicità della squadra è quello che fa la differenza.
Io non ho consigli magici e non sono nessuno per darne. Ho raccontato la mia esperienza e sono pronta a confrontarmi con voi. Si cresce ogni giorno. Ho dovuto aggiustare il tiro, qualche volta, altre volte ho capito di aver sbagliato. E’ un divenire. E’ la vita di una mamma. L’unica cosa che so per certo è di non voler rincorrere un’assurda perfezione. Giulia non deve essere la bambina perfetta in tutto quello che fa. Lei deve essere felice cosi come è, semplicemente.
Lei è se stessa e si deve amare cosi. Il mio impegno quotidiano sta nell’insegnarle a credere di avere le carte per ottenere quello che vuole con impegno, rispetto e serenità; a saper inseguire le sue passioni e i suoi sogni; a sapere che tutto ha un valore. Soprattutto le insegno ogni giorno il senso di gratitudine per ogni piccola cosa che ha.
A tre anni è troppo presto? Io ho cominciato quando era dentro di me.
Cosa farei con un secondo figlio? Cercherò di renderlo felice ma con ogni probabilità dovrò usare metodi diversi, atteggiamenti diversi, azioni diverse. Avrà un’indole diversa e differenti saranno le condizioni. Di sicuro so che l’obiettivo finale sarà lo stesso: lasciare nel mondo un’anima felice.